A prescindere da tutto, e nonostante mille paure

Io ci sto provando, a lasciarti andare. Sto cercando in tutti i modi di voltare pagina. Mi sto sforzando di guardare con distacco i nostri ricordi insieme. In fondo sono poche righe, che in parte ho scritto da sola. Ma tu continui a cercarmi, con quelle domande sulla tesi, ed io continuo a risponderti, sperando di essere d’aiuto. E come faccio a fingere che sia normale? Ho sognato per mesi di poter parlare con te, di avere una scusa per sentirci, di cogliere ogni occasione per scambiare due parole, ed ora che sei tu a scrivermi, a scorrere le conversazioni fino al mio nome, forse preferirei che non avessi mai scelto me. Io non ci riesco, così. Non riesco a dimenticare quello che neanche è esistito, e quello che ho potuto sfiorare in quel poco tempo che ci è stato concesso. Ma tu non tornerai, ed io vorrei solo ricominciare altrove. Provo a nascondere in un cassetto i bei gesti e le parole gentili, poi arriva un tuo messaggio, riascolto la tua voce, e il cassetto si apre lanciandomi in faccia ciò che cerco di archiviare.

In mezzo a quei messaggi, ci sono anche i tuoi auguri, quelli per il mio compleanno, quelli che sono arrivati tra i primi la mattina presto, e che mi hanno strappato subito un sorriso. Non me li aspettavo da te, non in quel modo, non quando sarebbe stato più semplice rispondere “Auguri” su un social network. Ma sarei ipocrita a dire che avrei preferito non riceverli affatto. Poi penso che se non ti avessi scritto io, forse non ci saremmo nemmeno salutate a settembre, quando hai lasciato la casa ed io l’ho vista per la prima volta, invasa di pacchi come se fossi appena arrivata. Ci siamo promesse di sentirci, di rivederci alle nostre lauree, e in mezzo ai nostri messaggi c’è anche la tua voglia di assistere alla mia proclamazione, e il mio grazie a metà mattina per quel regalo a cui hai scelto di partecipare. Non mi aspettavo nemmeno questo, ma è bello sorprendersi delle persone, a prescindere da tutto, e nonostante mille paure.

Ma il problema, alla fine, non sei tu. Perchè non sai ciò che ho provato, non sai che ti ho aspettata, non sai quanto è stata dura lasciarti andare via. Non sai nulla, ma ci scriviamo prima che il mondo cambi anche per te, senza mai deviare da quell’univeristà che ci ha fatte incontrare. Qualche mese fa mi sarebbe bastato questo, perché in fondo è un inizio di una frase senza punteggiatura, ma ormai tu sei tornata a casa, a chilometri di distanza da qua, e probabilmente non è stato scritto abbastanza per poter continuare la storia. Vorrei lasciarla così, in sospeso tra questi messaggi futili, perché dell’altra sappiamo poco o niente, e non sapremmo nemmeno da dove cominciare. Eppure ogni volta ti rispondo, impegnandomi a trovare le risposte per te. Forse lo faccio d’istinto, o forse una parte di me spera ancora di vederti tornare.

E’ sciocco, lo so. Ma in fondo tutto è cominciato così. Da un primo messaggio in cui mi chiedevi aiuto, e per sdebitarti mi hai offerto un caffè. Non è cambiato nulla da allora, o forse sì. Perché un anno fa, i tuoi auguri di compleanno non li ho ricevuti, e allora magari qualcosa di buono l’ho fatto. A prescindere da tutto, e nonostante mille paure.

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