
E’ molto facile scrivere la sceneggiatura di una serie TV leggera, che punti a intrattenere, che si proponga di strappare un sorriso e farsi guardare in una sera. Ma parlare di abusi sessuali sul posto di lavoro è diverso. Ci vuole uno stile diverso, una certa sensibilità, ed anche una dose di rispetto per tutti coloro che lo hanno vissuto. Diciamocelo, è un rischio, ma è un rischio che può valere la pena di correre.
The Morning Show è un prodotto di nicchia, disponibile su Apple TV, ma che si è rivelato interessante e ben fatto. Troviamo qui una Jennifer Aniston diversissima dalla Rachel di Friends, e una Reese Witherspoon capace di tenere la scena senza mai andare sopra le righe. Un duo tutto al femminile, in lotta contro il maschilismo, gli abusi e la cultura del silenzio, dietro le quinte del famosissimo notiziario del mattino. Un tema scottante, che potrebbe facilmente scadere nel banale, eppure il tutto è costruito come un puzzle, che pezzo dopo pezzo viene ricostruito, fino all’esplosione finale che stravolge ogni equilibrio.
La serie si apre con le accuse di abuso sessuale rivolte a Mitch Kessler, co-conduttore di Alex Levy e colonna portante dello show. Allontanato dal proprio ruolo nel tentativo di preservare il programma, viene ben presto sostituito da Bradley Jackson, una giornalista alle prime esperienze, con un carattere forte quanto impulsivo, e una grande vocazione per il racconto della verità. Alex e Bradley non potrebbero essere più diverse: pragmatica e individualista la prima, idealista e imperante la seconda, le due non riusciranno subito a comprendersi e a costruire un rapporto di condivisione. Eppure, davanti alle telecamere, la professionalità impone di indossare un sorriso e leggere le battute che compaiono sugli schermi. Bradley fatica ad adattarsi ad un ambiente così costruito, e nella sua lotta per la verità si scontra con un mondo che per un passo falso ti potrebbe mangiare. Alex lo sa bene, perché a quel mondo ha dedicato la vita, trascurando la famiglia, rompendo il matrimonio, e lacerando il rapporto con una figlia che non la capisce. Sullo sfondo, il tema del Mee Too inizia a comparire sui notiziari, e la storia di Mitch Kessler diventa troppo ingombrante per poter essere ignorata. Ecco di nuovo la verità, quella che Bradley vorrebbe raccontare e da cui Alex scappa per timore. Sono due personaggi complessi, dotati di spessore, plasmati da un trascorso che non si può cancellare. Sono loro le protagoniste, quelle che muovono le pedine sulla scacchiera, come a prendere in giro tutti gli uomini che vorrebbero soltanto approfittare di loro.
Il merito della serie, però, è un altro. E’ la sua struttura a incastri, il suo tenere sempre uno spiraglio aperto, e quei dialoghi sospesi che non sembrano dire niente. Lo spettatore è portato a farsi domande, a dubitare, a chiedersi se le accuse a Mitch siano vere, se Alex ne fosse a conoscenza, se i colleghi ne fossero a conoscenza, perché nessuno dà mai una risposta definitiva. Ed è così che si comprende quel sentimento d’incertezza, di inquietudine, di paura, perché dietro la facciata felice si potrebbe nascondere il mostro, e non saremmo pronti ad affrontarlo. In fondo Mitch era un uomo solare, divertente, gentile, una spalla per Alex, un idolo per tanti. Una giovane collega finisce nella sua trappola, raggirata dalle belle parole e da un invito apparentemente innocente, e quando confessa tra le lacrime l’accaduto, quello che ottiene in cambio è una promozione sul lavoro. E’ questo che tiene in piedi una cultura del potere, che permette a un uomo di silenziare una donna e ripagarla di un abuso con una promettente carriera. Bastava rifiutare, direte voi. Ma la serie ti fa capire che non è così, e che davanti ad una scelta, in un momento in cui vorresti solo dimenticare, non è poi così facile prendere la giusta strada. A volte si prende semplicemente la decisione più facile, quella più comoda, quella che ci farà meno soffrire.
Ma la verità ha sempre un prezzo, e il contto si deve pagare. L’ultimo episodio è il trionfo della verità, quella che Bradley ha cercato tanto, e che riuscirà a raccontare soltanto con l’aiuto di Alex, che finalmente trova il coraggio di sfidare quel mondo in cui per anni aveva cercato di nuotare. In diretta televisiva, Alex e Bradley prendono il comando, e denunciano il proprio stesso show in nome di tutte le donne vittime di abusi sul luogo di lavoro. E’ una scena bellissima, intensa, in cui si percepisce tutta l’emozione delle attrici, che guardano dritto in camera e finalmente complici rincorrono l’obiettivo.
“Non siamo state oneste con voi. Non parlo del notiziario, non parlo di questo. In realtà parlo di noi. Non vi abbiamo detto tutto. Questo posto è davvero diverso da come potreste immaginarlo, e accadono cose molto brutte […]. Vogliamo condividere alcune informazioni riguardo al nostro network. Crediamo che *** abbia avuto un ruolo centrale nel creare un ambiente che ha costretto al silenzio le donne che hanno cercato di denunciare abusi sessuali. UBA sta per rilasciare un’indagine interna che attesterà ciò non è vero. Sono in gran parte cazzate. Sono del tutto cazzate. Non voglio più mentirvi, nessuno di noi vi dirà più bugie, perché sono chiamata, un po’ come chiunque altro, a denunciare e cercare di mettere fine agli abusi sessuali che avvengono in questo fottuto luogo. […] *** ha instillato una cultura di paura e silenzio e paranoia e dolore. Io l’ho visto. Io ho visto come ha influenzato le donne, e non mi sono mai fermata, perché avevo sedici anni. E so che non è abbastanza, e chiedo scusa a molte persone […]. L’abuso di potere e la corruzione aziendale deve finire, non possiamo accettare una cultura del silenzio qui o altrove. Per quanti *** ci sono là fuori, ci sono miliardi di altre persone come me e come Bradley e come voi. Quindi fate rumore“
(Traduzione personale – *** indica il nome di un personaggio per non rivelare anticipazioni)
La prima stagione finisce con il bip assordante della trasmissione interrotta, e quell’invito che suona quasi rivolto a noi, spettatori secondari di una storia che travalica i confini: fate rumore. E’ questa la grande lezione, il messaggio che bisogna veicolare. Un grande applauso a Jennifer Aniston e Reese Witherspoon per aver saputo trattare con il giusto rispetto un tema così importante e delicato.
La prima stagione mi era piaciuta tantissimo, davvero un gioiellino! La seconda ahimè non è stata allo stesso livello, secondo me
D’accordo con te, la seconda stagione l’ho trovata più lenta e di fatto ha aggiunto poco di nuovo. Voleva essere forse più “introspettiva” ma non è del tutto riuscita