Primo giorno di lezione e ho già imparato qualcosa

Ho iniziato il corso di laurea magistrale, e l’ho iniziato in presenza, in quelle stesse aule in cui non entravo da febbraio. Che strano, però. Mi sembrava quasi di non conoscerle più. Compagni nuovi, con il volto coperto dalla mascherina, seduti distanti, e alcuni a casa, collegati su Microsoft Teams. Una classe spaccata in due, o in ottanta, tanti sono gli iscritti. E’ stato bello tornare, ma non posso dire di essere felice così. Mi manca tanto dell’università, di quella vera. Mi manca stringere la mano ai compagni, fare la fila per il caffé, pranzare al volo sulle scalinate, e sedermi accanto agli amici, con le spalle attaccate e un sorriso. Mi manca la libertà, la semplicità di quei momenti, la bellezza di stare insieme. E lo so che sono fortunata, che non era scontato tornare in aula, che non a tutti è stato concesso, ma se sogni di scalare il mondo non riesci ad accontentarti della prima collina. Mi manca la vita di prima, e non lo dico con rabbia, forse più con rassegnazione. Le cose stanno così, e non le posso cambiare. Ma ogni sera immagino il giorno in cui tutto si aggiusterà, e potremo tornare ad abbracciarci, a sorriderci, a tenerci per mano. Mi sembra così lontano, quel momento… E nel frattempo come faccio a pianificare il futuro? C’erano tante occasioni che sognavo di cogliere, e ora non so nemmeno se ci saranno davvero. Quel futuro mi sembra a volte una strada senza curve, circondata dal deserto, polverosa e muta. Mi sembra una di quelle strade americane che non finiscono mai, dove passa un’auto ogni tre ore, e per il resto del tempo giace silente, come un corpo addormentato. Un po’ come l’università oggi. Ogni Ateneo si è organizzato da solo, qualcuno è tornato in aula, qualcuno no, ma sono convinta che tutti gli studenti abbiano provato quella sensazione, di solitudine, di lontananza, di sacrificio. In fondo tutti facciamo sacrifici, ed è giusto farli se vogliamo riscrivere il Domani. Ma anche se non lo vediamo, anche se le mascherine ci coprono il volto, il sorriso non è mai tornato lo stesso di prima. Siamo mezzi felici, mezzi orgogliosi, ma forse anche mezzi vivi.

Consapevoli che esiste un rischio insito in ogni cosa che facciamo, anche la più banale, come bere un sorso d’acqua in un luogo chiuso, o chiedere in prestito una penna ad un amico, mentre d’istinto porgiamo ancora la mano per presentarci, perché lo abbiamo sempre fatto, e ci piange il cuore davanti a quel metro di distanza. Mi manca abbracciare mio nonno, e non voglio che il tempo passi senza poterlo fare un’ultima volta. Mi mancano i baci di mia zia sulla guancia, e mi manca vederla, anche se voglio che stia al sicuro. Mi manca vivere con i miei genitori senza pensare che in fondo io potrei essere anche un pericolo. E anche se alcune amiche le saluto come prima, mi manca farlo senza timore, con naturalezza, perché a parole non so dire grazie per il tempo passato insieme. Non so vivere a distanza, lo ammetto. Lo sto imparando adesso, come ho imparato che a lezione all’università bisogna indossare la mascherina, e non ci si può sedere dove si vuole, non ci si può alzare quando si vuole, non si può uscire o mangiare se si ha fame. Si impara sempre, per forza, perché non ci sono alternative. E forse si impara anche a sentirsi fortunati. Non ho perso nessuna persona cara, nessuno che io conosca ha perso il lavoro, e possiamo uscire di casa, vederci, volerci bene, colmare quel metro di distanza con uno sguardo, e continuare a sognare, perché i sogni sono il motore della vita.

La professoressa che ci ha accolti in aula, sul finire della lezione ci ha detto una cosa: “La libertà di scelta è l’unico valore che ci può rendere felici nella vita”. E noi, quella libertà, ce l’abbiamo. Possiamo scegliere di continuare a vivere, e questo è già un grande privilegio.

10 pensieri su “Primo giorno di lezione e ho già imparato qualcosa

  1. Sagge parole, quelle della tua professoressa… Anche io mi tengo lontano da molte cose che prima facevo, e non farne alcune mi dispiace più cher non fare tutte le altre. Unico lusso che mi concedo: un cornetto al bar, che mangio una volta arrivato al campo di tiro con l’arco, la mattina presto… Buon pomeriggio. ❤

  2. Che bello leggere queste tue osservazioni. Scegliamo di essere prudenti! A tutti manca l’abbraccio, il bacio, la battuta sussurrata all’orecchio per farsi una bella risata … quante cose! Ma mettiamocela tutta perchè tornino

  3. Nella facoltà di mia sorella hanno deciso che tutto il primo semestre sarà online, anche se ad esempio nel suo corso sono pochissimi. Le spiace parecchio, ma vedendo il lato positivo della situazione almeno si evita il pendolarismo in treno nei mesi più freddi e piovosi. Speriamo che nel secondo semestre a marzo la situazione possa cambiare!

    • Eh non è l’unica, so di tante facoltà che non sono tornate in presenza… Purtroppo ogni ateneo si è organizzato da solo, da noi per esempio la didattica è mista e chi vuole può seguire da casa. Ma resta comunque complicato

  4. Cosa studi? Da pendolare, quale sarei se avessi scelto la presenza, sarebbe stato più il tempo speso sui mezzi che quello in aula ma hai ragione: l’ambiente universitario mi manca e anche le amiche che ho nella città dove studio ma so che a febbraio ci tornerò. Per ora so di aver fatto la scelta giusta e sono molto più sicura così

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