La mia Twingo

Un’auto nuova è il sogno di chiunque, ed è anche il mio. E quando i genitori ti permettono di realizzarlo, non bastano i grazie o il pensiero che siano orgogliosi di te. Non è una cosa scontata, non è un regalo qualunque, e so di essere tanto fortunata, perché ho vissuto protetta da tanti sacrifici che i grandi hanno fatto al posto mio. Ma riconosco il valore di tutto ciò che ho ricevuto, e con umiltà lo indosso sotto la giacca per non perderlo mai. Ma non è questo a cui ho pensato ieri, quando per l’ultima volta sono salita in auto per andare in ufficio. E’ che… E’ stata la mia prima auto, ed è inevitabile sentirsi affezionati. Ricordo bene quel giorno di sei anni fa, quando vidi la Twingo esposta tra le macchine usate, senza realizzare cosa avrebbe significato per me. A diciott’anni tutto è diverso, la mente affollata di sogni, il futuro in divenire, e i momenti importanti che sono tappe invisibili verso il futuro. La prima auto è uno di quei momenti, e un po’ ti cambia la vita. Studi per la patente come se potessi partire domani, imboccare l’autostrada e andare al mare, o semplicemente raggiungere gli amici fuori città. E quando finalmente conquisti quella tessera rosa con il tuo nome, realizzi quanto i diciott’anni siano speciali. Per me è stato esattamente così. Con la mia Twingo sono andata ovunque, università, serate, giornate al mare, città da visitare, e ho caricato tutti, amici, incontri di poche ore, perfino un collega, riempiendo l’abitacolo di chiacchiere e risate. Tante volte mi sono fermata sotto casa della gente, temporeggiando per finire un discorso in piena notte, o anche solo per ascoltare le ultime note di una canzone. Ho salutato le amiche più care, e tra i sedili davanti ci siamo abbracciate. Chi invece saliva dietro, ogni volta litigava con il sedile reclinabile che non li faceva scendere. Per un periodo mio padre mi ha comprato i deodoranti per l’auto a forma di animaletti di peluche, ed io li ho conservati per anni, senza il coraggio di buttarli via. La mia prima auto è stata questo. Un simbolo di libertà. Una distanza che scompare, perché in auto si può raggiungere tutto. Un confine che si allontana, lasciandoci spazio per esplorare. Eppure è anche un gesto di fiducia, di cui probabilmente i figli si rendono conto in ritardo, perché a diciott’anni è l’entusiasmo a sovrastare tutto il resto. Mi sono affezionata ad un freddo telaio, e lasciarla lì, fuori dal concessionario, un po’ mi ha fatta emozionare. Per abitudine ho perfino chiuso lo specchietto retrovisore, metti mai che qualcuno ci prenda contro e lo rompa… È stato come chiudere un lungo capitolo, e scrivere il punto chiudendo per l’ultima volta le portiere. Il giorno prima sono andata in ufficio, immersa nel traffico, e ho ripensato a quando in auto andavo a lezione in facoltà, dopo aver caricato un’amica che abitava nel mio stesso quartiere. Quanto tempo è passato, quante cose sono cambiate, eppure l’auto è rimasta la stessa, fedele compagna di viaggio, che ha visto i miei sorrisi e le mie lacrime, la mia rabbia e la mia felicità. Quando sono tornata dall’ufficio, ho tolto dai cassetti tutto ciò che ho trovato. Il disco orario, il cavo del cellulare, i vecchi documenti, lo spray per sghiacciare il vetro, un vecchio biglietto di un parcheggio, la sacca in cui mettevamo le giacche per non pagare il guardaroba delle discoteche. Una specie di trasloco, perché non ho buttato via niente. Nemmeno i deodoranti a forma di peluche, che ho raccolto dal cruscotto e portato con me. Una vita che cambia forma, un passato chiuso tra le portiere, e quei ricordi polverosi che vogliamo proteggere, perché faranno sempre parte di noi. E poi guidare mi è sempre piaciuto. Ricordo un pomeriggio di inizio estate, quando anziché tornare a casa presi la via della collina, e mi feci un giro nell’ombra delle strade deserte, solo io e la musica, come se non dovessi rientrare mai. L’auto nuova è bellissima, sì. Tutta tecnologica, ibrida, a quattro porte, ad un prezzo di favore. Tutto vero. Ma nessuna auto sarà mai la Twingo. Nessuna auto, penso, sarà mai come la prima. Sei anni di crescita, viaggi, compagnie, che spero qualcuno possa vivere dopo di me, su quella stessa auto che merita ancora di girare.

13 pensieri su “La mia Twingo

  1. Come ti capisco! Io provo tutto questo per la mia macchina attuale perché è la mia prima vera auto. Fino a questo momento, ho guidato la macchina di papà, poi quella della mamma, poi quella di Andrea. Adesso ho finalmente un’auto tutta mia e mi ci sto affezionando manco fosse una persona! Le ho anche dato un nome (Miss, la mia Miss). 😉
    E anch’io resto sotto casa per finire di ascoltare una canzone e a volte allungo la strada per il piacere di guidare.
    Mi sono proprio vista nelle tue parole. ♥

  2. i ricordi delle prime auto sono uguali per tutti, ognuno porta con se le emozioni di quei primi anni di guida, anch’io ricordo con nostalgia quei lontani anni. Bellissimo questo tuo racconto di vita, mi sono immedesimato nelle tue emozioni..🤗🤗🤗🤗😉😉😊😊👍👍👍👍

  3. Io mi sono sempre affezionato molto alle mie automobili, e “cambiarle” mi ha sempre un po’ spezzato il cuore. Quanti ricordi per ognuna di esse.
    Viaggi, musica, baci, serate, amici.
    Un vero dispiacere doversi separare da esse.

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