Finché ci saranno persone disposte a lavorare dodici, tredici ore al giorno, con record fino all’una di notte in ufficio, finché si giustificherà perché in fondo si sapeva, finché si continuerà a vivere per lavorare e non a lavorare per vivere, finché qualcuno pranzerà davanti al computer e tornato a casa riprenderà a lavorare, finché il telefono aziendale suonerà fino a tarda sera, finché ragazzi verranno sgridati per essere usciti prima degli altri alle 20 passate, finché continueremo ad alzare le spalle accettando tutto come se fosse normale, beh, allora sarà inutile sperare che qualcosa cambi.
Ma forse bisognerebbe chiedersi che tipo di società pensiamo di costruire, se non rimane il tempo neanche per pensare ad essere felici.
In tanti anni di lavoro non ho visto un aziendaliste vivere bene la sua vita.
Difficile ipotizzare un cambiamento con alle spalle anni del genere
Servirebbe un cambiamento complessivo è un ricambio generazionale totale
Eh……
nasci-produci-consuma-crepa Ci vuole una rivoluzione a suon di “NO! Io non ci sto!” 🌹
Concordo!
Queste follie hanno i giorni (o forse mesi…) contati. La pandemia se non altro, con lo smart working, ha accelerato un cambiamento irreversibile che inevitabilmente porterà a nuovi parametri, nuove organizzazioni del lavoro e speriamo anche nuovi standard lavorativi
Eh non lo so sai… Vedo tanti coetanei in questa situazione, e anche chi fa smart working tante volte si vanta di lavorare di più, di non fare nemmeno l’ora di pausa pranzo concessa. Mi sembrano tali assurdità, ma quando si è davanti ad uno standard è difficile anche farlo notare
Poi ognuno fa la vita che vuole! Lo SW è una grande opportunità per coniugare meglio vita privata lavoro
Sì si certo, assolutamente, su questo sono più che favorevole!
Io rimprovero i colleghi che mi scrivono mail o inoltrano documenti fuori dall’orario di lavoro, durante i weekend, o comunque durante la malattia (in quest’ultimo caso “dipende”, perché a volte lo si fa anche per non annoiarsi, o per senso di dovere/aiuto vs i colleghi, a patto che sia “una tantum” e non la norma”).
Andrebbe fatto, ma non tutti ci riescono purtroppo
Oggigiorno poi va di moda la retorica dell’eroe del lavoro, storie apologetiche del sacrificio e della sofferenza: l’operatrice scolastica che fa la pendolare Napoli-Milano, il rider che fa 50km in bicicletta per una consegna, il laureato a 20 anni mentre lavora…a prescindere se siano storie vere o false o romanzate, trovo veramente insopportabile questa propaganda stile “Sì ok la vita fa schifo ma invece guarda questi come sono felici di spaccarsi la schiena, fallo anche tu invece di cercare di vivere”.
Esatto, basta aprire Linkedin o un quotidiano e se ne trovano ogni giorno, il che è assurdo