Firma

Ero piena di dubbi, ma in fondo lo sono sempre stata. Ho chiesto consiglio anche ai muri, senza mai arrivare a una decisione, perché in fondo mi mancava anche la domanda principale. Poi mi è stata fatta: vuoi rimanere? E come se non avessi passato settimane a riflettere, ho risposto di sì. Un po’ perché non avevo altre opzioni in mano, un po’ perché il progetto su di me mi incuriosiva, un po’ perché ho sempre dato seconde possibilità. Sono spariti i dubbi, e forse è rimasto qualche timore, quello che giace alla base di tutte le promesse, perché non sempre vengono rispettate. Ma ho atteso il giorno della firma come da piccoli si attende un giorno al parco giochi. Sarò una dipendente anch’io. Dopo circa cinque mesi di stage, inizierò la vera vita lavorativa. Non è scontato, quante volte si leggono articoli sui giovani, sulla difficoltà di ottenere un contratto, e sono felice di averlo ottenuto al primo tentativo.

Ieri, però, quei timori sono venuti a galla, bussando alla porta per chiedermi se fossi convinta davvero. E’ nata una conversazione in ufficio, in cui è emersa tutta l’insoddisfazione di chi ci lavora da anni e spera ancora di cambiare le cose. Difficile farsi scivolare addosso quella chiacchierata di un’ora, perché è una nuova consapevolezza, che sporca un traguardo raggiunto con l’entusiasmo dei più giovani, con le aspettative dei sognatori. Mancano tante cose, in quell’ufficio, e me ne sto accorgendo anch’io, dai discorsi che mi capita di ascoltare, dai gesti che finisco per notare, eppure sentirlo da qualcun altro è diverso. Perché i problemi che mi hanno solo sfiorato improvvisamente hanno una forma, un colore, a volte perfino un nome, e vanno oltre i salari o le ferie forzate ad agosto. Tutto il mondo è paese, si dice…

Ho firmato, e non sono pentita. Non ho mai creduto che una situazione fosse immutabile, e non lo credo nemmeno adesso. Certo, non potrò essere io a stravolgerla, dalla mia posizione di ultima arrivata. Ma voglio cogliere l’opportunità, voglio almeno provarci, perché so che altrimenti me ne pentirei. E’ un buon posto, uno di quelli “che fa curriculum”, quelli a cui tanti aspirano, perché la fama li precede e a volte li surclassa. Quando ho scelto di restare l’ho fatto con consapevolezza, concedendomi un anno per capire se sia la mia strada, o se ci sia effettivamente una strada. Probabilmente non è l’entusiasmo che ci si aspetterebbe al primo contratto. Ma sarei ipocrita a dire che sia tutto perfetto, o che sia stato semplice lottare con l’istinto di abbandonare tutto.

Cos’è cambiato? Forse il fatto di scoprire che per qualcuno conto qualcosa, che più di una persona si è battuta per me, che a sfogarmi ho riposto la mia fiducia in alcune persone, e non è stata buttata via. Ecco, probabilmente è questo che mi ha permesso di dargli una seconda possibilità. So che se fossi stata da sola, se mi fossi sentita da sola, forse avrei preso un’altra decisione. Ma contro l’abbandono delle risorse a se stesse si sono battute almeno in tre, mentre io non avevo voce in capitolo, senza che avessi chiesto a nessuno di intervenire. Piccoli gesti che apprezzo, in un luogo in cui tutti ti dicono di fare attenzione. E lo so che non è mai tutto bianco o nero, che si cammina spesso su un filo, e basta un passo sbagliato per cadere dal terzo piano, ma è bello anche poter dire: qualcosa di buono l’ho trovato.

E’ tutto lì, dietro la mia firma. Dietro il tempo che vi ho investito. Dietro l’impegno che vorrei dimostrare. E nella consapevolezza che a quest’età è giusto sperimentare, toccare con mano, a volte restare, e a volte scegliere di cambiare.

Peccato solo per la giornata di neve e tutti i colleghi a casa in smart working, perché sapete, anche se è solo una firma in videochiamata, anche se ormai conosco la mia scrivania, ci sono momenti che farebbe piacere poter condividere con qualcuno. Dal vivo, però.

4 pensieri su “Firma

  1. Nessun dubbio, Penny: dovevi firmare, e lo hai fatto.
    Intanto perché, se non hai alternative, cosa avresti fatto? Saresti rimasta a casa?
    E poi perché hai conosciuto l’ambiente, hai volontà, c’è un minimo di progetto.
    Tutto bene, a mio parere.
    Poi, ovviamente, problemi ce ne possono essere e ce ne saranno, ma è del tutto normale.

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