Una settimana a Napoli e dintorni: primo giorno | Il centro storico

Lasciate le valige in custodia e mangiata al volo la prima mozzarella, ci siamo incamminate verso il centro storico. La prima tappa, convenzionalmente obbligata, è il Duomo, collocato sulla via omonima e circondato da locali e negozietti vari. Una facciata imponente sfiorata dal sole, come se fosse il padrone, e dall’alto potesse controllare il traffico cittadino.
Poco distante dal Duomo si trova la chiesa di San Lorenzo Maggiore, nascosta in un angolo accanto a San Gregorio Armeno. Un complesso di sale storiche ben tenute, e finestroni a dare vita ai colori sulle pareti. La via era deserta, nel caldo d’agosto, e le stanze avvolte da un silenzio quasi magico.
Un’audioguida ci ha accompagnate lungo il percorso, dal chiostro fino alla parte sotterranea, che protegge i resti di un mercato romano conservatosi fino ad oggi. E’ una sorpresa, una piccola perla che sembra quasi fuori posto, perché ti trasporta in un’altra epoca, lontanissima, senza darti il tempo di contare gli anni e chiederti come faccia ad esistere ancora.
Il presepe a Napoli è un’istituzione, si sa, ma è sempre bello trovarsi davanti alle statuette in piena estate, in una struttura sempreverde che affascina grandi e bambini. Il leggero ronzio dei meccanismi che muovono il panettiere, la lavandaia e il fuoco del pentolone accompagnano i passi sul pavimento, mentre intorno regna ancora un silenzio sospeso.
Le vie del centro storico sono nastri d’asfalto che si districano tra i palazzi, e accolgono ai lati i tavolini degli infiniti locali. C’è una vita frenetica, nel centro storico, animata dai turisti che si mescolano ai napoletani, e insieme si muovono schivando i motorini e ammirando verso l’alto la luce che filtra dal cielo.
Camminando senza guardare la mappa siamo finite in una piazza, di cui abbiamo dimenticato il nome e la collocazione, ma che ha catturato l’attenzione per quella statua posta al centro, un po’ di spalle, dritta quasi volesse spiccare il volo. 
I banchetti di dolci tipici, taralli, sfogliatelle e babà, sono il decoro naturale del centro storico, e s’intervallano alle pizzerie in una miscela di profumi diversi e buonissimi. Verrebbe da pensare che siano troppi, ma è ciò di cui le strade si nutrono, e le file di persone in coda donano al quartiere un aspetto diverso, più allegro, più sereno.
Il Chiostro di Santa Chiara, forse uno dei luoghi più battuti di Napoli, o quantomeno uno dei più fotografati. Però gli va dato il merito d’essere bellissimo. Uno scrigno che si apre alla vista su una pianta quadrata, in un gioco di colori raggianti che riflettono il sole. Il colonnato sembra un lungo dipinto, che spicca tra gli alberi come tante piante messe in fila. C’è chi ci chiede una foto, chi si scambia un bacio nell’ombra, chi cerca l’inquadratura perfetta, poi ci siamo noi, che dopo aver girato il chiostro ci sediamo in contemplazione, nei rivoli d’ombra che si scontrano sulle pareti.
Un altro presepe, in una città che non si stanca mai di costruirne. Molto più grande del precedente, ma statico e chiuso da una lastra di vetro, si osserva soltanto nel suo insieme, perché i dettagli, in questo caso, forse non erano fondamentali. 
Di Piazza Bellini avevo letto su una guida turistica, ma non me l’aspettavo così. Una piazzetta minuta, dall’atmosfera intima, costruita accanto ad alcune rovine romane, e adorna di cafè con i propri tendoni e tavolini. E’ un luogo protetto, un rifugio dal caos del centro, un angolo in cui anche il tempo sembra sospeso, perché regna la pace e il sole attenua la sua morsa. Di Piazza Bellini, un po’ me ne sono innamorata. Perché è quel posto di cui tutti abbiamo bisogno, una volta ogni tanto, per restare seduti con i propri pensieri davanti a una fresca granita.
A Napoli ci sono chiese che a volte noti a fatica, perché nascono su di una strada qualunque, e si fanno da parte, proprio lungo il confine, lasciando spazio a chi racconta il secolo odierno con i ristoranti e le pasticcerie. Ma basta alzare lo sguardo, girare la testa e osservare il mondo intorno a noi per scovare anche quei palazzi che altrimenti verrebbero dimenticati.
San Gregorio Armeno è il vicolo del centro storico per eccellenza, la casa degli artigiani e dei maestri presepai. Non è che una strada di pochi metri, sormontata da un alto campanile, che ospita piccoli negozi ricolmi di statuette, ceramiche, tamburelli e oggettistica di ogni tipo. Basta fermarsi davanti all’entrata per ammirare le pareti adorne di espositori, lucine e colori vivi, mentre pendono dal soffitto allegri lampadari e decorazioni. E’ un’atmosfera tutta particolare, che ricorda un tempo andato in cui tutto si costruiva a mano, e le botteghe aprivano in ogni angolo della strada. Potrei dire che sembri strano trovare tanti pezzi di presepe ad agosto, ma la verità è che San Gregorio Armeno non potrebbe essere diversa da così, qualunque mese dell’anno sia.

Numero di chilometri a piedi: 16,64

Continua…

3 pensieri su “Una settimana a Napoli e dintorni: primo giorno | Il centro storico

  1. molto bello questo tuo viaggio a Napoli, io finora della Campania ho visto Caserta, la sua Reggia, Amalfi, Positano, Villa Ruffolo, ma Napoli ancora non l’ho vista…👍👍👍👍

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