Lei è quella persona che non pensavo di incontrare. Quella che avrei potuto conoscere prima, e chissà quante occasioni non avremmo sprecato. Quella che è arrivata in tempo nella mia vita, e mi ha fatta sentire un po’ più a casa. Avevamo vent’anni, quell’età in cui si pensa che fare amicizia sia impossibile, che ormai i giochi siano fatti, e le persone nuove siano destinate a scomparire. Ci siamo incontrate in vacanza, in una settimana di convivenza, e in punta di piedi ci siamo avvicinate, raccontandoci il nostro mondo in una serata di sole. È stato semplice, naturale, come se in fondo ci conoscessimo da una vita. Sono stata grata ogni giorno per quell’occasione nata per caso, un’occasione che mi faceva paura, perché davanti all’ignoto tendevo a nascondermi, davanti alle persone nuove tendevo a scappare. Ma forse è anche grazie a lei se ho imparato a restare e a tendere la mano. Abbiamo costruito in poco tempo un’amicizia bella, sincera, fatta di piccoli momenti, e di un passato che non abbiamo vissuto insieme, certo, ma che in fondo giace tra le nostre parole. Ci siamo capite al volo dal primo giorno, senza doverci dare spiegazioni, senza scusarci per i nostri difetti, senza discutere davanti alle decisioni, e non lo abbiamo fatto con sacrificio, ma unicamente con spontaneità. Quante volte è stato difficile riuscire a vedersi, incastrare un aperitivo insieme tra i mille impegni delle nostre vite, eppure ogni volta è stato come se il tempo non fosse passato mai. Ci abbracciamo, lo facciamo sempre, come a dirci a tu per tu che ci teniamo davvero, e che non importa quanti anni abbiamo sprecato per un’occasione arrivata in ritardo, perché noi quel tempo lo abbiamo già recuperato costruendo il presente insieme. Lei è una persona rara, e non lo dico per usare un sinonimo ed essere meno banale. Non ho mai conosciuto nessuno così. Lei è onesta, determinata, buona con chi se lo merita, pungente con chi la fa innervosire, protettiva nei confronti di chi le sta a cuore. Ho trovato in lei mille sfumature di un carattere che ho sempre ammirato. Siamo due scorpioni, nati a novembre a distanza di una settimana, ma siamo diverse, a tratti opposte, e chissà per quale gioco d’istinti sembra quasi che ci completiamo. Mi ha insegnato tantissimo, in questi anni, e non le ho mai detto grazie per questo. In realtà non so nemmeno se ne sia consapevole, ma spero sempre che dietro i miei piccoli gesti legga quel senso di amicizia prezioso che cerco di conservare. Quando torniamo a casa dopo una serata in compagnia, prima di andare a dormire spesso ci scriviamo, perché vogliamo assicurarci che l’altra sia arrivata davvero, ma anche per dirci semplicemente che è stato bello, e che dobbiamo rifarlo presto. Conoscerci, stare insieme, programmare il futuro, è sempre stato semplice, anche per me, che semplice non l’ho trovato mai. Impiego anni a fidarmi, a sentirmi protetta, ad aprire anche solo una minuscola fessura e confessare un dubbio, una paura, o una sincera felicità. Ma con lei è sempre stato diverso, e non ho mai capito il perché. A volte scherziamo, dicendo che un po’ ci leggiamo nella mente. Ma è vero, è così. Capita di sentirci per uscire, ed entrambe pensiamo allo stesso posto, allo stesso orario, come se immaginariamente lo avessimo già organizzato, e ogni volta mi sorprendo per quella strana telepatia, come una bambina che scopre l’amicizia per la prima volta e non ne capisce appieno il significato. Non so tante cose di lei, e di certo lei ne sa ancor meno di me, ma se penso al futuro, io vorrei che fosse sempre nella mia vita, a prescindere dalle strade che avremo percorso, dalle distanze che ci separeranno, dai cambiamenti che ci investiranno in corsa, e dal mondo che ci troveremo ad affrontare. Forse è un po’ questo il senso del nostro legame. Essere riuscite a cucire insieme due anime tanto diverse, sfruttando le piccole occasioni e le serate estive, sedendoci a un tavolo soltanto per chiacchierare, per ridere insieme e raccontarci le nostre vite, come se avessimo ripreso una frase dopo una virgola, e fosse bastato uno sguardo a colmare il vuoto di vent’anni trascorsi senza mai esserci incontrate. Io non ne capisco tanto di rapporti, mi sono concessa poche volte di viverli interamente, e non posso certo prevedere cosa accadrà tra vent’anni, se sarò riuscita ad aprire ancora di più quella fessura, se ci vedremo ancora d’estate rimanendo a parlare in un parcheggio, o se alcuni ricordi saranno sfumati e chiusi nelle vecchie fotografie. Ma sarò sempre grata di averla conosciuta, di aver vissuto con lei tanti momenti, di aver festeggiato i traguardi più importanti, e il giorno della mia laurea aver ricevuto un suo messaggio, in cui confessava di essersi commossa per me. Penso – allora qualcosa di buono l’ho tramesso. E sarà stata fortuna, una coincidenza, un regalo, ma è probabilmente la persona che più di tutti mi ha capita senza mai farmi alcuna domanda, semplicemente guardandomi e camminandomi accanto, armonizzando insieme il passo.