Caro professore, dopo una bella sorpresa

Dopo più di due anni ce l’ho fatta. Non si tratta di un numero, di un voto sul registro, di quello nemmeno mi interessa più di tanto. Si tratta di quel compito. Una verifica a sorpresa, una colonna, due colonne, sulla mostra di Pierpaolo Pasolini. È stato quando me lo ha consegnato, professore, per ultima, ed io che nemmeno ci pensavo, è stato quell’avermi detto che era il lavoro migliore, quando non era ancora mai successo. Sono sempre stata nascosta, e invece ho capito che bisogna imporsi, imporre le proprie idee, la propria conoscenza. Forse era per paura. Ma quel testo ho dovuto leggerlo a tutti, a lei, professore, alla classe, alle amiche, alle persone che sopporto meno. Non potevo tirarmi indietro, e stavo lì, con quel compito in mano che rappresentava per me una vittoria, la soddisfazione di leggere dietro a quel numero una mezza parola, “brava”, che lei non rivolge mai a nessuno. La classe stava in silenzio, un po’ come quando parla lei, ed ho iniziato a leggere in quel silenzio accomodante come un letto di piume. Mi guardavano tutti, ma io guardavo il foglio. Le mie parole scritte in fretta, meditate e gettate negli spazi giusti, parole che quasi non mi sembravano più nemmeno le mie. Ricordavo a tratti di quando una settimana fa mi sono trovata il compito davanti. Forse nemmeno lo sapevo che cosa avrei scritto, e mi aspettavo che ancora una volta il mio lavoro finisse tra gli altri, un numero, solo un numero. E invece, professore, invece l’ho riletto, mi hanno fatto i complimenti, in tanti, e chi lo sa se lei mi ha capita questa volta, o se mi capirà sempre oppure mai. Non lo so. Ma la ringrazio, perchè era un desiderio che non sapevo neanche di avere, lì nascosto, chiuso in una scatola di soddisfazioni irraggiungibili. Ero in piedi accanto alla cattedra quando ho gettato un sguardo davanti a me, un poco sono arrossita, non mi è mai piaciuto leggere ad alta voce, ma più andavo avanti più ero curiosa di scoprire il mio stesso testo, avida di quella strana sensazione che provavo. Era gioia, ma non solo. Soddisfazione, orgoglio, ma non solo. Era quella sensazione che si prova quando per un minuto soltanto ti trovi al centro dell’attenzione, e tornando nel tuo angolino senti gli occhi puntati su di te, ma in qualche modo ti fa piacere. Era come se gli sguardi fossero divenuti carezze. Forse perché ancora adesso non ricordo come tutto sia successo, e non ricordo nemmeno la sua espressione che questa volta, impassibile, mi ha mostrato il suo segreto compiacimento. Lo so, o mi piace pensarlo. Ma non è il voto, forse non è nemmeno l’averlo letto ad alta voce, è stato quel silenzio, un silenzio attento, il silenzio che solo i professori sanno creare attorno a sé, e poi il turbinio di complimenti, fuggenti perchè in fondo la lezione andava avanti, ma io ero ancora alla cattedra con il mio compito in mano e la classe fissa su di me. Professore, capisce? Ci è voluto un anno e mezzo, ma poi sono esplosi i fuochi d’artificio. Non voglio che le cose cambino, ma sono contenta. Si può? Un bel voto come questo, lo so, non lo dà tutti i giorni. È successo a me, e mai pensavo che sarebbe stato possibile. Per cui, professore, grazie. E spero che tra le righe abbia letto qualcosa in più di un verbo coniugato al tempo giusto.

12 pensieri su “Caro professore, dopo una bella sorpresa

  1. Noi che ti leggiamo sul blog conosciamo il tuo stile di scrittura. Io ti trovo molto ‘frizzante’ e certamente con delle idee non banali. Se unisci a tutto questo lo studio della materia non credo avrai difficoltà ad ottenere delle valutazioni buone.
    Poi dipende da molti fattori, non ultimo i preconcetti che molti professori si portano dietro, ma con la determinazione ogni ostacolo viene superato.
    Brava.

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.