Buone vacanze

Buone vacanze. Era semplice, due parole, ma non sono riuscita a dirti nemmeno questo. Era la tua compagnia, il tuo gruppo di amici, io ero solo un’aggiunta, ma non volevo salutarti lì, sul ciglio della strada, volevo prendermi anche quell’ora, il tempo di un aperitivo, per fingere che avrebbe cambiato qualcosa. La verità è che avrò detto giusto tre parole, come una stupida, seduta ad ascoltare, ma il tuo mondo è così distante dal mio, che non riesco mai a sentirmi parte davvero. Forse perché di tutto, a me importa di te. Ma come posso pretendere di essere un’altra, quando davanti a due bar non riesco a scegliere dove andare. Una parte di me vorrebbe chiederti scusa, perché in realtà so essere migliore, in realtà ce le ho le cose da dire, ma con te non ci riesco. Cerco lo sguardo degli altri per trovare il coraggio di restare, come se cercassi di evitare il tuo, e non te ne faccio una colpa, perché sono io che rinuncio ancora prima di averci provato. Per questo ti dico: scusami. So che forse nemmeno te lo spieghi. Che mi guardi con un punto interrogativo in testa. In realtà spero solo di non aver rovinato tutto, anche se in effetti al più tornerai a casa, ed io ti avrò salutata dopo quell’aperitivo. Non sarebbe una tragedia, solo la chiusura di un cerchio troppo grande, in cui sono stata sempre un punto fuori dal bordo. Avrei solo voluto conoscerti di più. Non ritrovarmi con un mese davanti, e la paura di non farmelo bastare. E mi sento in colpa, perché mi sono state date le opportunità, ed io le ho vissute col freno a mano tirato. Non ho nemmeno detto grazie, eppure l’ho pensato spesso. Grazie di aver aperto quelle porte per me, quando la sola mia garanzia è stato un silenzio indecifrabile. Io, probabilmente, mi sarei già sbattuta fuori da sola. Lo so da me che domani sarà diverso, avremo davanti l’estate, e di tutto questo te ne dimenticherai. Ma io forse no. E quella possibilità di ritrovarti a settembre, in quella stessa città che ci ha fatte incontrare, è una parentesi che un po’ fatico a chiudere. Perché vorrei ancora conoscerti, vorrei ancora parlarti di me, vorrei ancora farti capire che posso provare a cambiare. Belle parole, da chi ti ha salutata senza aggiungere niente, nemmeno quel buone vacanze che sanno dire anche i bambini. Ma hai conosciuto i miei limiti, il mio carattere complicato, le mie paure senza significato, come se a te avessi riservato soltanto le prime pagine, quelle dell’introduzione che un po’ annoiano tutti. Più che scusami, non so che altro dire. Non posso fare promesse, non ne ho mai mantenuta una. Non posso chiederti di credermi, al posto tuo non lo farei. Non posso pretendere chance all’infinito, non le meriterei. Posso solo lasciarti partire, con il ricordo di questo assurdo mese, di una persona che si è messa in coda, e timidamente ha chiesto farla entrare. Forse troverò il modo di spiegarmi. Forse ti scriverò con una scusa. O forse non farò niente, perché è ciò in cui sono sempre stata brava. Forse avrò occasione per scriverti buone vacanze, come se questo potesse cambiare le cose. Ma l’ho pensato e non l’ho detto, perché in fondo non c’eravamo mai salutate così. Forse ci rivedremo, forse no. Non te l’ho nemmeno chiesto, perché rivolgermi a una tua amica è più facile, e leggere tra le righe ancora di più. Spero di vederti tornare con lei. E allora solo buone vacanze, quelle parole che ho lasciato sul tavolo dell’aperitivo, mentre pensavo che quello avrebbe potuto essere anche un addio.

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