Milano, 6 settembre 2018. Area expo, accanto all’albero della vita, immerso in mezzo ai padiglioni dell’esposizione, c’è un prato. In fondo, un palco. Qui si è incendiato uno dei concerti più belli che io abbia visto: in effetti, ad essere sinceri, il secondo concerto che ho visto dalla mia nascita. Il primo è stato lo spettacolo per i terremotati dell’Emilia, allo stadio Dall’Ara di Bologna. Ma questo è stato scelto, desiderato, sperato, avevo già chiesto a tutte le persone che conoscevo, nessuno sembrava voler andare fino a Milano, spendere cento euro per qualche ora di musica e un pullman che ti ci porti. Poi ho incontrato per puro caso i desideri di un’amica, due troppo timide per proporci a vicenda di comprare subito i biglietti. Ma abbiamo rimediato, e il 6 di settembre siamo salite sul pullman di Eventinbus che ci ha scaricate nell’area del concerto. Passati i controlli di sicurezza, rinunciando al mio caricatore portatile che non poteva passare, e ai tappi delle bottiglie che abbiamo sostituito con quelli di scorta, nascosti nei vestiti, siamo entrate. Un chilometro di strada che attraversa i padiglioni vuoti dell’Expo 2015, e siamo giunte al prato già traboccante di gente, chi a giocare a carte, chi a mangiare, chi a prendere il sole, chi a immortalare la folla prima dell’evento. Il dj-set di R101 e le pubblicità dei prossimi grandi concerti hanno fatto attendere con ansia le 18.30, vero e proprio inizio dello spettacolo.
I The Vaccines si sono esibiti per quasi tre quarti d’ora, gruppo rock londinese a me sconosciuto fino a pochi mesi prima, carico e coinvolgente, potente come musica e come voce. Nonostante nessuno conoscesse i testi o cantasse insieme a loro, hanno saputo intrattenere la massa e farla ballare, anche solo con la testa, e questo merito va loro riconosciuto. Hanno goduto degli ultimi istanti di sole, mentre l’orizzonte si ingrigiva con enormi nuvoloni scuri e minacciosi di pioggia. E in effetti, non ha tardato ad arrivare. Dopo la loro uscita dal palco, i primi goccioloni mi hanno costretta a trangugiare il panino avanzato per coprirmi alla svelta con un k-way e con il suo cappuccio. Si è scatenato un diluvio universale che non è cessato fino alla fine del concerto, facendo ritardare il secondo gruppo in scaletta di una buona mezz’ora.
I Maneskin, fenomeno del momento, o forse del momento scorso. Arrivati secondi all’edizione 2017 di X Factor. Ancora in attesa di pubblicare il loro primo album di inediti. Di età compresa tra i diciassette e i diciannove anni. Bruciano il palco. Nonostante i difetti dell’essere ancora giovani, ancora alle prime esperienze, ancora con qualche problema di fiato per il frontman Damiano. Eppure bruciano il palco, perché hanno un loro stile, una loro formazione che funziona, un loro ritmo che travolge, una voce graffiante che forse non è gran che, ma colpisce duro. Non sono impeccabili, ma la loro presenza si sente e si vede, il pubblico canta insieme a loro, il frontman si toglie la maglietta rimanendo a torso nudo, sotto una pioggia battente che non dà tregua. Escono tutti bagnati, ma la loro parte l’hanno fatta. E bene.
Gli Imagine dragons. I veri protagonisti della serata. Il gruppo rock statunitense che approda in Italia per quest’unica data, quella di Milano. Il gruppo autore di versi quali
When you feel the heat
Look into my eyes
It’s where my demons hide
(Demons)
It’s time to begin, isn’t it?
I get a little big bigger, but then I’ll admit
I’m just the same as I was
Now don’t you understand
I’m never changing who I am
(It’s time)
Everybody waiting for the fall of man
Everybody praying for the end of times
Everybody hoping they could be the one
I was born to run, I was born for this
(Whatever it takes)
If you love somebody
Better tell them while they’re here ‘cause
They just may run away from you
(On top of the world)
Lo descrivo come un concerto bellissimo, perché sotto un diluvio incessante si sono riunite 60 mila persone, genitori, ragazzi, bambini, adulti, avvolti negli impermeabili, nei sacchetti di plastica, nelle felpe impregnate d’acqua, incuranti del freddo o delle goccioline giù per la schiena. 60 mila persone hanno cantato con loro, hanno battuto le mani, hanno ballato, hanno gridato per loro. 60 mila persone hanno goduto di un’ora e mezza di concerto senza interruzioni, splendido, con una qualità della musica e della voce pari alle versioni registrate in studio. Dan Reynolds ha cantato a torso nudo bagnato di pioggia, mettendoci tutta l’emozione che un live permette di percepire, giungendo fino in fondo al parterre e fino ai padiglioni riparati dal temporale, dove qualcuno si è sistemato per asciugarsi. E’ stato forte, penetrante, in un modo di cui non ti accorgi mai sul momento. Sul momento non ci pensi due volte, canti a squarciagola, anche se sei stonata, anche se non hai quasi più voce, anche se fa freddo e hai la faccia bagnata, canti e balli alzando le braccia al cielo, con la musica che rimbalza nei muscoli dandogli vigore dopo ore trascorse in piedi. Sul momento ti diverti, fai qualche video, ma poi il cellulare si bagna, non si riesce a cantare bene, non ci si muove bene, e allora lo si mette via, lasciando che lo spettacolo rimanga impresso nei ricordi. C’è chi filma tutto il concerto, io il concerto lo vivo. Poi, quando sono in pullman immersa nel buio, mi rendo conto. Mi rendo conto della bellezza a cui ho assistito, di come la musica sia in grado di unire davvero 60 mila persone in uno stesso prato, rispettando anche chi spinge o chi blocca la visuale, lasciando passare chi è più basso o quella mamma che ha portato il figlio al suo primo concerto. Mi rendo conto che quelle canzoni le sapevo tutte, che mi sono divertita come mai prima d’ora, che sarei potuta rimanere un’altra ora e mezza, anche sotto la grandine, perché quando sei nel posto che ti fa stare bene sei disposto a tutto. Mi rendo conto che aver cantato insieme ad uno dei miei artisti preferiti, insieme ad altre 60 mila persone, con i giochi di luci e i coriandoli, con la musica che ti faceva scatenare, è stato quello di cui avevo bisogno. Talmente bello che le brevi riprese che ho fatto con il cellulare bagnato, mi riportano là. Mi fanno sentire di nuovo la voce di Dan Reynolds e la batteria, le chitarre, le tastiere, come se stessero suonando dietro di me. Mi fanno riprovare quella stessa emozione, quella che ti fa essere orgogliosa di poter dire: io c’ero. Perché effettivamente un concerto ti lascia sempre qualcosa. Che sia una fascia appesa all’armadio, un poster, un video, un autografo, un ricordo. E’ stato il mio primo vero concerto, con un’amica a me vicina, un concerto a cui pensavo di non poter andare e che invece mi ha dato tante gioie che non pensavo di ricevere. Un’ora e mezza volata via, di buona musica e di unione. Di emozione. Cento euro, sì, ma spesi bene.
“Questo è e resterà uno degli show più speciali mai suonati fin’ora. Il nostro tour è quasi finito, ma questa data non possiamo dimenticarla. Suonare qui, sotto la pioggia, davanti a 60 mila persone è speciale. Vi amiamo e non riesco ad esprimere a parole cosa rappresenta per noi tutto questo“, grida Dan Reynolds nel mezzo dello spettacolo.
E prima di cominciare Demons, un intermezzo di musica e immagini fa da sfondo al suo messaggio più profondo: “Bisogna parlare apertamente riguardo la depressione, l’ansia, i terapisti. Molti anni fa ho combattuto contro la depressione, mi sono seduto con un terapista e questo non mi ha reso un debole. Qui stasera ci sono molte persone che combattono contro la depressione, contro l’ansia e si tengono tutto dentro: non fatelo! Parlatene con i vostri amici, con la vostra famiglia, rivolgetevi ad un terapista. La vostra vita vale sempre la pena di essere vissuta, sempre!”
Video caricati sul mio personale canale youtube, per la pura volontà di non riempire la memoria del mio account WordPress. La metà sono inoltre presi in prestito dalla mia amica.
Che meraviglia di reportage emotivo e musicale… le emozioni le sto vivendo grazie a te. Non lo faccio più. Raccontare un concerto. Mettere video vari di un concerto. Da quando ormai vado praticamente sola… non sono più capace di condividere il mio momento. Sto li e me lo vivo tutto egoisticamente. Ma mi hai fatto capire che sto sbagliando. Grazie …🎶🎶🤗
Grazie a te davvero! Non è detto che tu stia sbagliando, credo che la musica e i concerti abbiano mille modi di essere vissuti… l’importante è viverli, io mi emoziono a scrivere i reportage e a rileggerli, lo faccio di tante esperienze, perfino delle vacanze… ma vivere un concerto come fai tu, senza video o cellulari, credo sia altrettanto emozionante 🙂
Ho sempre condiviso poi qualcosa mi si è staccato dentro. Non parlo qui di tutti i concerti visto in solitaria. A volte metto qualche foto fatta ma se ci fai caso serve più a me per farmi capire che ci son stata davvero. 💙 grazie ancora.
Beh però con “tutti i concerti” mi incuriosisci, quali concerti hai visto?? 😊
Ps, molti post servono più a me che al resto, oltre ad essere parte di un ormai sito di memorie… sono speciali 🙂
Ascolta. Se credi quando vuoi assistere ad un concerto dimmelo. Ci andiamo insieme e ti ospito per la notte. Io ci sono ! Ok? 🤗
Uh se me lo dici così! Lo tengo presente grazie! 😘
belle emozioni che trasmettono i concerti. Brava 🙂
Grazie mille! È vero i concerti sono magici 😀
che magia trasmette un concerto..momenti che mai si dimenticano
Grazie per averlo condiviso con noi!!
Grazie a te! È così, i concerti sono una cosa indescrivibile 😘
Sono molto contento di questa tua esperienza.
Proprio domenica scorsa, mentre sistemavo i cassetti, ho trovato la busta all’interno della quale conservo i biglietti dei concerti cui ho assistito negli ultimi 20 anni. Purtroppo i biglietti dei miei primi concerti devo averli gettati, che idiota.
Tieni i biglietti, tra qualche anno ne avrai parecchi (almeno lo spero) e potrai tracciare un percorso delle tue esperienze “live”.
Oh lo sto già facendo, io colleziono tutto, anche i biglietti aerei o di ingresso alle mostre 😁 Sono i ricordi tangibili
Anch’io tengo tutti i biglietti aerei.
Wow dev’essere stato stupendo!!! 🙂
Io li adoro e i messaggi che esprimono con le canzoni e con le riflessioni durante i concerti li trovo davvero molto profondi e tanto attuali.
È verissimo, adoro tutte le loro canzoni, e quando Dan ha parlato al concerto è stato un momento emozionante, si è sentito che lo ha fatto con sincerità e non tanto per fare, questo è un altro grande merito :))