Ora, io lo ammetto con serenità: sono poco paziente e tendenzialmente melodrammatica. E se c’è una cosa su cui la vita lavorativa mi sta temprando, probabilmente è proprio la sopportazione. D’altronde non si può certo ribaltare la scrivania perché un collega sparisce nella termosfera, o perché un altro si fissa delle riunioni da solo per risultare occupato dodici ore di fila. Non si può, punto. E in un ufficio in cui la disorganizzazione regna pure nella gestione delle scrivanie, si può arrivare a oltrepassare la soglia di tolleranza già entro le dieci del mattino. Io ne ho la prova. In attesa si sprecano anche intere giornate. Perché il responsabile deve parlare con dieci persone, i quali si presenteranno con dieci problemi ciascuno, ma lui nel mentre deve uscire a prendere i bambini a scuola, poi però a casa ci sono i muratori, e quando finalmente riceve la prima persona si perde in chiacchiere e finisce alle sette di sera. Risultato? Si accumulano quotidianamente trentasette call, otto scadenze, e venticinque email. Che si fa? O ci si arrangia, o si aspetta. Si aspetta davanti ad un file pronto, ad una tabella completa, ad un report che abbiamo ormai imparato a memoria. Si aspetta il semaforo verde, in coda con il mumerino mentre gli amici ti scavalcano con nonchalance. La maggior parte delle volte quel semaforo si riattiva verso fine giornata, quando l’ufficio inizia a svuotarsi e tu inizi a sognare la timbratura del cartellino. Ti piacerebbe! Dopo sei ore di pallino grigio su Webex, con intervalli di pallini arancioni e rossi, improvvisamente il responsabile si libera. Ore 17.50. Meglio di niente. Dopo sei ore passate a farti una lampada con le luci blu dello schermo, finalmente puoi presentare il tuo lavoro. Peccato che magari tizio che ha lavorato con te debba andare via, peccato che a caio non funzioni il Wifi, peccato che sempronio sia collegato dalla macchina e non ci veda. Le riunioni diventano un ritrovo mistico di sopravvissuti, che si perdono a parlare della partita di Champions della sera prima, temporeggiando per degli infiniti quarti d’ora come se fosse una normale videochiamata tra amici ai tempi del lockdown. Ma il massimo è stato raggiunto proprio questa settimana, già partita claudicante per cause di forza maggiore dato che vivo a Bologna e sono circondata da alluvioni. Ma anziché cercare di efficientare quantomeno le dinamiche lavorative, l’ufficio sembra essersi impantanato in tre metri di fango, con progetti in sospeso e contatti irraggiungibili pur con la linea funzionante e la casa al decimo piano. Mercoledì era in programma una call alle 9 del mattino, che è stata posticipata a dopo pranzo, che è stata posticipata alle 16, che è poi partita alle 17, e che si è conclusa con la metà delle questioni rimaste in sospeso. Giovedì mattina ne abbiamo ripreso un terzo del totale, salvo poi restare bloccati perché non bastava il confronto con il boss, ci serviva anche il confronto con il boss di livello superiore, il general manager. E vallo a beccare, il general manager, con un’agenda piena anche di notte da lì ai quindici giorni successivi, e collocato in un raggio di centoventi chilometri intorno alla sede principale. Sarebbe stato più facile contattare Mattarella. Lo abbiamo invitato ad una riunione online di un quarto d’ora in cui il nostro unico scopo è stato attendere in silenzio, con le videocamere spente, come se stessimo recitando un rosario. Ovviamente non si è presentato, non ha risposto a nessuna email, e il confronto non è mai avvenuto. Venerdì, al culmine di una settimana in cui non si è concluso praticamente niente, sono andata nuovamente in ufficio con la prospettiva di lavorare intensamente su un progetto specifico. Hahaha! Avrei dovuto capirlo, aveva pure ricominciato a piovere. Alle 11 del mattino abbiamo finito. E come ogni cosa che finisce, comporta l’attesa di essere ricevuti da vossignoria il responsabile, che nell’ordine: era in smart working, reduce dall’influenza, con le figlie a casa da scuola, con dei lavori in corso per fermare una perdita d’acqua, e assente per metà pomeriggio perché doveva ritirare non una, ma ben due auto nuove. Vano anche solo sperarci. Forse sarebbe stato meglio mandare comunicazione in carta bollata. E per fortuna che la tecnologia dovrebbe semplificarci la vita…
Pensa quando ti angustiavi per gli esami universitari!
Ah beh, quasi quasi tornerei indietro 😂
Già me lo ricordo anch’io! Pensa da quanto ci conosciamo! Un abbraccio💕
A normal working day… 🤣 mi sembra un deja vu. Lavorare in team è complesso, tra faine e Re Leone, dati che non arrivano, riunioni inconcludenti … Ma non tutti i capi sono così… 🤓
Meno male, se no era davvero grave 🤣
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Ed io che pensavo che la disorganizzazione ci fosse solo da me.
Potremmo fare a gara!
Moltiplica tutto ciò per tutta la nazione ad ogni livello e si ha la fotografia del perché questa nostra Italia va a scatafascio!
Non mi sorprende infatti..
L’abuso di call è il male, così come la gente che sparisce. Odio rincorrere le persone.
Forza e coraggio!
La penso uguale!