Eravamo due anime in una canzone
Due chitarre che insieme non possono suonare
Due voci che fanno a gara per non farsi ascoltare
E te li ricordi quei giorni sul tetto di casa a cantare
pensando solo al futuro che non sapevamo di avere?
Te li ricordi quei brani che erano solo una scusa
per parlarsi in silenzio in una lingua confusa?
Te lo ricordi l’amore che ci faceva paura
e il coraggio di viverlo come una nostra avventura?
Promesse e illusioni in un bicchiere già vuoto
E ricordi a seccare come fiori in una foto
Eterne emozioni che ci appartengono ancora
Ma non siamo più le stesse della canzone di allora
Non siamo due voci che cantano all’unisono
Non siamo due cuori che si condividono
Non siamo l’amore che non abbiamo mai raccontato
Non siamo la musica in cui abbiamo sempre vissuto
Non siamo quelle felici e nessun bisogno di dire
Ma soltanto di essere, senza mentire
Oggi siamo solo due chitarre scordate
Canzoni soliste mai completate
Una ritmata piena di effetti sonori
L’altra di soli tre accordi e colori
Una tutta elettronica a fingersi dura
L’altra più melodica e a tratti insicura
Una che tra i versi nasconde il dolore
L’altra che lo scrive in una lettera senz’autore
In entrambe il rimpianto per quello che non è stato
E tutte quelle canzoni che non abbiamo cantato
In entrambe la mancanza di un amore finito
E la bugia di un sorriso che oggi é appassito
Come ogni cosa, anche questa specie di poesia ha un senso, e voglio fare una precisazione: quel senso non sono io.
Non è passato tanto tempo da quando pubblicai Storia (semilunga) dai tetti di Londra.
Gran parte del mondo era in quarantena, e ognuno di noi ha cercato rifugio in quello che ci faceva stare bene. Due ragazze, a Londra, hanno cominciato a cantare insieme, a pubblicare brevi video sui social network, quasi ogni giorno, e quei pochi secondi riuscivano ogni volta a strapparmi un sorriso. Sarà che era tutto così semplice, quasi improvvisato, senza nessuna pretesa di piacere per forza. Era qualcosa che faceva stare bene loro, donarlo agli altri non era che una banale conseguenza. A volte non ricordavano nemmeno il testo, e dovevano leggerlo dal cellulare.
Ho scoperto più avanti che quelle due ragazze stavano insieme. Non c’era mai stato bisogno di parlarne. D’altronde perché farlo? A cosa serve annunciare al mondo di amare una persona? Cosa c’è di strano in questo? Così, oltre ad allietare la mia quarantena con la musica, quelle due ragazze mi hanno dato anche un’importante lezione di vita.
Oggi, a esempio di quello strano modo di comunicare sui social network, ho trovato due video. Sono due frammenti di canzoni che hanno scritto, e che hanno lasciato lì, a giacere dove la gente non ha mai il tempo di ascoltare, messaggi senza una destinazione, che forse sono più per sè stessi che per gli altri. Ma l’occhio attento di chi con i social network ci è cresciuto, avrà notato che i due profili su Instagram non si seguono più.
Ed io ho rubato l’ispirazione a chi nemmeno conosco, quindi, indirettamente, scusatemi.
Purtroppo ci si lascia. Non sempre, ma accade.
A qualsiasi età, in qualsiasi tipo di relazione.
Vero, è cosi
Forse era meglio non scoprirlo… o forse è giusto sapere che l’amore può finire, ma non è poi una tragedia!
Belle le parole e brava tu ^_^
Buona notte ❤
Beh il messaggio alla fine penso sia proprio quello, che comunque finisca ci sarà sempre un nuovo inizio. E anche che i social network possono offrire perfino ispirazioni positive, basta cercare 😄
Grazie mille, un abbraccio!