Gli stagisti ciapa pulver

Si pensa spesso che l’universo degli stagisti corrisponda ad un’unica categoria di persone: la manovalanza sottopagata, neolaureati che timbrano il cartellino all’alba, pranzano con due crackers davanti ai tre schermi dei computer, cronometrano le proprie pause come un allenamento dei 100 metri, e si alzano dalla scrivania alle nove di sera dopo aver assunto la forma della sedia. Ma la realtà è ben più affascinante di come sembra. Esiste, infatti, un’altra brulicante categoria di stagisti: i pezzi d’arredo. Quest’ultima racchiude tutti quei ragazzi abbandonati a sé stessi, che dopo 48 ore diventano parte integrante del mobilio dell’ufficio. Io rientro fieramente in questa seconda categoria. La nostra funzione è quella di dare colore, ravvivare l’arredamento, aiutare il designer a posizionare il punto di fuga. Un po’ la stessa funzione di un soprammobile cinese, un ciapa pulver, o prendi-polvere. Noi prendiamo polvere. Sediamo alla scrivania, scriviamo al tutor “Buongiorno”, e attendiamo a braccia conserte un segnale, come il prete che attende il miracolo di San Gennaro. Chi ci vede potrebbe pensare che ci stiamo facendo una lampada con la luce blu del computer, o che stiamo facendo le prove per il museo delle cere di Londra. E invece stiamo religiosamente adempiendo al nostro dovere: presenziare in ufficio. Dovere per cui lo sforzo più impegnativo è muovere il mouse ogni tre minuti per evitare che il computer finisca in stand-by. La giornata, poi, scorre lentamente, ma intervallata da impegni vitali e improrogabili: il riempimento della borraccia al distributore, la prima pausa caffé, la lettura delle email pubblicitarie, un passaggio su Linkedin per leggere la storia del senzatetto diventato CEO, una pausa nei corridoi, il pranzo, la seconda pausa caffé, la pausa merenda del pomeriggio, e magari anche la pausa youtube con le cuffie per ascoltare le nuove uscite musicali. Tuttavia, è nei giorni di smartworking che si tocca l’apice della produttività dello stagista prendi-polvere. Sveglia poco prima delle nove, accensione del computer, dimenticandosi tre volte su quattro di accedere alla VPN perché tanto l’unica cosa aperta sarà la casella email (e un video di otto ore di rumori del bosco per non far spegnere il pc), colazione prolungata in un’altra stanza perché tanto col volume a 100 un’eventuale email si sente lo stesso, preparazione del pranzo consultando GialloZafferano, pausa caffé di mezz’ora, pausa Netflix nel primo pomeriggio, pausa pulizie, pausa musica, pausa cucito, pausa chiacchierata coi vicini, pausa ritiro della posta, pausa spazzatura da buttare, pausa… No, niente, sono arrivate le 18. Come vola il tempo quando ci si diverte! La chiamano “formazione intensiva sul campo”, “coinvolgimento diretto del candidato”, “inserimento rapido in azienda”. Probabilmente intendono che allo stagista fanno trovare quantomeno una sedia. Sull’attrezzatura informatica la probabilità inizia a scendere, visto che per trovare una licenza di Stata ho dovuto aspettare tre settimane e chiedere a otto persone. La presenza di un tutor dotato di un livello minimo di facoltà comunicative pare invece un miraggio. Anzi, il mio sembra proprio intenzionato a lanciare una nuova serie di Real Time “Non sapevo di essere tutor”. E’ presente in ufficio sei giorni al mese, per giornate intere dimentica la mia esistenza, se mi scrive di sua iniziativa è per accedere a un sito con il mio account ed evitarsi la scocciatura di cambiare la password al suo, e la formazione è stata tradotta in un paio d’ore passate a guardarlo lavorare, salvo poi interrompersi perché qualcosa non gli tornava e ci avrebbe guardato da solo. Sarebbe stato più interessante dialogare con il chatbot di Ryanair interrogandolo sul senso della vita. Ma il momento più esilarante è stato al rientro dalle vacanze natalizie, quando è stata organizzata una riunione e per venti minuti nessuno si è accorto di non avermi convocata. Geniali. Quando sono entrata nella stanza virtuale di Webex avrei voluto aprire il microfono e urlare un “PRONTOOOO?!” generale. Come se in due settimane di ferie avessero resettato la mia presenza cancellandomi con photoshop. Amnesia collettiva. Ma la stagista chi? Avrei potuto fingermi la donna delle pulizie che passa a svuotare i cestini, e probabilmente mi avrebbero anche detto “Grazie signora”. Oppure, intelligentemente, avrei potuto continuare a dormire. Però, ecco, mi pagano. Eccome se mi pagano. Non so se nel bilancio il mio pseudo-stipendio vada a finire tra gli oneri sociali o le minusvalenze, ma alla fine non è propriamente un mio problema. In tre mesi di stage ho già completato quattro corsi online di Udemy, il corso sulla sicurezza obbligatorio e i quiz delle competenze di Linkedin. Più formazione di così. Pare l’università telematica Pegaso. Quando è giunto il momento di descrivere le mie attività quotidiane, ho dato sfoggio della mia più alta creatività: revisione documenti (i miei post di Instagram), riunione con il team (alias gli amici su whatsapp per organizzare un’uscita), check attività (cucinare, lavare i piatti, caricare la lavatrice), ricerche di informazioni (sulle serie tv da guardare la sera), analisi (sì, del meteo). Uno stage intenso e formativo. Mi rimane solo una domanda: ma se lo scopo primario è riempire una scrivania vuota, non si potrebbe piazzare Alexa accanto al computer per chiederle almeno se sia prevista pioggia?

12 pensieri su “Gli stagisti ciapa pulver

  1. Purtroppo cara Penny è uno strazio soprattutto per i giovani e non solo😤

  2. Mi sono dovuta trattenere perché in diversi punti mi veniva da ridere ed è la tua vita, non mi pareva proprio il caso. Hai una vena ironica straordinaria, che con ogni probabilità ti sta salvando da questo disastroso e corrosivo stage. Sei una persona intelligente e di grande valore. Troverai la tua strada professionale e avrai tante soddisfazioni, che ti ripagheranno di tutto.

    • Figurati, l’ho scritto anche per strappare un sorriso! Penso che l’ironia aiuti tanto, specie in certe situazioni, e anche se a volte pare difficile cerco sempre di conservarla. Grazie di cuore del pensiero ❤

  3. Ad ogni modo, ci vuole anche il buon senso e la buona lena di chi deve seguire gli stagisti. Ti ho già detto delle esperienze che abbiamo nella azienda dove lavoro io.
    Io stesso anni fa ho tenuto alcuni stagisti, e li ho sempre coinvolti, anche perché mi mettevo nei loro panni e mi dispiaceva davvero che si potessero annoiare per 8 ore al giorno.

  4. Che tristezza. Non è stage, ma si ritrova in una situazione simile una mia amica che sta facendo servizio civile. È stata presa presso un patronato nell’ambito di un programma di digitalizzazione (che dici, sarebbe molto utile), ma in sostanza in quell’ufficio non sanno cosa farle fare. Prima ha fatto lavoro d’archivio, poi ha digitalizzato alcuni documenti e ogni tanto aiutato qualcuno con il bonus trasporti. E poi basta. La lasciano lì alla scrivania e va già bene che sono 4 ore al giorno invece di 8.
    Visto che comunque è pagata, abbiamo ipotizzato che l’ente ci guadagna lo stesso tramite i finanziamenti al programma.
    Nel tuo caso, non saprei proprio perché abbiano deciso di prendere una stagista. Fai bene a sfruttare quel tempo per seguire altri corsi e migliorare le tue conoscenze.

    • Capisco la tua amica, purtroppo sono quei casi in cui la persona viene “imposta” e se non c’è voglia di utilizzare una nuova risorsa si finisce così. Nel mio caso mi sono fatta delle ipotesi, tra cui un guadagno di immagine quantomeno tra i giovani, che alle prime esperienze cercano opportunità accessibili (e questa alla fin fine lo è), e la possibilità di avere qualcuno a disposizione in caso di bisogno

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