Da quell’ultimo abbraccio, mi sono nascosta dietro gli impegni imminenti, e sono scappata da quegli stessi ricordi che avevo scelto di conservare. Come se volessi chiudere un libro con una penna in mezzo, un volume che tende a riaprirsi appena lascio la presa. Ci pensavo, nel freddo di una mattina di settembre. Pensavo ai luoghi in cui non sono più tornata, a quel giardino, quel piccolo pub, angoli qualsiasi di una città universitaria, in cui ho lasciato istantanee invisibili appese a un muro. Pensavo che è sciocco cancellarli così, per un’immagine che vedo soltanto io, per un passato che non sono stata in grado di cambiare. Ma in fondo basta poco per scivolarci dentro di nuovo, per perdere l’equilibrio e ritrovarsi punto e capo. Una conversazione, un messaggio, ed è come se da quella casa non fosse mai partita. E una parte di me, anche minuscola, vorrebbe forse non averla mai incontrata.
Pensarci è strano. Pensare a una persona, anche se non la vedi da tempo, anche se non sai se la rivedrai mai. Sono pensieri che arrivano e ti incasinano la giornata, pensieri che ti riportano mille domande in testa, pensieri che ti fanno sentire ancora una dodicenne, pensieri che non puoi nemmeno usare per giustificarti, perché vuoi proteggerli, tenerli per te. Perchè in quei pensieri ci sono ricordi a colori, come fotografie che vorresti conservare. Ti vergogni, di quei pensieri, perché non sono niente di concreto. Sono un sogno, che hai usato come rifugio e da cui adesso vuoi scappare.
Eppure quel pensiero è ancora lì, buttato dentro a un cassetto, a guardarmi mentre riempio d’altro le mie giornate. So che probabilmente finirà sommerso di carte, ma finché la penna traccerà soltanto scarabocchi, nella fretta di occupare il tempo e correre via, non potrò evitare di riaprire il cassetto per caso, e ritrovarlo lì, come un ricordo che non posso sfiorare. Cambierà, perché le cose sono già cambiate, sotto quel velo sottile che il tempo stende sulla memoria. La distanza sbiadisce sempre un po’ tutto. Ma quel nome è sempre lì, un dialogo in sospeso, con la promessa d’essere di aiuto e magari incontrarci ancora. È un libro con una penna in mezzo, che nella libreria occupa troppo spazio, e salta all’occhio in mezzo agli altri volumi. Ma forse per adesso mi piace che sia così. È la mia penna, e qualche appunto posso ancora scriverlo.
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