Due giorni

Oggi le prime foto dei laureati di ottobre. Volti familiari e gente sconosciuta, lì, in quella piazza che ormai conosco a memoria. Significa che ci siamo, che manca poco, pochissimo, e anche se probabilmente sarò tra gli ultimi, nel pomeriggio della penultima giornata, io sono pronta. Certo, forse le emozioni inizieranno un po’ a pesare, e tutto il tempo speso a organizzare sembrerà niente quando sarò lì, con la corona d’alloro e una bottiglia per brindare. Ma non importa. Mi sto rendendo conto che in fondo me ne frega poco del voto, della commissione, della lode a cui ho sempre puntato, arrivati a questo punto, a due giorni da quel momento, la cosa più importante per me è viverlo con le persone care, con la mia famiglia che ha preso un giorno di ferie, e con i miei amici, che hanno chiesto permessi o saltato lezioni per essere con me. E’ questo che conta davvero, questo che renderà quel giorno così speciale. E dopo mesi passati a lamentarmi della sfortuna, improvvisamente tutto sembra essere perfetto. Ci pensavo quando sistemavo le bomboniere, e rileggevo la frase che ho fatto scrivere sul retro della confezione: “Una professoressa un giorno ci disse: «La libertà di scelta è l’unico valore che ci può rendere felici nella vita», ed è stata una grande lezione”. Quella professoressa farà parte della mia commissione, e non potrò che guardarla con ammirazione per avermi lasciato uno degli insegmanenti più importanti di questi anni. Ho riflettuto tanto, su quella frase, perché è arrivata in un momento in cui non sapevo se avessi intrapreso la strada giusta, e non potevo cercare una conferma in un mondo schiacciato dalla pandemia. In quel momento di confusione, di domande, di certezze sbiadite, lei mi ha dato la spinta che cercavo. Il suo è stato il primo corso che ho seguito, all’inizio della mia laurea magistrale, e non l’ho mai dimenticato. Così oggi sono qui, con un discorso pronto, l’ansia di sforare i dieci minuti, e la voglia di entrare in quell’aula e uscirne felice. Ne ho voglia, davvero. E pobabilmente per la prima volta, quella voglia supera qualsiasi paura. Ho voglia di presentare il mio lavoro, di farlo davanti a parenti e amici, ho voglia di festeggiare in piazza, ho voglia di ricevere i coriandoli in testa, ho voglia di scoprire gli scherzi che i miei amici avranno preparato per me, ho perfino voglia di farmi fotorgafare, per conservare un ricordo limpido di quella giornata, e poterlo ritrovare scorrendo le pagine di un album a colori. E’ retorico pensare che sarà speciale? Eppure io mi sento così. In fondo tutto, in questa settimana, ha un po’ un altro sapore. Anche le lauree degli altri, gli aperitivi la sera, i cartelloni con le foto, i cruciverba per scherzare, le foto insieme davanti alla facoltà, è tutto diverso dal solito, tutto più luminoso, una fuga dalla quotidianità. Ho voglia di esserci per loro, perché so cosa significa, e se ho speso un centinaio d’euro per tutti quei regali, se ho fatto in modo di organizzarmi per non mancare mai, io l’ho fatto con tutto l’affetto che posso provare. Lo stesso affetto che ho cercato di raccontare tra le righe in quell’ultima pagina di tesi, quella dei ringraziamenti, che ho dedicato a tutte le persone che in un modo o nell’altro, anche soltanto con un messaggio, ci saranno per me.

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