Il fatto è che di tutto il gruppo, quella che conta davvero sei tu. E per uno stupido scherzo del destino, in quel gruppo non ti ho trovata mai. Occasioni in cui c’eri tu e mancavo io. Occasioni in cui c’ero io e mancavi tu. Come se fossimo su di una ruota panoramica, ed io ti cercassi dall’alto, sperando che la discesa mi possa avvicinare a te. Ho provato a raggiungerti, ma gli imprevisti hanno sempre stravolto i piani, cambiato i percorsi perché restassero lontani. La verità è che ci sono stata comunque, nel mio modo sciocco di ascoltare, di cercarti con uno sguardo, o di scambiare due parole prima di andare via. Penso a quante cose avrebbero potuto essere diverse oggi, se solo avessimo avuto più tempo e più possibilità. Penso al fatto che per un anno non ci siamo neanche conosciute, io non sapevo della tua esistenza e tu non sapevi della mia. Sarebbe più facile tornare a quei giorni, e non portare il peso di quelle domande ancora senza risposta, o di quel coraggio che trovo soltanto nella mia immaginazione. Mi chiedo se ci saranno altre occasioni, se tornerai a casa e sparirai, o se magari per un caso fortuito ci incontreremo di nuovo.
Fa quasi ridere ripercorrere quello che non è mai stato. Si parlava dei gruppi per i progetti, ma non li abbiamo mai svolti insieme. C’è stata una cena, ma a te si era allagata la casa. Un’altra cena, ma tu te n’eri già andata. Ci sono stati due aperitivi, ma non eri in città. C’è stata la gita a Mirabilandia, ma per una brutta notizia non sei potuta venire. Poi c’è stato un ultimo pranzo, a cui tu hai semplicemente detto di no. Un album di mancate opportunità, di attese vane davanti a porte chiuse, e di situazioni in cui non mi sarei mai trovata se non fosse stato per te. Forse doveva andare così, un percorso ad ostacoli fino alla meta, per ritrovarci magari sul traguardo, o guardarci da lontano percorrere gli ultimi metri. Non voglio chiedermi dove saremmo oggi se qualcosa fosse andato diversamente. Anche solo una pedina della scacchiera, un alfiere a destra anziché a sinistra, e magari un aperitivo lo avremmo potuto fare insieme.
Alla fine è stata semplicemente un’altra storia. Un racconto iniziato in un giorno di settembre, quando non eri che una persona nuova, giunta a scardinare le mie abitudini prima ancora di iniziare a dirci ciao. Poi ci sono stati tutti quei piccoli momenti, quei frammenti ordinari di una giornata qualunque, pochi minuti, un messaggio, o un veloce saluto, pezzi di un puzzle senza una forma, ma che in fondo si incastrano in un contorno perfetto. Siamo state questo, una cornice di un foglio bianco pieno di graffi, perché alla matita si spezzava la punta ad ogni tentativo. Siamo state un romanzo mai scritto, buttato in un cassetto come un appunto da conservare, senza un titolo, senza una trama, perché di me conosci forse soltanto il nome. Abbiamo parlato poco, e non lo abbiamo fatto da estranee, certo, ma da persone che hanno percorso la stessa strada, aiutandosi ad attraversare un ponte, eppur camminando sempre in fila indiana.
È andata così. Non nego che un po’ ci penso, a quante cose si potrebbero cambiare se bastasse premere su una tastiera. Ma non si può. È il caso, il destino, il frutto di scelte inconsapevoli, come se stessimo lanciando un dado. È la vita che è così. E dobbiamo prendere ciò che viene, imparare a reagire, e non credere che un ostacolo sia per forza la fine.
nel giro dei cieli le anime (e le loro vesti carnali) sono sempre destinate a ritrovarsi… ❤
Almeno là 🥰
Eh si! ❤
“di quel coraggio che trovo solo nella mia immaginazione”… mi colpisce questa frase perché di questo tipo di coraggio ne ho avuto moltissimo…ma solo di questo! 😀
Allora ci capiamo perfettamente 😄
da tempo leggo i tuoi pensieri, ti ho conosciuta virtualmente per caso leggendo alcuni spunti di riflessione profondi giusti meritevoli. Come mi capita mi soffermo con attenzione… quasi ermeneuticamente nel cogliere quel getto di inchiostro che di fatto aiuta a colmare i tanti vuoti della giornata.
La Tua sensibilità raggiunge quel senso in cui il tutto tra conoscenza e verticalizzazione del pensiero portano a seguire ogni istante che Tu descrivi. Per certi aspetti mi porti a meditare in un possibile connubio con il grande Giorgio Morandi… un pittore formidabile.
Il pensiero non può rimanere “socchiuso” quasi come la caverna platonica che giunge a scrutare la meraviglia del mondo. In molti tuoi pensieri oltre alla forbitezza emerge quel quid così eroico tanto da rendere un fascino a chi scrutando le stelle comprende la genialità dei suoi simili.
La nostra metafisica deve confrontarsi proprio con ciò che il Velo di Maya ci oblitera… invece Tu trasporti il lettere non a giudicare, ma a comprendere quel punto inabissato di un Sé che lotta per vivere la sua indipendenza dall’IO.
Proprio alcuni dei Tuoi ultimi post mi hanno ulteriormente spinto a collegare la trama esistenziale… auspico non alla Sartre.. perché quel velo isideo precluda la bellezza non estetica del Tuo essere semplicemente Te stessa.
Con sentita cordialità
Vincenzo Felice
Penso di non esagerare se ti dico che è uno dei commenti più belli e profondi che io abbia mai ricevuto. Non mi pongo mai la domanda: chissà cosa riesco effettivamente a trasmettere ai lettori? Ma tu mi hai dato una grande conferma. Se riesco a far emergere tutto questo, anche solo in una persona, solo raccontando pillole di una “vita normale”, beh, sono contenta 😊 grazie ancora, e spero di ritrovarti!