Natale… ce n’è coviddi

A tre giorni dalla Vigilia di Natale, il covid continua a pretendere di voler restare, con la prepotenza di un nemico invisibile alle nostre spalle. Questa volta ha deciso di voler cancellare la cena della Vigilia e il pranzo di Natale, che da ventiquattro anni abbiamo sempre trascorso con gli zii. E lo so che ancora una volta ci sono notizie peggiori, che c’è chi sta peggio, che possiamo sempre recuperare. Ma quei momenti fanno parte della mia vita, come routine annuali che segnano la fine dell’anno che si avvicina, e non li abbiamo mai persi, nemmeno nel 2020, quando si poteva stare in quattro a tavola, e nemmeno nel 2021, quando erano tutti malati. E proprio quest’anno, quello che doveva essere il primo Natale normale, ci ritroviamo lontani. E pensare che per la prima volta avevo comprato a tutti dei regali… Forse la verità è che dopo tre anni siamo tutti stanchi, un po’ arrabbiati e disillusi, e quelle piccole cose in cui abbiamo nascosto la speranza sono ciò che è più prezioso per noi. In tre anni ho imparato a dare valore al tempo, alle occasioni, ai singoli abbracci, e pensavo che questo fosse l’anno giusto per recuperare ciò che era rimasto indietro. Sono incazzata nera? Sì. Anche se quelli in quarantena non siamo noi. Sono egoisticamente incazzata nera. Probabilmente prima di Natale mi passerà.

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