L’incredibile storia dell’Isola delle Rose

La storia di un folle sognatore, che nel 1968 cercava la libertà. Un’isola, al largo di Rimini, di 400 metri quadrati, che è diventata uno stato. Sembrerebbe un racconto di fantasia, se non ci fossero prove a testimoniare quanto successo. Ma l’Isola delle Rose è esistita davvero. Una piattaforma più che un’isola, progettata da Giorgio Rosa, un ingegnere di Bologna un po’ visionario e con la voglia di cambiare il mondo. All’epoca le acque territoriali finivano a 6 miglia dalla costa. Venti minuti di barca, ed eri in fuori dall’Italia. E’ qui che Giorgio ha gettato le basi del proprio sogno, illuso di poter sfidare i potenti, di farsi ascoltare al Consiglio delle Nazioni Unite, e di far riconoscere uno stato in mezzo al mare piantando una bandiera. La verità è che l’Isola delle Rose faceva paura. Attrazione per una miriade di turisti, era l’esempio di un giovane che era riuscito a sfidare l’Italia rimanendo a venti minuti da Rimini. Di più, era la dimostrazione che l’indipendenza si poteva raggiungere davvero. E’ per questo che nessuno l’ha mai riconosciuta. Ed è vero, forse il sogno di Giorgio era davvero una pazzia, forse non basta una lingua inventata e una moneta per fondare uno stato, ma chi non ha mai chiuso gli occhi, immaginando di lasciare tutto, di partire e raggiungere un’isola in mezzo al mare? Ecco, Giorgio ha avuto il coraggio di provarci. E bisogna essere sconsideratamente determinati per portare a termine un progetto del genere. Eppure, senza persone così, come faremmo a ricordarci come sognare?

Com’è finita? Ve lo lascio immaginare. Vi basti sapere che ad oggi il confine delle acque territoriali non è più a 6 miglia, ma a 12 miglia dalla costa.

Un bel film, prodotto di Netflix che merita assolutamente la visione. Due ore che scorrono senza annoiare mai, e che ti strappano anche più di un sorriso. Poi, da bolognese, fa sempre piacere sentire l’accento con la nostra s sugli schermi.

6 pensieri su “L’incredibile storia dell’Isola delle Rose

  1. Ciao Penny, bella la tua recensione, rispecchia le stesse conclusioni a cui arrivai dopo la sua visione un anno e mezzo fa, scrivendone anche io nel blog. La libertà come fine ultimo di una vita. Bellissima storia. Spero tu stia bene dopo il Covid. Saluti. Fritz

  2. Hehe, io amo la storia delle cosiddette “micronazioni”. Ho sempre pensato di aprire una “rubrichetta” e pubblicare la storia di una di loro di tanto in tanto. Sono molte, nel mondo, tutti casi molto strani.
    Bella l’idea di farne un film.

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