Ehilà! Ancora qui, stai? Non sono ancora riuscita a farti precipitare dalla finestra con una pedata? Mi dicono tutti di vedere il bicchiere mezzo pieno. Quello che vedo io è un calendario mezzo vuoto di programmi saltati e progetti da pianificare. Ma probabilmente sono solo gli effetti collaterali del frullamento di balle, notoriamente un sintomo di Omicron nonsopiùchenumero. Le mie giornate sono un emozionante pendolo letto-scrivania-letto-scrivania, in una piacevole atmosfera da canicola estiva che fa sembrare la stanza un forno in modalità grill. Studio, mi lamento, studio, faccio un cruciverba, mi lamento se non riesco a finirlo, studio, leggo, mi distraggo… come passa il tempo quando ci si diverte. Non so se la cosa più triste sia mangiare tra una stampante e i portamatite, o sentire la mancanza anche di quei cinque minuti in strada per buttare la spazzatura. Sì, lo so, sono insofferente, e probabilmente la mia negatività sta diffondendo un campo magnetico avverso intorno a me. Altrimenti non si spiega come in due giorni si siano rotti il mouse e gli auricolari. Potrei fare di meglio, sorridere di più, non sbattere perennemente la porta in faccia ai miei genitori, dare magari una mezza occasione a quel bicchiere mezzo pieno che diceva mio padre… È solo che mi serve una tregua. Una minuscola piccola impercettibile unghia di fortuna. Non chiedo mica i fuochi d’artificio alla finestra. Basta una botta di culo, ma va bene anche il culo di una zanzara eh. Ma come siamo arrivati a questo? Bah. In fondo con qualcuno dovrò pur dialogare. Lo faccio con uno schermo bianco, magra consolazione, ma l’alternativa era scrivere sul muro, e sarei stata quarantenata in cantina. Però almeno faceva fresco…

Covid, se non si fosse visto, sono stufa, stufissima, stuferrima. Vedi di iniziare a fare le valigie va’.