È stato un anno particolare, in cui ho scritto poco e letto poco, in cui mi sono dedicata alla vita sociale, questa sconosciuta!, e buffo a dirsi, ho scoperto di poter stringere amicizia in fretta anch’io. Il mio anno è iniziato con due persone care, a capodanno, al concertone di Bologna dentro l’Unipol Arena. Ho finito la mia prima sessione d’esame all’università, e per quel 30 nel compito di storia economica sono partita per Bruxelles: quattro giorni con quindici altri compagni, a stretto contatto con le istituzioni dell’Unione Europea, come in gita scolastica a visitarne il Parlamento e la Commissione. A inizio febbraio sono partita di nuovo, con tre amici maschi sulla neve del Trentino, io che prima di allora avevo sciato per tre giorni anni addietro. È stata una vacanza strana, l’auto si è fermata in un parcheggio e non ne ha più voluto sapere di partire, abbiamo quasi bruciato il phon, abbiamo bevuto una birra senza pagarla, mi hanno scambiata per la fidanzata di uno di loro. Poi sono tornata a casa, e il mondo della normalità mi ha travolta di nuovo. Il secondo semestre di università è stata una bellissima passeggiata, con poche e semplici lezioni, e tante occasioni per uscire con gli amici. A marzo ha nevicato, e ricordo bene quel pomeriggio trascorso al parco con un’amica, a scivolare sul manto bianco con i sacchi della spazzatura sotto al sedere. Per le elezioni politiche, ho lavorato come scrutatrice. Era la prima volta, per me, buttata in mezzo ad un gruppo di adulti non troppo cordiali, ma qui ho incontrato un vecchio compagno delle scuole medie, ed è stato un tuffo nel passato speciale. Con il liceo ho invece chiuso i battenti il mese dopo, come conseguenza di una cena di classe che mi ha aperto gli occhi sull’immaturità della maggior parte dei presenti: lanci di cibo e commenti volgari sulle cameriere a vent’anni, dico io, suonati. A maggio una bella sorpresa mi ha presa alla sprovvista: un viaggio a Barcellona di tre giorni, con le due mie amiche di sempre, prima del periodo stressante degli esami, un po’ come ai vecchi tempi quando si andava in gita scolastica. Ho capito che in fondo siamo cambiate tutte, che non è sempre facile mettere d’accordo gli interessi, che a volte ci si può scontrare, o non riconoscersi più. È stato un tentativo forzato di ritornare alle origini, eppure è stato bello, abbiamo riso, abbiamo scherzato, abbiamo visto una città, siamo state insieme. Ne è valsa la pena. La mia estate è iniziata con i primi giorni di giugno, quando per prima ho dato tutti gli esami del primo anno senza rifiutare alcun voto. A poco a poco molti compagni di università sono tornati a casa, ma fino all’ultimo, fino a metà luglio con l’esame di microeconomia, ho avuto accanto quelle due amiche più importanti e i ragazzi di compagnia. Siamo andati in piscina, al pub di sera, o sui colli al pomeriggio, saldando un rapporto nato da poco ma ugualmente bellissimo. È stata un’estate strana, un po’ come tutto l’anno, ho discusso con la mia migliore amica, ci siamo dette cose pesanti, ci siamo ferite e non ci siamo capite. Sarei voluta andare a Gallipoli con lei e altre amiche, ma non è stato possibile. La cosa più difficile è stata quella di tenere chiusa la porta, godermi una giornata in piscina con altre persone senza pensarci. Ma il giorno dopo ci siamo scritte, con qualche lacrima di perdono, e abbiamo prenotato una breve vacanza a Riccione, in riviera. Sono stati pochi giorni, ma sono stata bene quasi fosse stata una sorella. In questo stesso periodo ho conosciuto un ragazzo, in una giornata in piscina, a cui ho dato il mio primo bacio, sì, a vent’anni, e che per sole due settimane mi ha fatta sentire bella e importante. Forse non era semplicemente destinata a durare, forse quell’essermi illusa mi ha ferita più di quanto io abbia dato a vedere, forse quel regalo che avevo comprato per lui e che ho buttato nel bidone ancora pesa. Ma il mio anno è andato avanti. Ho lavorato come dogsitter per Zoe, un cagnolino di due anni a cui mi sono subito affezionata. Sono stata in Spagna, in Andalusia, per due settimane di tour intensivo, con i miei genitori. Posti bellissimi, un oceano spettacolare, un caldo quasi sopportabile, perché le città ti accoglievano a braccia aperte in mezzo ai tanti gioielli nascosti. Sono tornata anche in Trentino, per due giorni di fuga, a trovare chi per quasi dodici o tredici anni ci ha affittato casa in estate: ho rivisto la signora Anna e sua figlia, ho ammirato i suoi novant’anni passati che la fanno sembrare comunque una ragazzina, con la stessa mia voglia di vedere il mondo e non fermarsi mai. Ho rivisto anche la casa, immutata nel tempo, e davanti a quello che è stato il mio letto da quando avevo tre o quattro anni mi è scesa una lacrima. A luglio quella casa, che sorge a Moena, in Val di Fassa, ha visto le strade allagarsi d’acqua del fiume, sommergersi di fango e detriti, e le piazze scomparire, i negozi sporcarsi e distruggersi. Il mio cuore ha pianto davanti al disastro, ma gli abitanti hanno saputo risollevare il paesino in breve tempo, ed oggi splende come mi piace ricordarla. A settembre l’università è ricominciata, e assieme a lei sono tornati tutti i compagni dell’anno passato, chi da sud e chi da nord. Sono ricominciate le lezioni e le uscite, ma sarà stata l’abitudine, sarà stata l’estate, sarà stata la mancanza di novità, ci siamo rotti come un puzzle che ancora si incastra ma fatica a stare insieme. Io e le due ragazze con cui ho legato di più abbiamo trovato una compagnia nuova, diversa, probabilmente più matura ma al tempo stesso più pazza, caotica, espansiva. Siamo noi tre ora inseparabili, e penso che senza di loro non avrei saputo nuotare in quell’enorme ambiente che è l’università. Ho festeggiato il mio compleanno con loro e con le amiche di sempre, e ho aperto i loro regali adorando il solo fatto che mi avessero comprato un regalo. In questo anno ho assistito anche a due concerti, quello degli Imagine dragons a Milano e quello di Cesare Cremonini a Bologna, proprio con quelle amiche conosciute all’università. Ho scoperto la passione per la musica, nonostante io sia stonata come una campana, e ho convinto mio padre a spolverare il suo vecchio giradischi e portarlo a casa: quella sala è diventata il mio rifugio, con una qualità della musica superiore a qualunque cassa moderna. È arrivato infine il Natale, tutti i pranzi con i parenti e i regali da scartare, i sensi di colpa per il continuo non studiare, le amiche da rivedere. E Capodanno, che a me ha sempre messo soltanto ansia, perché sembra quasi che si debba brillare come fuochi d’artificio, vestirsi eleganti, fare le cinque del mattino, fare quelle follie che durante l’anno nessuno fa mai. Ma non sono così. Sogno soltanto di trascorrere la mezzanotte con la compagnia giusta. Sogno di brindare con loro, e mandare un messaggio di auguri a chi non c’è. Quest’anno sarò in una villa, vestita elegante e con poche amiche sincere, sarà come lo sogno io? Solo il tempo lo può dire. Ma se non sarà così, il 2019 mi offrirà nuove occasioni. Per questo mi sento solo di dirvi: siate felici, a mezzanotte stringete a voi le persone a cui volete bene, brindate con loro, condividete l’inizio del nuovo anno, anche se una lancetta che si sposta non cambia le cose. Lasciate che il nuovo anno vi travolga insieme a mezzanotte, e non scalate una montagna, se non esplodete in danze sfrenate, non importa. I fuochi d’artificio possono anche non far rumore, e colorare il cuore.
A tutti voi auguro una serena fine di questo 2018, in compagnia di tutti i ricordi belli che conserverete nella tasca.
Buon fine d’anno e che il prossimo sia migliore di tutti i precedenti.
Grazie mille! Ricambio 😘
Auguri a te
Grazie! 😘
Tantissimi auguri!! Che il 2019 possa essere un anno strepitoso🎊🎉🥳😊
Grazie mille! Incrociamo tutti le dita 😘
Buon fine anno anche a te💕💕💕
Graziee 😍
❤
Un 2019 scoppiettante! 🎆
Grazie! Incrociamo tutti le dita 😘
Buon anno💗🌸
Grazie mille! A te 😘
Sei molto simpatica. Buon 2019!
Grazie! Buon anno 😘