Bambini a tavola 

FORSE a tavola. Bisogna specificare. Perchè ormai i bambini sembrano immersi in un universo parallelo, con lo sguardo perso nel vuoto e la bava alla bocca. Bambini che hanno ancora i denti da latte e il dito in bocca. Genitori annoiati, forse stanchi di fare i genitori, stanchi di imboccare, di fare i giostrai tra pappine e omogeneizzati. E poi i cellulari, i tablet. Bambini alti mezzo metro che vagano per la sala ristorante con questi arnesi abbaglianti tra le mani, instabili dopo aver appena imparato a camminare, ma completamente catturati dagli schermi luminosi. Son solo io che non lo trovo giusto? Io che a quell’età facevo i capricci per mangiare, ma la mamma e il babbo mi legavano al seggiolone, con i loro piatti inesorabilmente sul punto di surgelarsi, e mi imboccavano quando non avevo voglia di lottare con il cucchiaio, perché era giusto che mangiassi ed era giusto che loro pensassero a me. Ora non sembra più tutto così. Non tutto così roseo. Genitori pronti a gridare in mezzo ai tavoli se il bambino fa cadere il cellulare di papà, come se un encefalo di pochi anni possa capire il valore di quello che ha in mano, come se il mondo fosse loro chiaro come che la pipì si fa nel water. Genitori, posso dirlo?, illusi. Perchè producono figli quasi fosse una moda, si fanno scattare fotografie col pancione sulla riva del mare, e poi li piazzano a tavola con un tablet in equilibrio davanti al naso e il loro cartone preferito in riproduzione. Non parlano, a mala pena controllano che il bambino mangi. E poi ci si lamenta perché i giovani di oggi sono sempre occupati a navigare su Facebook, come fosse un mare, a chattare con gli amici, perché un termine italiano era difficile da trovare, e i genitori? Stanno a guardare. Si lamentano. Mostrano sicurezza nel proprio ruolo invisibile, perché i loro figli almeno non piangono. Oh, io piangevo, sì che piangevo. Ma la tecnologia era un mondo che nemmeno conoscevo. Mi era concessa la Nintendo Ds per un’ora soltanto, nel pomeriggio della domenica, e la televisione la sera, una mezz’oretta. Com’era tutto diverso! I bambini di oggi sono come zombie. Curvi sulle spalle, scogliosi avanzata, palpebra cascate, pelle cadaverica, movimenti robotici. Sembra quasi che la tecnologia si stia impossessando dei loro corpi. Ma la colpa non è la loro. La colpa è di quei genitori che incoraggiano i propri figli a stare in silenzio, a rinchiudersi in casa tutto il giorno perché fa troppo caldo, a stare da soli perché dimostrano maturità. Scendono a compromessi con dei bambini che non sanno nemmeno l’importanza di mangiare la frutta e la verdura, “Se fai le cose da solo puoi guardare i cartoni”, mentre a me promettevano una caramella che puntualmente non arrivava mai. Era forse più giusto, io la penso così. Perchè poi ci si stupisce se a dieci anni i bambini vogliono l’ultimo modello di iPhone, quando io a dieci anni ancora correvo dietro ai peluches della Trudy. Ci si stupisce se a dieci anni i bambini si credono padroni del mondo, grandi abbastanza per rispondere male ai genitori che li hanno cresciuti, e poi ai coetanei, a quelli più piccoli, ai fratellini. Ci si stupisce se a dieci anni vanno in giro con i vestiti degli universitari, se le bambine portano più rossetto di una ventenne, se i ragazzi parlano come Mario Balotelli. Ma c’è una causa per ogni cosa. Lo dicevano anche i filosofi. Non accuso nessuno, e non sono qui per fare la morale ai genitori, io che genitore non sono. Ma forse dovremmo guardare con più attenzione i nostri bambini. Perchè è inutile crescerli dentro una campana di vetro, tra disperati tentativi di proteggerli da ogni cosa, la paura per il più impercettibile taglietto, e le sgridate fini a sè stesse che i più piccoli non possono capire. Non hanno bisogno dei cartoni animati, non hanno bisogno di un cellulare, non hanno bisogno di un tablet o del televisore. Hanno bisogno di attenzioni, di amore, di spiegazioni, di qualcuno che parli con loro, di qualcuno che giochi con loro, di qualcuno che medichi le ginocchia sbucciate con il sorriso e una carezza, senza l’ansia dell’oddio, qui bisogna andare al pronto soccorso!. I bambini hanno bisogno di questo. Il problema è che sembrano aver perso tutto questo. Perso dentro a quegli schermi affascinanti che la società pone loro davanti, così luccicanti e meravigliosi, così sconosciuti. Hanno perso già troppo, troppo tempo, troppo entusiasmo, troppe occasioni per godere degli anni più belli ed innocenti della vita. A volte mi perdo a immaginare il mio babbo, che da bambino usciva tutti i pomeriggio con gli amici, altri parco, in bicicletta, con il pallone, e la sera si cenava in famiglia con il solo rumore delle pentole sul fuoco e tante parole, fiumi di parole. Un po’ manca tutto questo. Perchè adesso pare ogni cucina abbia una televisione, DEBBA avere una televisione. E non si parla più. Vorrei poter salvare questi bambini dalla tecnologia conquistatrice, vorrei alzarmi da tavola e strappare di mano ai bambini quei dannati cellulari, vorrei prendere la testa di ogni genitore e mostrare loro quello che stanno creando: soldatini di piombo. Saranno troppo impegnati, troppo presi dalla vita di tutti i giorni, dalla vacanza che dev’essere goduta fino all’ultima goccia, ma i bambini non sembrano nemmeno loro figli. Sembrano semplicemente fuoriusciti dai tablet posti tra le bottiglie vuote. Normalità? Oggi pare di sì. E mi rivolto. 

27 pensieri su “Bambini a tavola 

  1. Avevo un micio della Trudy :D…forse ce l’ho ancora!
    Aahhahahahaha “alti mezzo metro” mi fai morire! Condivido tutto comunque…vengono educati al consumismo e non al sacrificio 🙂

    Per il resto, resto nela tema “tavola”: AGGIUNGI UNA PENNY A TAVOLA, C’E’ POSTO ANCHE PER LEI… 😉

  2. Li ficcano tutti sotto una campana di vetro, i figli al giorno d’oggi hanno sempre ragione e quando son piccoli farebbero di tutti per farli stare zitti e pensare agli affari suoi. Che mondo che gli si lascia, a ‘sti poveri bambini…

  3. Ho letto che alcuni ristoranti vietano l’ingresso a bambini troppo agitati…..qualcuno ne è scandalizzato, io invece ritengo un divieto appropriato, e magari, ripeto MAGARI insegna ai genitori come educare i loro figli…..

  4. Onestamente concordo con te e con i commenti letti fino ad ora… Però vorrei scagliare una pietra a favore di questi nuovi bambini e genitori (io non sono genitore e non voglio esserlo ma avrei l’età giusta) loro a differenza nostra sono nati in cui la tecnologia è una presenza reale e attiva, quando ero bambina per fare una ricerca dovevamo andare in biblioteca, i miei lavoravano quindi mi dovevo arrangiare ad arrivarci, già in 3 elementare io andavo e tornavo da scuola da sola (e spesso accompagnavo un bambino down ) ora ti arrestano sd fai una cosa del genere. .. in alcune scuole anche alle medie devono esserci i genitori all’uscita. .. io vivevo in un mondo in cui si poteva andare in bicicletta il pomeriggio sui campi, questo invece è un mondo malato e personalmente mi sentirei più sicura a sapere mio figlio davanti a una playstation che in bicicletta da solo… i genitori vivono sicuramente periodi peggiori di quelli dei nostri genitori (all’epoca la situazione economica italiana era decisamente miglio) e spesso lo stress uccide le famiglie

    • Anche tu hai ragione in effetti… il mondo é certamente cambiato, ed io sono probabilmente vissuta in una via di mezzo, ricordo che già giocavo con i videogiochi… ma deve essere posto un limite ai bambini… non possiamo ripristinare purtroppo le vecchie abitudini, ma invitare i compagni a casa o dei giochi di società possono sostituire quella bicicletta :))

  5. Giuso ieri ho visto una giovane mamma portare in giro il bambino in passeggino: con una mano spingeva, con l’altra messaggiava usando il pollice.
    Ma, dico, è così necessario avere SEMPRE lo sguardo sullo smartphone tutto il santo giorno?
    Logico che poi i figli saranno come i genitori, con lo sguardo perso su questo aggeggio che sembra ti doni libertà ma in raeltà di lobotomizza piano piano.

  6. a casa nostra generalmente quando si cena (perchè a pranzo non ci sono) si sta tutti assieme a tavola con tv spenta e senza cellulari e ci si racconta la giornata.. per altro solitamente cerco di farmi raccontare cosa hanno imparato di nuovo a scuola perchè, dicono e condivido, sia un metodo per far ricordar loro quanto fatto… non è una regola inviolabile ma è una discreta costanza.. per ora non è mai vissuta come un peso, anzi cerchiamo spesso di trovare occasioni per riderci su…

    al ristorante cerchiamo sempre di non usare i telefonini e che i bambini non si alzino da tavola anche per rispetto delle persone che sono al ristorante a fare il loro lavoro o semplicemente i fatti loro e che non ci sembra corretto che debbano camminare nel terrore di inciampare su giochi o piccoli esseri umani dalle reazioni incontrollate e incontrollabili..

    il punto è che io credo fermamente ci sia un tempo per ogni cosa se quel determinato lasso di tempo deve essere condiviso in uno spazio con altre persone, che il rispetto passa per la non invadenza delle libertà altrui pur mantenendo intatti i nostri reali bisogni.

      • Lo spero, io penso che i genitori siano fondamentali per la base, ma che poi sia la vita stessa, il vissuto che è sempre in grado di stravolgere tutto… se penso al mio caso diretto io sono molto lontano dall’educazione che avrei dovuto ricevere in famiglia…

      • Aggiungerei che fortunatamente la nostra strada ce la costruiamo da soli… anche se non mancano casi di genitori dispotici che pretendono di intervenire… giusto per considerare ogni categoria 😉

  7. Condivido (da mamma) tutto.aggiungo:case bellissime, giardini piccoli o grandi, non importa…sono VUOTI…dove sono i bambini?i gruppetti di bambini?mi sembra che il nostro Paese sia pieno di paesi, paesini, le metropoli(cemento,traffico,poco verde…) si contano sulle dita delle mani…dove sono questi bambini?risposta: nei centro commerciali a scorrazzare (eh!già …c’è un’aria purisssssima!)o fresca fresca (sabato scorso) in un mega negozio sportivo dove nei corridoi vedi bambini con palloni, pattini, biciclette…che scorrazzano e quando i loro genitori vanno verso le casse, lasciano lì in mezzo gli attrezzi usati! scusate…”tanto ci sono i commessi” !!!!!!!

  8. Nei parchi non ci sono più tanti bambini come una volta, o sono in casa davanti la tele, il tablet, il pc (anche se per piccoli sempre pc è), sono nelle palestre, nei centri ricreativi…tutti fuori dal controllo genitoriale fino a quando accade qualcosa e il genitore rivendica la sua ragione…mi spiace dire queste cose, sono genitore, ma è ciò che penso.
    E i figli non sanno neanche cosa è un buongiorno…

Scrivi una risposta a fulvialuna1 Cancella risposta

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.