Persone conosciute troppo tardi, a cui ci legano promesse scritte nel cielo, ma che faranno sempre parte della nostra vita, con un piede nei ricordi e l’altro nel futuro, perché non sai mai come proseguirà la storia, ma sai per certo che un po’ ti mancheranno sempre, e quel caffé in sospeso prima o poi riuscirete a berlo insieme.
A volte hai il dubbio – lo scrivo o non lo scrivo? – ma quel coraggio che ti dà la mancanza ti convince che ne valga la pena, così un piccolo gesto, poche parole, l’augurio di buona fortuna, diventano l’occasione per ricordare quella promessa, e la consapevolezza che in fondo nessuna distanza si può cancellare, ma un ponte si può sempre costruire.
Certo, rivedersi non è facile, né indolore, come riprendere una frase interrotta senza usare punteggiatura, perchè viene d’istinto, e nel primo abbraccio ritrovi tutto ciò che avevi lasciato in sospeso, ma la stazione, teatro degli ultimi saluti, raccoglie tra i binari le nuove promesse che scandiscono la vita.
Sì, siamo fatti anche di questo, di paure, di giuramenti, di ideali, di progetti infiniti, di condivisioni a distanza, e non conta chi parte e chi resta, perchè esiste un fondo di fragilità, e a volte anche uno sguardo, un abbraccio, un accento nel tono di voce, finiscono per mancarci troppo perfino per credere davvero alle promesse.
Ma in fondo non sappiamo nulla. Non sappiamo se il treno partirà davvero, non sappiamo se un giorno saremo noi a partire, non sappiamo quanto le cose saranno cambiate, quanto il tempo avrà mischiato le pagine di un romanzo senza punteggiatura, e ad essere sinceri è bello anche così.
E’ bello risentirsi, promettersi onestamente di provarci, pensare – la prossima volta le porterò di nuovo i biscotti fatti da me -, perché vuol dire che davanti a noi, in quell’orizzonte sconfinato, che è una frattura sottile impossibile da colmare, ci sarà sempre posto per quelle promesse, e per la volontà di mantenerle davvero.