Le ragazze del centralino – un omaggio alle donne degli anni Venti

«Le ragazze del centralino diedero la vita per creare un mondo migliore. Sono solo un esempio dei sacrifici fatti da milioni di donne nel corso della storia. Donne coraggiose, altruiste, orgogliose. Donne che lottarono e ancora lottano per la parità di diritti e la libertà dell’essere umano. Questo è il nostro omaggio»

Se a Netflix dobbiamo trovare un pregio, è sicuramente quello di farci scoprire prodotti nuovi, e non solo di quella tanto discussa Hollywood con i suoi attori stellati. Las chicas del cable è una serie TV spagnola, ambientata tra gli anni Venti e Trenta del Novecento. Una serie TV che mette al centro le donne, come protagoniste, come guide, come simboli, per raccontare la corsa verso l’emancipazione. Un femminismo forse a tratti banalizzato, a tratti un po’ oscurato, ma la saggia costruzione della trama, lo spessore dei personaggi, le tematiche che vengono rappresentate con coraggio, rendono ogni episodio un piccolo gioiellino. Non bisogna certo aspettarsi una ricostruzione storica, bastano i costumi a riportarci in quell’epoca in cui la donna non aveva diritti: non poteva studiare, votare, lavorare, abortire, doveva solo crescere i figli e occuparsi del marito. Un’epoca che ci sembra lontanissima, difficilmente comprensibile, eppure quella mentalità non è solo un ricordo, non per tutti, e dopo un secolo quelle battaglie sembrano avere ancora più valore.

Lidia, Carlota, Angeles, Marga, Sara. Sono le ragazze del centralino. Donne forti, diverse, amiche, che sullo sfondo di una società maschilista hanno lottato per la propria libertà. La protagonista è Alba, che si presenta sotto il falso nome di Lidia, e si fa assumere alla Compagnia dei telefoni di Madrid per rubare. La sua storia è un filo conduttore che attraversa tutte e cinque le stagioni, un amore tormentato, che diventa un triangolo con Carlos e Francisco, una doppia forza che la lega ai ricordi di gioventù e alla presenza sicura di un uomo. Lidia è un personaggio furbo, intelligente, capace di ingannare tutti per raggiungere i propri obiettivi. E’ un personaggio che si presenta come un’abile opportunista, ma l’incontro con quelle ragazze del centralino, quelle amiche che resteranno sempre al suo fianco, in fondo le cambierà la vita, e grazie a loro capirà quanto sia importante lottare insieme, confidarsi, esserci gli uni per gli altri, a prescindere da tutto.

Poi c’è Carlota, ragazza di buona famiglia, che lavora come centralinista contro il volere del padre, e chiude un fidanzamento per l’amore che prova per la collega Sara. Carlota è la voce più determinata, coraggiosa, piena di fiducia, una donna che non si arrende al primo ostacolo, e che ai propri ideali ci crede con tutto il cuore. Attraverso la sua storia scopriamo quanto fosse difficile per le donne farsi ascoltare, chiedere pari diritti, intervenire in radio in favore della causa, e arrivare a immischiarsi in una politica corrotta, con il sogno di riuscire un giorno a cambiare le cose. La relazione con Sara è uno spunto per mostrare come l’omosessualità fosse proibita, un segreto da nascondere, un potenziale oggetto di ricatto, e per tanti una malattia, eppure non manca chi è in grado di comprendere, e guarda al loro amore come qualcosa di normale.

Sara, a un certo punto, diventa Oscar, e getta un faro sulla questione della transessualità. Perché sentirsi nel corpo sbagliato negli anni Venti era ancora peggio che essere omosessuali. Vuol dire dover fingere, reprimere i propri impulsi, mentire alla famiglia, o finire in una clinica che usa la tortura per guarire quelle devianze. Quella di Oscar è la storia di un percorso verso l’accettazione, in cui nulla era concesso, nemmeno indossare abiti da uomo, ma le persone che gli stanno accanto lo rispettano, e il nome di Sara finisce presto dimenticato.

Poi c’è Angeles, una donna vittima di un marito violento, che la tradisce e vorrebbe impedirle di lavorare. Lei è il personaggio più attuale, quello che a tratti ti fa domandare se sia davvero il 1929, perché storie come queste sono ogni giorno al telegiornale. L’idea della donna casalinga, che deve occuparsi della casa, che non deve uscire con le amiche, che se non stira la camicia fa un torto a suo marito, una donna che è un oggetto, un pezzo dell’arredamento, e deve subire in silenzio i maltrattamenti dell’uomo. Angeles non ha scelta, perché a quel tempo lasciare il marito era un reato, il divorzio non esisteva, e il matrimonio era davvero indissolubile. Ma quei calci e quei pugni, quei lividi nascosti sotto al trucco, sono lo specchio di ciò che da allora non è mai cambiato, e ci fa capire quanto sia importante continuare a difendere la libertà.

Infine troviamo Marga, una ragazza che arriva a Madrid piena di paure, ma con la volontà di lasciare la campagna e costruirsi una vita in città. Marga è il personaggio che dà leggerezza, e riporta un equilibrio all’interno di una trama complessa e spesso dura. Il suo amore con Pablo è genuino, spontaneo, giusto per l’epoca, ma la lotta di Marga è una lotta diversa, che parla di sentimenti e del peso degli errori. La sua fragilità è l’espediente per mostrare l’altra faccia della medaglia, quella dei sensi di colpa, dei timori, delle conseguenze delle proprie scelte, che non sempre realizzano i propri desideri. Marga ha il sogno di diventare contabile, un lavoro maschile, che per anni non le viene concesso nonostante fosse tra le migliori. Un sogno a cui smette di credere perfino lei, perché è umano anche arrendersi, o non sentirsi abbastanza forti da continuare.

Loro sono le protagoniste, il vero racconto della serie. Certo, non è perfetta, a volte è surreale, altre volte si perde dietro un triangolo amoroso da soap opera, altre volte esagera nella ricerca del villain a tutti i costi, ma gli spunti di riflessione ci sono, ed emergono prepotentemente da quello sfondo a volte solo accennato. Dai primi centralini alla radio, fino ai tempi della guerra civile spagnola, una lotta che finisce inghiottita dalla dittatura di Franco, ma non per questo ha meno valore. Le ragazze del centralino, in fondo, non ha un lieto fine, ma è giusto così. Perché le storie di Lidia, Carlota, Angeles, Marga e Sara sono un omaggio a quelle donne che hanno lottato davvero per cambiare il mondo, e in molti casi hanno pagato con la vita.

Tanto è stato fatto da allora, tanto resta da fare, perché la violenza è ancora troppo attuale, perché l’aborto è ancora messo in discussione, perché l’omosessualità è ancora per tanti un problema, perché le donne ancora faticano a fare carriera, ma è bene ricordarsi che quei diritti che oggi diamo per scontato sono il frutto di anni di battaglie, di coraggio, di piccole conquiste verso la libertà. E non ci si deve arrendere mai.

Ricordiamolo sempre.

Buongiorno a tutti. Questa è una trasmissione speciale. Vi confesso che fino a poco fa non volevo farla. Degli uomini mi hanno aggredita, qui, alla radio. Volevano farmi chiudere la bocca, ma hanno ottenuto l’effetto contrario. Oggi Athena è morta. Il mio nome è Carlota Rodriguez de Senillosa. Questo è il mio nome. Questa è la mia voce. E questa è la mia lotta. Non riusciranno a sconfiggermi. Non avranno la meglio su di me, e nemmeno sulle altre donne. Se sarà necessario, lotterò fino all’ultimo respiro. Ci sono uomini che ci vedono come un nemico, però a loro dico che sbagliano. Perché siamo le vostre sorelle, le vostre mogli, le vostre amiche, le vostre compagne. Trattateci come tali, possiamo essere vostre alleate. Fidatevi di noi, dateci il nostro spazio, perché se non ce lo darete ce lo prenderemo con la forza.

– Carlota (stagione 3 episodio 6)

9 pensieri su “Le ragazze del centralino – un omaggio alle donne degli anni Venti

  1. All’inizio mi è piaciuta molto, man mano che passavano le serie mi scadeva sempre più, troppe forzature, troppe esagerazioni, il lieto fine troppo sforzato, le persone che resuscitano… Per me è un no.. Non sono riuscita a portarla a termine

  2. Ciao! ho amato tantissimo questa serie anche se la qualità delle prime stagioni è andata scadendo nelle ultime dove la trama è stata davvero tirata all’estremo. Mi piacciono molto serie tv, fil e libri ambientati nel passato con ricostruzioni storiche abbastanza fedeli anche se con la giusta libera creatività. Ciao Monica

    • Concordo, le ultime stagioni avevano del surreale, ed è stato un vero peccato! Film e serie storiche mi ispirano sempre tanto, anche solo per i costumi quando sono ben fatti, se hai suggerimenti li prendo sempre volentieri 😊

      • Immagino che conoscerai il fil Maria Antonietta di Sofia Coppola! Splendido. Io ho amato ange Versailles sempre su Netflix. E la cuoca di Castamar ( un po’ lento) e anche Destini in fiamme. Prova a dare un’occhiata. Poi se ti piacciono i film ambientati in costume prova a seguire il ns blog che sta nascendo adesso, quindi c’è ancora ben poco ma abbiamo molto idee in cantiere . Trattiamo anche il cinema la letteratura e la musica ispirata al XVIII secolo.

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