Prima impressione di me

A volte me lo chiedo: ma gli altri come mi vedono? Quale sarà mai la prima impressione che io lascio nella gente? Perché probabilmente quella prima impressione di me é come l’immagine di una scultura di ghiaccio che si sta lentamente sciogliendo. La mia psiche attraversa un paio di fasi dopo la prima stretta di mano, piacere, Giorgia, piacere. Prima viene il dubbio ossessivo: come ha detto che si chiama? Perché ovviamente la mia concentrazione era tutta rivolta al mio dovermi presentare senza fare strane figure. Poi viene la fase in cui studio il compagno o la compagna che sia, agendo di soppiatto, captando anche i sussurri, le occhiate, le mosse delle mani. Cerco di figurarmi quale personalità io abbia davanti, se irruente come un carrarmato o molle come pane fresco, perché mi preoccupo inconsapevolmente degli giudizio dell’altro, di quanta compatibilità ci potrebbe essere tra noi, di quali situazioni potrei dover fronteggiare. La mia prima impressione sarà certamente silenziosa, sorridente, ma al tempo stesso concentrata, preoccupata, ben disposta ad intervenire nelle conversazioni con frasi lapidarie di circostanza, e subito pronta a fuggire dall’attenzione tutta rivolta su di me. Forse ad una prima occhiata sembro scontrosa, o una persona superba che non parla con i comuni mortali, quando in realtà sto solamente aspettando che i comuni mortali vengano da me. Non sono ancora diventata brava a conoscere persone nuove, non mi sono liberata del timore tagliente di non piacere, forse non accadrà mai, e riuscirò solamente a nasconderlo sotto una falsa sicurezza e una ricerca ossessiva di argomenti di conversazione. Perché non si può dire che io non ci provi. La mia mente rotea impazzita, sfogliando manuali di istruzioni senz’autore, in cerca di qualche domanda ragionevole da porre alla compagnia. Da dove vieni? Dove abiti? Cosa studi? Probabilmente presto arriverò a chiedere altro. Dove lavori? Ma mi manca la capacità di costruire da questo una conversazione vera, che fili liscia come una favola di un cantastorie, che mi permetta di aprirmi davvero e di raccontarmi senza paura. La prima impressione che do alla gente, è quella di una ragazza normale, che se non ha niente da dire non dice, che concorda sempre con qualcuno, che non ha niente di peculiare da esibire, che ascolta tutto e tutti con attenzione, ma se deve rompere un silenzio preferisce aspettare che lo facciano gli altri. E’ questo che appare a chi non mi conosce. Questo che dono dopo la prima stretta di mano. Certo, non mi tiro indietro se c’è da fare qualche battuta, se c’è da ridere, se c’è da commentare un fatto o da giocare. Mi immetto nelle masse quando si balla, si discute in cerchio, si cena allo stesso tavolo, quando carico qualcuno in auto con me, quando qualcuno mi rivolge la parola per primo. Perché nonostante le prime impressioni, io ho tanta voglia di liberarmi dei lucchetti, di aprire i portoni e lasciar correre gli spifferi. Anche se non sembra, io sono una persona amica, che si affeziona, che probabilmente dopo la prima stretta di mano sta già pensando a quando potersi rivedere, sono una persona che ha bisogno di qualcuno che la spinga, che la scuota per le spalle, che le tiri fuori le parole di bocca, ma con gentilezza e garbo. Mi blocco davanti a chi mi guarda con aria interrogativa, chi aspetta che io dica qualcosa guardandomi le scarpe, chi mi chiede se io sia timida, o sempre così silenziosa. E’ quello che fa stare peggio, perché traccia un solco con la matita su una cicatrice che fa ancora male. Si chiama infilare il dito nella piaga. Mi rendo conto che la prima impressione che lascio non dev’essere delle migliori. Forse sono semplicemente troppo preoccupata, troppo impegnata a pensare per seguire l’istinto, forse sono troppo poco me stessa per poter mostrare un carattere irruente come un carro armato. Io, un carro armato, non lo sarò mai. Sono più brava a distribuire affetto, a dimostrare che ci sono sempre, ad ascoltare, a dispensare qualche consiglio banale tratto dai libri, a giocare con le parole durante le conversazioni telematiche. Sono brava in questo, in quella parte di amicizia che vorrei arrivasse subito dopo la prima stretta di mano. Perché dopo, quando la confidenza mi ha già infuso coraggio, sembro un’altra persona. Dopo, io parlo, dico la mia opinione, scherzo, faccio il primo passo, accetto anche qualche porta in faccia senza andare subito in paranoia. Dopo, sono io stessa a parlare, a confidarmi, a cercare gli altri, ad averne bisogno come aria. Dopo, non vi liberate più facilmente di me. E se si discute, io rispondo a tono, se ci si dice ti voglio bene, io rispondo che ve ne voglio anche io. Dopo, sono capace di distruggere quella prima impressione fredda e meditabonda di me, quella stoica e impalata che cammina in fondo alla fila, quella che sembra voglia sempre scappare o starsene per i fatti suoi. Non sono così. E se la mia prima impressione mi rendesse un poco giustizia, quella stretta di mano non sarebbe più così problematica e preoccupante come adesso. Ma non sarei io. Io sono quella che appare una sfinge, ma che dentro ha i labirinti delle piramidi.

[Scritto a Novembre 2018]

8 pensieri su “Prima impressione di me

  1. il carattere spesso cambia con gli anni, io in genere ero fin troppo aperto da giovane, mi piaceva parlare con tutti, partivo subito in quarta e anche con una sconosciuta incontrata alla fermata del tram raccontavo tutta la mia vita. Certe tipe mi guardavano come dire ” da dove è uscito questo?” poi magari qualcuna mi prendeva in simpatia, altre invece rimanevano scioccate, senza dire nulla, forse per timore chissà. Sono tante le sfumature dell’essere umano, spesso sbagliamo a comprenderle e talvolta capita proprio con le persone che vorremmo conquistare 🙄
    Ti senti cambiata da quando avevi scritto questo testo?

  2. Sei migliorata nel frattempo?
    Al delirio abbiamo una a tempo che dopo tre settimane nessuno sapeva che faccia aveva portava sempre la mascherina. Ha detto che non è timida ma che le ci vuole un po’ di tempo per lasciarsi andare un anno circa. La lasciano a casa prima

    • Migliorata in parte, penso sia difficile cambiare radicalmente o liberarsi della parte più profonda del nostro carattere. Sono ancora timida e riservata, ma ci ho lavorato e continuo a farlo

  3. Mi ritrovo molto nell’ultima frase 😂
    Ma da quando ho iniziato a lavorare, avendo a che fare sempre con persone diverse (via vai di colleghi più clienti e fornitori con cui interfacciarsi), devo dire che un po’ mi sono sciolta.

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