Mi aggrappo alle pareti vuote, al calendario fisso su gennaio, alle email senza risposta, alle fotografie di una vita, ad un presente che sembra immobile, come un quadro che non si può graffiare. Mi stringo ai sogni sempre più lontani, ai progetti di ogni domani, all’idea che se ci credo davvero, magari le cose andranno così. Un’illusione tra le dita, come il peluche preferito di quando ero bambina.
A volte tutto ti sembra in due dimensioni. Lo studio, il lavoro, le persone, come se lo avessi chiuso in una vita che ti appartiene a metà. E non puoi afferrarla con le mani, perché le dita scivolano sulla superficie, non trovi uno spessore, le unghie non fanno attrito. Così ti aggrappi a te stessa, nel tentativo di rimanere in piedi.
Il problema è che dobbiamo andare avanti. Anche se ci sentiamo in trappola, in un Super Mario Bross senza fine. Passato un livello, ce n’è subito un altro. E se non riesci a superarlo, ci devi riprovare.
Ecco, è di questo che nessuno parla. Quello che tutti stiamo cercando di fare. Vincere un nemico invisibile da cui ci dicono di scappare. Ma forse qualcuno ha saputo descriverlo molto meglio di me.
In these crazy times I hope to find
– I drink wine, Adele
Something I can cling on to
‘Cause I need some substance in my life
Something real, something that feels true
Un terribile videogioco, fermi sempre allo stesso livello.
Alla fine ci si stanca.
Esatto