T… come Tag

I Tag sono diventati una specie di articoli in via di estinzione. Dopo probabilmente un paio d’anni, ne ho ricevuto uno da Cate L. Vagni, creato da Shio, ed io dopo giorni sono riuscita a partecipare.

Le regole sono semplici:

  • Abbinare la prima che vi viene in mente alla lettera dell’alfabeto, che sia il titolo di una canzone, un oggetto, una persona, il titolo di un film, qualsiasi cosa, basti che sia di getto, magari scrivendo anche due righe di spiegazione… ammesso che ci sia! 
  • Fare un elenco (se lo gradite, potete aggiungere anche delle immagini o il link se si tratta di canzoni)
  • Taggare più blog possibili e che pensiate possano essere interessati. (non c’è un limite numerico)
  • Ovviamente taggare l’ideatore, usare l’immagine del tag e chi vi nomina affinché sia possibile leggere anche le vostre risposte.

Partendo dal presupposto che per ogni lettera il mio cervello tira fuori almeno una ventina di termini, cercherò di rispettare le regole e mantenere la lunghezza di questo articolo entro i canoni di leggibilità.

Cominciamo!

A come: Amicizia, Altruismo, Assenza. Partiamo bene. Ma nella vita questa triade penso non possa mancare. L’amicizia ci accompagna nel mondo stringendoci la mano, l’altruismo ci fa conoscere la bellezza di fare del bene, e l’assenza diventa la sifda quotidiana da colmare con la pura felicità.

B come: Bambola. Anche se alle bambole ho sempre preferito i peluches. Ma un giorno chiesi a Babbo Natale una bambola che camminasse da sola, e mi arrivò questo abnorme elemento di plastica, che per anni rimase sdraiato in camera mia, e probabilmente camminò tre volte in tutta la sua vita.

C come: Clessidra. Perché il tempo mi incute sempre un po’ di timore. Faccio fatica a lasciare andare le cose, a voltare troppe pagine in una volta sola, e un orologio che ticchetta è come una spinta sulla schiena che mi fa correre ad un passo troppo veloce per me.

D come: Domino e Dettato. Un tuffo nella mia infanzia, perché il domino era uno dei miei giochi preferiti, e ai dettati prendevo spesso brutti voti, perché le regole degli apostrofi non mi entravano in testa mai.

E come: Eleganza ed Estate. Vestirmi elegante mi sembra sempre un po’ strano. Ci sono serate tra amici in cui il tacito accordo è “mettersi in tiro”, e mentre provo mezzo armadio guardandomi allo specchio, il più delle volte mi dico: beh, sei carina. Mi concedo un paio di complimenti, quando mi vesto elegante, anche se lotto con il timore che gli altri siano più eleganti di me. L’estate, invece, è il periodo strano dell’anno, quello uguale solo a sé stesso, in cui ho sempre avuto più tempo libero e più occasioni, quello che ho imparato ad amare in ritardo, e probabilmente mi mancherà.

F come Fortuna e Fiori. Quante volte scherzo sul fatto che la fortuna non mi assiste mai! E i fiori, quelli che ricevo in dono ma io mi concentro sul bigliettino, quelli che durano una settimana nel vaso ma io a fatica ne ricordo i colori. Vorrei saperli apprezzare, vorrei saperli regalare, ma ci sono sempre riuscita a metà.

G come: Gio. Il mio soprannome, uno dei tanti, ma quello che molti scelgono dopo avermi conosciuta. Sono talmente abituata a quelle tre lettere che quando qualcuno mi chiama col nome intero mi chiedo se non sia arrabbiato con me.

H come: Home. Casa. Nel senso più ampio del termine. Casa è dove mi ritrovo, dove cammino tra i ricordi, dove vivono le persone care, dove so di poter trovare uno sguardo amico o un abbraccio. Casa è un po’ un hotel diffuso, che ogni giorno costruisco passo dopo passo, pietra dopo pietra, stretta di mano dopo stretta di mano.

I come: Idea. Perché le idee affollano la mia testa, si rincorrono, e nei miei goffi tentativi di metterle in ordine a volte si prendono gioco di me. Sono le idee di una persona che ha sempre pensato troppo, e sta ancora imparando a buttarsi nel mondo ad occhi chiusi.

J come: Jolly. Metaforicamente, mi trovo spesso con un mazzo di carte in mano, e la scelta più facile è il jolly, perché è come non scegliere, come non prendersi alcuna responsabilità. So che è un errore, e che un jolly andrebbe giocato con strategia. Ma nel timore di buttare la carta sbagliata, a me capita di perdermi nelle scorciatoie.

K come: Katy Perry. Una delle icone pop per eccellenza, la colonna sonora della mia adolescenza, e il sottofondo musicale delle tratte in auto di prima mattina. E’ una di quelle cantanti che sembra cresciuta con me, dai tempi di “Teenage Dream” ad oggi, riuscendo a restare ancorata alla mia libreria musicale per anni.

L come: Libreria e Lunatica. Che vanno un po’ a braccetto in realtà. Perché tra i miei scaffali regna il caos, e anche se ciclicamente cerco di sistemare, l’ordine non dura che poche settimane. Sono lunatica nel mio tentativo di accatastare i libri, perché finsico a inserirli in ogni fessura pur di non buttare alcun volume.

M come: Mamma mia. Non l’esclamazione, ma il musical. Il solo che mi sia rimasto così impresso, con quelle canzoni immortali che ancora oggi conosco quasi a memoria. L’ho visto da piccola, l’ho rivisto più volte, ho atteso il sequel con trepidazione, e l’ho rivisto di nuovo, perché nessun altro film può replicare l’originale.

N come: Nessuno. La mia più segreta paura, quella di non avere nessuno attorno, di ritrovarmi circondata dal vuoto. Tutti abbiamo quelle paure un po’ irrazionali, quei timori reverenziali di ciò che è più grande di noi. Ecco, la solitudine è una di queste paure.

O come: Osservare. Io trascorro parecchio tempo a guardarmi intorno, a cogliere i dettagli di quello che mi circonda, a calarmi nei suoi colori e nei suoi profumi, e conservo quelle immagini nella memoria, per poterle associare ai ricordi e renderli ancora più vivi.

P come: “People help the people“, la canzone. Mi sono sempre riconosciuta tanto in quei versi, perché non mi tiro mai indietro, aiuto chiunque me lo chieda, e sono uguale a mio padre in questo, anche se a volte ci danno dei fessi, e altre volte me lo dico da sola. Ma idealmente sarebbe davvero un mondo migliore, se potessimo tenderci la mano a vicenda e imparare a costruirlo insieme.

Q come: Quarzo. Non sono appassionata di pietre, ma dai tempi della mia comunione ho appeso in camera una bacheca piena di minerali. Agata, Malachite, Topazio, e alcune tipologie di Quarzo che ho sempre adorato. E’ stato il regalo di mia zia, chiuso in una serie di scatole di cartone, e non ricordo nemmeno io se all’epoca amassi le pietre, ma non ho mai pensato di toglierle dal muro.

R come: Risate e Regali. Il simbolo di ciò che mi fa stare bene. Le cose più semplici, le più banali gocce di felicità, eppure le più difficili da raccogliere, perché sono piccole piccole, cadono ai nostri piedi, e rischiamo di non vederle perché guardiamo sempre verso il cielo.

S come: Stazione. E’ forse l’unico luogo della città che sembra non dormire mai. Scrivevo tempo fa: “Ha sempre qualcosa di magico, la stazione, con la sua calca confusionaria, il borbottio delle valige, e il rumore sordo dei treni in partenza, che lasciano sempre un binario vuoto e una colonna d’aria invisibile che prova a fuggire“. E lo penso sempre.

T come: Tasca. In senso figurato. E’ stata la parola più difficile da pensare, perché mi veniva in mente di tutto, ma niente aveva un reale significato. Poi ho riflettuto su quei termini che uso spesso, e mi è venuto in mente “Tasca”. E’ il mio modo di descrivere la tendenza ad accumulare, a non volermi separare da ciò che ho raccolto, perché per me tutto è ricchezza, anche i ricordi più lontani, o quelle persone che ho perso di vista e mi hanno lasciata con le promesse in mano.

U come: Usare. Perché sentirsi usati è brutto, è rendersi conto di aver sprecato tempo, è accorgersi che l’altro ci vede come un oggetto, è togliere valore a ciò che abbiamo investito, perché verrà presto dimenticato. Ma è anche una lezione importante, che ci fa inevitabilmente crescere.

V come: Vista, Verità, Valore. Tre elementi che nella mia vita non possono mancare. Una vista sul mondo, dall’alto di un monte o dalla finestra di casa. Il sapore netto della verità, che è tanto rara quanto preziosa e difficile da inseguire. E il valore, quello che si dà alle semplici occasioni, ai momenti qualunque che abbiamo voglia di raccontare, e proprio per questo sono d’oro.

W come: “When we were young“, di Adele. Una di quelle artiste che probabilmente tornerà in Italia nel 2050. E quel brano, che risale ormai a parecchi anni fa, a me ogni volta porta a viaggiare tra i miei pensieri, cullata dalla sua voce unica e da quei brividi immotivati che solo la musica ti può dare. E quando canta “Let me photograph you in this light in case it is the last time“, io riconosco volti e persone sempre diversi, per ogni fase della mia vita.

X come: potrei dire Xilofono, ma non saprei come giustificarlo. Mi astengo.

Y come: “Young and beautiful“, di Lana Del Rey. Un’altra canzone splendida, un punto di riferimento all’interno della sua discografia. “Mi amerai ancora quando non sarò più giovane e bella?“, a quante persone sarà capitato di chiederselo, anche guardandosi allo specchio, senza il coraggio di pronunciare quelle parole?

Z come: Zucca. Adoro la zucca in tutti i modi in cui viene cucinata, ma più di tutto adoro i contrasti che è capace di creare, perché è un po’ come me, dolce ma in cerca di ciò che è salato per completare quello che mi manca.

Visto il ritardo e il mio poco tempo, per non citare la mia scarsa capacità decisionale, non taggo nessuno, ma lascio un invito aperto a chiunque abbia voglia di partecipare.

5 pensieri su “T… come Tag

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