Anche il Festival di Sanremo è finito

E anche questo Festival di Sanremo si è concluso. E posso dirlo? È stato uno dei più belli degli ultimi anni. Non parlo solo delle canzoni in gara, su cui ho scherzato quotidianamente, e nemmeno degli ospiti con i monologhi a mezzanotte, che ho puntualmente recuperato il giorno dopo. Parlo di quell’atmosfera felice, di amicizia, di rispetto, di entusiasmo, che si è respirata sul palco. Unica e bellissima. Generazioni distanti quarant’anni, ma emozionati allo stesso modo, e uniti in una gara senza rancori.

C’è stato chi si è messo in gioco per la prima volta, e chi è tornato dopo anni per superare se stesso. Carriere lontane anni luce, esperienze diverse, ma un sentimento di riconoscenza che ha illuminato il palco della finale e ha trasformato il Festival in una serata tra amici. Difficile ricordare un’edizione così. Con i sogni dei ventenni, i grandi della musica italiana, i brani più commoventi, e quelli che hanno fatto ballare. Rispetto. Questa è stata la chiave. Questo è stato il vero spettacolo della settimana.

Poi c’è stato il Fantasanremo, i PAPALINA e CIAO ZIA MARA gridati sul palco, i fiori regalati ad Amadeus, le flessioni dopo un’esibizione. Un gioco, un modo per scherzare, una goliardata che ha coinvolto tutti, da Michele Bravi a Massimo Ranieri, da Gianni Morandi a Matteo Romano, e noi spettatori, con le squadre di cinque cantanti e i punti da contare. Sembrerà stupido, ma forse è proprio questo che ci ha fatti sentire tutti ancora più vicini. Avevamo bisogno di leggerezza, e nel Festival l’abbiamo trovata.

Va detto: Amadeus ha fatto un lavoro straordinario. Ha portato un evento di nicchia al 65% di share, con dei picchi di 13 milioni di spettatori. Onore al merito. Non era facile tenere i ragazzi incollati alla televisione, ma lui c’è riuscito. E lo ha fatto mescolando le carte in tavola, chiamando sul palco giovani e meno giovani, personaggi iconici e nuove scoperte, senza stravolgere un Festival che va in onda da più di settant’anni.

Ha lanciato i Maneskin sul tetto del mondo, dopo la vittoria all’Eurovision. Ha omaggiato dei grandissimi, come Massimo Ranieri. Ha portato allo scoperto artisti di nicchia, come La rappresentante di lista. Ha trascinato sul palco il mondo indie, come Ghemon e Fulminacci. Ha lanciato cantanti con la faccia tosta di far ballare il pubblico, come Dargen D’Amico. Ha dato una seconda giovinezza a Orietta Berti, che oggi è in giro a cantare su delle basi da discoteca. Ha stravolto le aspettative con quelle accoppiate a cui non daresti un euro: Colapesce e Dimartino prima, Ditonellapiaga e Rettore poi. Ha invitato Cesare Cremonini per cantare, tra le altre, “50 special”, per la prima volta all’Ariston nella storia. Ha chiamato come vallette Drusilla Foer, Maria Chiara Giannetta, Sabrina Ferilli, diversissime tra di loro, ma impeccabili nel proprio ruolo.

Tre anni di Amadeus che ci hanno accompagnato in questo strano periodo. Quando ha esordito, la pandemia era ancora qualcosa di sconosciuto. Poi è tornato un anno dopo, in un teatro deserto, davanti alle poltrone vuote. Oggi, a distanza di dodici mesi, il pubblico è tornato. Tra le polemiche, perché i concerti sono ancora fermi, perché Sanremo è un po’ un privilegiato, perché i soldi che vi circolano raggiungono cifre stellari. Ma alla fine di tutto, a noi comuni mortali non resta che un bello spettacolo.

Stanotte hanno vinto i vincitori annunciati, in una finale a tre che si è confermata di serata in serata. E ha detto bene Gianni Morandi, scherzando: siamo tre generazioni, gli anziani, lei di mezzo, e il giovane. Tanto di cappello a lui, terzo classificato, che esulta come un ragazzino con la felicità negli occhi, e poi si scusa con Irama rimasto fuori dal podio. E un immenso grazie ad Elisa per aver partecipato, lei che per me è un po’ di un altro pianeta, e in quella gara meritava forse il posto 0 in cima a tutti. Ma è giusto anche così. Un diciottenne di nome Blanco, sconosciuto fino a un anno fa, stanotte ha vinto il Festival di Sanremo. E non posso che essere felice per lui.

Domani ricominceranno le nostre vite, e si tornerà a parlare di tutti quei problemi messi nel cassetto. Ci resterà la musica, questo sì. Ed è il regalo più grande che il Festival di Sanremo possa farci.

Auguriamoci che questo sia il primo passo per tornare a vivere la musica anche dal vivo.

15 pensieri su “Anche il Festival di Sanremo è finito

  1. Bella recensione, complimenti! Non ho visto Sanremo (a dire il vero sono molti anni che non lo vedo), ma da quello che mi ricordo dell’evento si parla ancora un bel po’ anche dopo che sia finito… Buon pranzo, e buon pomeriggio. 🙂

  2. Bravo Amadeus, anche se forse quest’anno è mancato “qualcosa”, tipo una canzone strepitosa (le prime sono belle, magari molto belle, ma non strepitose), o qualcosa di davvero nuovo.
    Bene alcuni ospiti e co-conduttrici, male altre (le prime 2, per capirci).
    Ma in generale un voto comunque alto.
    8 va bene?

  3. Sai, non volevo guardarlo, perché quello dell’anno scorso mi aveva “stufato” e non mi era piaciuto, (sono vecchia, di un altro secolo e ferma a Yves Montand per quanto riguarda la musica leggera). Poi, un pomeriggio ne ho visto, per caso, un pezzo su RAI 5 e c’era Drusilla, elegante, ironico, un attore veramente bravo, così mi sono vista l’ultima serata, incuriosita. Hai ragione, erano anni che non si vedeva un bel Sanremo, con bella musica, anche quella dei giovani, così lontana da me, bei vestiti, eleganza, sobrietà, belle voci e bei testi e tanta allegria, spontanea e piena di speranza.

  4. Erano anni che di Sanremo seguivo solo la finale, anche se a presentarlo erano artisti del calibro di Morandi e Baglioni….stavolta mi sono vista tutte le serate e sono stata davvero felice di averlo fatto, è stato un festival strabiliante…..

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