Primo giro di lauree

Dottoreee, dottoreee, dottore del buco del cul, vaffancul, vaffancul!

Dopo due anni di lauree a distanza, in quella piazza abbiamo cantato anche noi.

Luglio, tempo di corone d’alloro, di coriandoli come tappeti, e odore di vino a impregnare l’aria. Anche se non è ancora il tuo turno, è comunque bellissimo. Perché vedi i compagni finire, correre verso il traguardo, e andarsi a prendere quell’applauso che aspettiamo tutti da una vita. E’ la conclusione di un percorso, un momento che dura pochissimo, cinque minuti di discussione, la proclamazione, poi gli abbracci con amici e parenti davanti alla facoltà. Sembra tutto così veloce, visto da fuori. Entri nell’aula 11, la stessa di sempre, e i professori sono lì, con la toga nera ad aspettare, entri e sali le gradinate, con l’ansia egoista di chi già pensa all’autunno, ascolti la presentazione con un occhio sulla lavagna, mentre sbirci i presenti e chi cerca di scattare una foto. Poi ritorni una seconda volta, e i quattro ragazzi, uno ad uno, vengono proclamati dottori, davanti ad un’aula piena e felice per loro. Ad ogni applauso è un brivido di emozione, e quel fragore ti rimane addosso mentre li abbracci e senti l’odore d’alloro. Fuori dall’università, vedi la commozione dei genitori, e inevitabilmente pensi a quella che proveranno i tuoi. E poi ci siete voi, compagni di corso della magistrale, che si sono ritrovati lì, in una calda giornata di luglio, uniti da un evento speciale, e dalla promessa di esserci per festeggiare. Un brindisi, una zeppola dalla Campania, le foto con la tesi in mano, e un abbraccio prima di salutarsi, anche se in realtà non vi eravate mai parlati. E’ come il riassunto di un viaggio, un treno diretto alle ultime stazioni, e quelle ultime immagini di ragazzi pieni di sogni, perché lì davanti, con quella corona in testa, ci si sente sempre invincibili.

La professoressa ha detto una cosa, durante la proclamazione. Sapete come la chiamano negli Stati Uniti? La chiamano “inizio”. Perché è quello il momento in cui spiccare il volo, quello è il momento in cui voltare pagina e iniziare un nuovo capitolo, con lo stesso entusiasmo e la stessa determinazione. Basta ricordarsi le proprie radici, il proprio percorso, le persone che ci sono state accanto, perché non si cancella nulla di quello che è stato, e sarà per sempre una ricchezza da portare in tasca. Per noi, tutto ciò è l’Alma Mater Studiorum di Bologna, in cui siamo vissuti e cresciuti per cinque anni, e che oggi ci stiamo preparando a lasciare. E’ in ogni applauso ai nostri colleghi, in ogni sguardo ai professori, in ogni botto degli sparacoriandoli che ci fa sussultare. E’ in ogni canzone che risuona nella piazza, dottoreee, dottoreee, dottore del buco del cul, vaffancul vaffancul. Perché arriverà, e ognuno di noi la sentirà cantare.

15 pensieri su “Primo giro di lauree

  1. Alla mia laurea triennale, i miei amici mi hanno ricoperta di panna montata e farina di cocco dalla testa ai piedi. Sono finita nel bagno del locale a lavarmi i capelli nel lavandino. Eh… altri tempi! Già alla specialistica erano più severi e non si poteva tirare altro che coriandoli. Per fortuna… 🤣🤣
    PS: sempre alla triennale avevano dimenticato di comprare la corona di alloro. Due mie amiche andarono a rubare le foglie d’alloro al giardino botanico in via Irnerio e la fecero loro attaccando le foglie a un cerchietto. Erano fuori di testa. 🤣🤣
    Grazie per avermi fatto ricordare tutto questo e congratulazioni ai tuoi amici neo-laureati. ❤️

    • Beh diciamo che forse preferisco i coriandoli 😂😂 però che bei ricordi, grazie a te per averli condivisi! Sono quelli che alla fine non si dimenticano mai. Ma ti sei laureata a Bologna per caso?

      • Io sono cresciuta a Ceretolo (Casalecchio di Reno), poi sono andata a convivere con Andrea e abbiamo vissuto in Strada Maggiore per un po’. Adesso viviamo a Monte San Pietro vicino a San Lorenzo in collina, nella casa che era di suo padre. Bologna è tutta bella, ma in collina io vivo meglio. ☺️
        Ti vivi in centro?

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