La risata è salvifica e liberatoria, ti fa vedere l’invisibile, ti fa accettare il non senso della vita, ti fa accorgere della bellezza, annulla il senso del tempo. Il riso e le sue cause scatenanti, ci fanno accettare il carattere paradossale della vita, per illuminare l’ombra che c’è dietro l’esistenza.
~ Domenico Lannutti
Oggi ero all’università, e per un’ora mi sono sentita altrove. Per la prima volta l’ospite venuto in aula per noi non era un manager, un consulente, o un grande imprenditore. Era un mago e un comico. Di quei personaggi che pensi di trovare soltanto a teatro, e che in un’ora riescono a fatti riflettere più di tanti professori. Non ha parlato di numeri, di pratiche, di aziende, no. Ci ha fatto una semplice domanda: quanti di voi sono felici? Ed è strano, perché mi sono resa conto di quanto la risposta non sia scontata. Non ce lo chiediamo mai. Pensiamo sia troppo presto, o troppo banale, o troppo sciocco per noi. Ma a quella domanda, tra tutti, hanno alzato la mano in tre. Da lì ci ha parlato di sogni, di passioni, di talento, di genio, di unicità, la sua ricetta personale per essere felici, fatta da un uomo qualunque, che alla nostra età non aveva progetti, che ha studiato economia andando un po’ ad esclusione, e che a venticinque anni ha sbattuto la testa contro il proprio sogno: fare il comico. Forse è proprio questo che ha reso tutto più vero. Perché non era solo retorica, non erano parole banali. È stato il primo, in quella classe, ad averci parlato anche del fallimento. Dopo cinque anni di studio, qualcuno ci ha detto che si può anche fallire. Che dalle crisi nascono le migliori opportunità. Che sì, è un periodo di merda, ma possiamo comunque trovare un sogno e inseguirlo. Non è scontato. È stato come se per la prima volta qualcuno ci avesse compresi. “È vero’ c’è una pandemia, c’è una guerra, ma cosa ci potete fare?”. La verità è che a volte serve qualcuno che venga da te, che ti sbatta in faccia quanto la vita sia preziosa, che ti ricordi che ogni ostacolo si può superare, e varrà sempre la pena lottare. Lo abbiamo imparato da un comico, che ha fatto dell’autoironia la sua carriera, e della sua vita una grande lezione. Lo abbiamo imparato all’università, in una lezione diversa dalle altre, una di quelle su cui non avrei scommesso una lira. Forse perché gli ospiti sono sempre un po’ boriosi, forse perché si pensa che non abbiano niente di interessante da dire. Ma lui ci ha fatto quelle domande che non vengono mai in mente a nessuno. Siete felici? Avete un sogno? Siete innamorati? È stato così inaspettato. Essere visti come studenti, ma ancora prima come esseri umani. È stata una delle lezioni più belle a cui io abbia mai assistito. Non avrò imparato niente di tecnico, nessuna formula, nessun modello, ma ho capito quanto sia importante a volte fermarsi a pensare. Guardarsi allo specchio e dedicarsi del tempo per volersi bene.
Alla fine della lezione ci ha mostrato un gioco con le carte, poi ci ha chiesto: secondo voi è una coincidenza, un trucco o una magia? Non ci ha detto la risposta, solo un’ultima frase: La vita è una grande barzelletta, noi siamo la battuta, e non ci resta altro che ridere.
Abbiamo applaudito.
I comici denudano il re.
Ed anche noi stessi.
Calza a pennello
Ed è proprio questo il punto: essere trattati come esseri umani. Non è mica scontato, anzi. Di solito siamo numeri in tutti i posti che frequentiamo, oppure oggetti o risorse. Si potrebbe riflettere all’infinito su queste parole.
Esatto, quello a cui ho pensato io
Non credo che la vita sia una barzelletta, quella la racconta l’uomo a suo piacere, ma sicuramente la lezione è stata interessante, almeno per ciò che scrivi, si può imparare molto dalla non boria.
Io l’ho interpretata come un modo di dirci che nonostante tutto, anche davanti a un momento buio è importante ridere
Ridere e sorridere sempre.