Le O di onestà e orgoglio: per te

Sei una cara amica. Te l’ho dimostrato spesso negli ultimi tempi, e lo sai che per me sei stata una persona importante, forse la prima e la migliore. Eravamo inseparabili, al liceo, un fronte comune contro chi dispensava il male, unite da tante idee e tanti ideali, sognatrici, forse, e illuse che il tempo non ci avrebbe cambiate. Sei ancora quella che, detesto chiamarti così, posso definire la mia migliore amica. È una promessa, quella che ci siamo fatte a settembre, di continuare a vederci, di non dimenticarci l’una dell’altra, nonostante la nostra facoltà sia ad una rampa di scale di distanza. Io la mantengo, perché eravamo una cosa bellissima. Tante volte da settembre ci siamo incontrate, e tra i discorsi abbiamo scoperto che l’università ti rivoluziona la vita, ti cambia, ti fa maturare, ti fa crescere tutta in una volta all’improvviso. È questo, forse, che mi pesa, che non riesco mai a dirti. Siamo cambiate. Siamo amiche speciali, ma nel nostro dirci tutto abbiamo perso quella magia di un tempo, di quando avevamo solo diciassett’anni. Forse sono io, spaventata dalla lontana possibilità di perderti, un giorno dopo l’altro. Se è così, ti devo chiedere scusa, e non credere che io non mi fidi, che io pensi davvero che qualcosa di enorme ci possa definitivamente distruggere. Ma c’è qualcosa d’altro che stride. Queste nostre conversazioni risicate, quando un tempo non riuscivamo a stare un giorno senza sentirci, questi continui battibecchi che nascono dall’orgoglio, perché nessuna delle due riesce ad ammettere che non sia più come prima. Ci attacchiamo per delle minuscole piccolezze, dei dettagli in un messaggio scritto, in una foto, ci offendiamo per niente, noi, da sole, ma poi cosa rimane? Il silenzio. Siamo più mute di prima. Non abbiamo mai litigato, noi due, e nemmeno adesso mi sento di dirti che vorrei allontanarti da me, non potrei, starei male. Mi manchi, anche se ci sei. Mi manca quello che c’era prima, quando io ti capivo e tu mi capivi, quando bastava uno sguardo per scoppiare a ridere come bambine, quando tu eri la sola o quasi di cui avessi bisogno, quando dovunque io dovessi andare, ti chiedevo di venire con me, qualunque cosa mi accadesse, la condividevo con te. Dov’è finito tutto questo? Tu dici che ti senti cambiata, e anche io. Abbiamo due compagnie separate, nuove amiche, nuovi amici, studiamo in due corsi diversi, e per qualche irrazionale motivo in conflitto. Mi hai detto un giorno che il mio era considerato il corso di scarto. E io ci ho provato, te lo giuro, a rimanere impassibile, perché so che tu non lo avresti mai detto così, nemmeno sei mesi fa. Forse frequentiamo semplicemente persone diverse. Ma alcune tue risposte mi hanno ferita, e certi tuoi toni non sono ancora riuscita ad associarli a te. E’ come se a volte, forse senza accorgertene, tu cercassi di mandarmi via. O come se tu fraintendessi le mie richieste di uscire, ed io fraintendessi i tuoi no, un’altra volta. Per il tuo compleanno ho fatto tanto, per te, comprandoti il regalo anche da parte di altre persone, perché sapevo che ci saresti rimasta male, perché volevo che tu capissi quanto ci tengo, più che a chiunque altro. Ma a volte mi domando se il messaggio sia arrivato, o se stia in realtà sbagliando qualcosa. E’ forse sciocco chiederti di uscire, una volta ogni tanto, magari di sabato sera, quando tutti cercano i propri amici per stare insieme qualche ora? E’ sciocco arrabbiarmi quando mi rispondi che preferisci studiare, di sabato sera? E’ sciocco sperare che tu quest’estate venga in vacanza con me, qualche giorno soltanto, senza l’aria di città ad opprimerci? E’ sciocco sentirmi ferita quando mi parli di partire con i tuoi compagni di corsi, quando a me ancora non sai dare una risposta? E’ sciocco sentirmi gelosa? Sì. E’ terribilmente stupido farci del male così, come se fosse tutta una guerra a chi ha una vita più felice senza l’altra, è stupido continuare a sbatterci in faccia fotografie sui social, se poi nemmeno ci raccontiamo più della pizzata o dell’uscita al pub. Non è stupido dirti che mi manchi, e che stiamo sbagliando qualcosa. C’era da aspettarselo, abbiamo due caratteri troppo simili, testardi e idealisti, che non sentono ragioni da nessuno, che hanno bisogno di cadere per scoprire i gradini. A volte ci scontriamo perché vorremmo che l’altra la pensasse come noi, perché eravamo abituate che fosse così, e che non sarebbe cambiato mai. Mi dici che ti senti triste, ma non riesci a spiegarmi il perché. Io vorrei aiutarti come un tempo, scrivendoti qualcosa che ti resti nel cassetto, come i miei temi in classe che hai chiesto di fotocopiare, vorrei vederti ancora una volta commuoverti o sorridere per qualcosa che ti ho dedicato io, ma tu hai chiuso un cancello con le sbarre larghe, da cui ci passa un braccio solo. Forse davvero non lo sai, forse fa parte del tuo sentirti cambiata, ma vorrei dirtelo da tempo: il tuo fisico è imperfetto e speciale, bello così, e il tuo specchiarti in ogni vetrina fa parte di ciò che apprezzo di te, la tua folle spontaneità, quei momenti in cui nessuna delle due sa perché stiamo ridendo, e la capacità caleidoscopica di affrontare anche i discorsi più seri. Perché poi quando ci vediamo ritrovo tutto, e mi sento una stupida io. Possibile che io mi sia sbagliata? Che non c’abbia capito niente? Possibile che sia solo una mia paura insensata, che tu davvero sia la stessa persona di sempre, che preferisce studiare, che mi racconta dei suoi nuovi amici perché si fida di me, perché mi vuole ancora lo stesso bene? Io non lo so, e mi sento confusa, in bilico tra il chiederti scusa abbassando la testa e la sensazione di avere dalla mia parte un po’ di ragione. Mio padre dice che un giorno torneremo a capirci come prima. E forse riuscirò a spiegarti che se pretendo un po’ di considerazione in più, è perché tu sei stata la prima ad accettarmi per quella che sono, e ad aiutarmi ad esserlo senza timori; se mi arrabbio davanti ai tuoi nuovi impegno od ai tuoi studi, è perché sono una persona insicura, e più ci tengo più ho paura di vederti fuggire; se ti faccio notare che se rimandiamo un’uscita è sempre perché me lo chiedi tu, è perché spero che un giorno possiamo tornare a sentirci ogni giorno, anche solo per due parole scambiate in un messaggio: perché noi eravamo così. Non fraintendere la mia insistenza, il mio rispondere sempre a tono che ho per carattere, il mio apparente non accettare qualsiasi no come risposta. Sono difficile ma mi basta ben poco, solo qualche momento, il tempo di un caffè e di un latte macchiato, il tuo. Posso averlo? Amica mia, ripartiamo da qui. Smettiamola di sentirci colpite da un coltello per ogni messaggio interpretato male, parti in causa quando il solo problema è che siamo effettivamente cresciute. Sì, cresciute. Ma ci eravamo promesse di andare avanti assieme, per cui io sono qui. Ti chiedo scusa per quelle volte in cui ti ho risposto male, faccio adesso il mio passo indietro, e ti assicuro che se l’ho fatto è soprattutto perché ho un istinto affezionato e orgoglioso. Ti voglio bene. Dal primo giorno, ti sono debitrice di tanto.

17 pensieri su “Le O di onestà e orgoglio: per te

  1. Prendi la vita per quello che è, non forzare le cose se non vanno. Al liceo avevo un gruppo di amici di un’altra sezione, una in particolare, si è rivelata molto falsa: studia con una mia compagna di classe e al primo anno parlavano dei fatti miei, mentre della mia compagna non si poteva nemmeno chiedere come stava. Quando mi sono fidanzata mi disse che ero dimagrita per lui. Fortuna che la ruota gira sempre. Meglio pochi ma buoni!

  2. M i sento di dirti che è normale, si cambia e si macinano chilometri e sogni diversi.
    E’ normale, ehipenny, normale normale.
    Ti mancherà sempre, ma ti renderai conto che a questa età i cambiamenti sono tanto radicali da mettere in discussione tutto.
    Te lo dico per ‘aiutarti’, per quanto possa farlo…

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