Veneto e Lombardia, secondo me a circolare è un altro virus…

Giorni fa ci siamo tutti sbellicati dal ridere a vedere il presidente della Lombardia, Fontana, che in diretta streaming ha dato prova di non sapersi mettere la mascherina, rimanendo incastrato con i lacci in testa e la faccia schiacciata. Geniale. Ma poi, essendo in autoisolamento, chi temeva di infettare? Il monitor del computer?

In lotta contro contro il coronavirus, il governatore del Veneto, Zaia, nell’ordine: ha bloccato i test sulle persone asintomatiche rientrate dalla Cina per scovare eventuali portatori sani; ha copiato e diffuso la circolare di Bonaccini in merito all’emergenza, dimenticando di togliere l’intestazione “Emilia Romagna”;

e da ultimo, ha offeso un intero popolo affermando che il coronavirus si è diffuso per la scarsa igiene dei cinesi, i quali mangiano topi crudi.

Neanche a dirlo, è arrivata subito la rispostadell’Ambasciata cinese in Italia.

Ecco, ci manca solo un incidente diplomatico con la Cina, dopodiché possiamo direttamente implodere per indegnita ad abitare questo mondo.

17 pensieri su “Veneto e Lombardia, secondo me a circolare è un altro virus…

  1. Questa crisi, ha dimostrato quanto siamo in balia di una parte di popolo che governa, scrive e agisce in base al proprio appetito ignorante , culturalmente ci siamo impoveriti, e chi come in questi spazi cerca di fare cultura e agire con il ragionamento, viene criticato. Eppure, gente meravigliosa ne incontro tutti i giorni.

  2. Qualche anno fa nel mio paese aprì un ristorante giapponese. O meglio, si definiva così, ma il menù era la solita fusione di piatti cinesi e giapponesi, e il personale era made in China al 100%.
    Quando aprì, noi abitanti del paese eravamo sicuri che avrebbe chiuso nel giro di pochissimo: credevamo che le stramberie gastronomiche degli orientali potessero incuriosire una piazza sofisticata come quella di Firenze, ma non potessero avere vita lunga in un ambiente semplice e chiuso alle novità come la profonda provincia toscana.
    E invece, contro ogni previsione, quel ristorante fece il botto fin da subito. Inizialmente pensavamo che fosse l’effetto novità, ma poi questo successo è proseguito negli anni, favorito anche dalla posizione strategica del ristorante: per andare e venire dalla stazione ci devi passare per forza, e se ci passi verso l’ora di pranzo ti viene quasi naturale fermarti lì a mangiare. Io stesso ci sono andato circa una decina di volte, trovandomi sempre benissimo.
    Poi è arrivato il coronavirus, e quel ristorante ha cominciato a venire evitato come la peste. Ci passo davanti tutti i giorni, e lo vedo sempre vuoto. I proprietari, con ammirevole tenacia, hanno provato a reagire affittando un mega cartellone pubblicitario, ma ovviamente nessuna strategia di marketing può avere la meglio sulla paura del contagio.
    Questa paura è tangibile anche da altri dettagli, come i cinema deserti e i supermercati svuotati. Io stesso, lo confesso, sono andato a comprare 2 pacchi di farina e un po’ di cibo in scatola: su un gruppo Whatsapp avevano scritto che in caso di quarantena sono gli unici alimenti davvero indispensabili, e io per sicurezza mi sono mosso di conseguenza.
    A mio giudizio la gente si è fatta prendere dal panico fino a questo punto perché non siamo più abituati ad essere in balia di qualcosa che è più grande di noi. Al contrario, siamo abituati ad avere tutto sotto controllo, a godere di ogni comfort, a poter fare quello che ci pare quando ci pare. Di conseguenza, quando arriva qualcosa che va al di là del nostro controllo e che ci limita nelle nostre azioni, noi diventiamo preda della paura non tanto di venire contagiati, quanto piuttosto di perdere la nostra serenità.
    Alcuni non accettano di convivere con quest’angoscia, e quindi cercano disperatamente di lenirla nei modi più ingenui: basti pensare ad esempio a tutti coloro che vedono nell’Amuchina la panacea di tutti i mali, quando in realtà non solo non fa scomparire il virus come una bacchetta magica, ma non è neanche molto più efficace di un qualsiasi sapone. Ma gli italiani impanicati hanno bisogno di credere che esista un antidoto, e quindi vanno alla disperata ricerca dell’Amuchina come se fosse un vaccino anziché un disinfettante.
    Se vogliamo trovare un lato positivo in questa psicosi, quello è senza dubbio una ritrovata fiducia delle persone nella scienza. Dopo una lunga fase in cui gli scienziati sono stati bollati come servi dei poteri forti e si era arrivati a mettere in discussione anche le conquiste scientifiche più importanti (come i vaccini), adesso la disperazione ha portato la gente a sperare con tutte le sue forze che venga trovata una cura, e quindi a riconoscere alla scienza un’autorevolezza che per troppo tempo le era stata negata.
    Un altro lato positivo del coronavirus è che ha fatto scattare in quasi tutti i politici un senso di responsabilità anch’esso dimenticato da troppo tempo. Ad esempio, fino a 2 settimane fa Renzi era a tanto così dal far cadere il governo su una questione futile come la prescrizione (perché se venisse abolita i suoi genitori andrebbero in galera al 99%), ma quando è scoppiata l’epidemia ha avuto il buon senso di capire che le sue continue bordate nei confronti di Conte dovevano finire. Perfino la Meloni, che di norma critica il premier pure se mette il Varnelli nel caffè, ha capito che in questo momento l’unica cosa da fare era offrire la propria collaborazione. L’unico che ha continuato imperterrito ad attaccare Conte è stato Salvini: a mio giudizio l’ha fatto non tanto perché vuole sfruttare il coronavirus a fini elettorali, quanto piuttosto perché non ha ancora digerito quella volta in cui il premier l’ha asfaltato in Senato, e quindi non perde occasione per cercare di fargli perdere la stima degli italiani.
    Salvini ha ragione a dire che Conte avrebbe potuto gestire meglio la situazione? Non lo so. So solo che quando scoppia un’epidemia in un paese è molto difficile capire dove finisce la sfiga e dove inizia l’incompetenza, e che in ogni caso questo non è il momento adatto per mettersi a polemizzare su ciò che poteva essere fatto. Adesso c’è solo da rimboccarsi le maniche e pensare a come contenere l’epidemia, ai processi ci penseremo a tempo debito.

    • Analisi che riassume perfettamente gran parte dei miei pensieri. Anche se penso che qualcosa si sarebbe potuto fare per cercare di limitare il panico, questo sarebbe arrivato comunque. Sono esplosi alcuni dei sentimenti più assurdi, a partire dalle forme di razzismo contro i cittadini asiatici (dopo anni passati a mangiare agli all you can eat di sushi), fino al fanatismo per il vaccino che si sta cercando di mettere a punto (quando fino a poco tempo fa di discuteva se fossero inutili o addirittura dannosi). Sul governo ho poco da dire, su Salvini ne avrei fin troppe ma non è questa la sede ideale. Certo è che l’Italia avrà tanti difetti, ma a parte i due casi citati nel post, credo che l’emergenza sia stata gestita da chi di dovere in maniera adeguata. Errori umani permettendo, si sa, quando si deve agire in fretta si può anche sbagliare. Quello che perdono poco è lo scarso senso di responsabilità di tutti quelli che, violando la quarantena, sono andati in giro a infettare gente.

      • In quel caso oltre che di scarso senso di responsabilità parlerei anche di difficoltà a rispettare le regole, dovuta a ciò che dicevo prima: siamo abituati a fare quello che ci pare quando ci pare, e non accettiamo che questa nostra libertà possa venire soppressa (anche se con motivazioni più che valide). Sdrammatizzo un po’ il tono di questa conversazione segnalandoti che ieri ho sfornato un nuovo post… spero che ti piaccia! 🙂

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