Pensieri caotici di dicembre

Ultima settimana di lezioni, poi gli esami. Vi dirò di più: ultima sessione invernale, per sempre. Ultime vacanze di Natale da universitaria. Ultimi regali da comprare al volo. Ultimi saluti prima di tornare a casa.

Molti di loro li rivedrò a marzo. Forse. Lo spero. Se la pandemia me lo permette, partirò. Ho il visto, la borsa Erasmus, la stanza in affitto. Manca solo il biglietto aereo. Non riesco a decidermi a comprarlo, guardo il sito di Ryanair, e mi domando se non sia un sogno, se io non mi debba svegliare. Ho paura che tutto possa saltare. Che il Regno Unito a gennaio non sia stata proprio la scelta migliore.

Ma ormai non posso tornare indietro, nè posso pretendere quelle risposte che nessuno ancora mi sa dare.

Una parte di me vorrebbe restare. Per gli amici, per la famiglia, per quegli ultimi mesi in facoltà. Per una persona che tra quei banchi ha un posto speciale. Quello sempre davanti a me, in qualunque aula ci troviamo.

Ma no. Io partirò. Voglio crederci per davvero.

I miei genitori sono in crisi con in regali di Natale. Non che io sia messa meglio, intenta a frugare tra inesistenti desideri, e non so ancora cosa comprare alle amiche. Farò dei biscotti, credo. Quella ricetta che ho sperimentato questa estate.

Tra due giorni presenteremo l’ennesimo lavoro di gruppo. Per me è sempre una liberazione, forse più di un esame, perché davanti a quei computer ci abbiamo passato ore, giornate di festa, serate a ripetere col cronometro acceso. Non è mai facile sopportarsi, dividersi le mansioni, procedere insieme senza a volte guardarsi in faccia. Non sono fatta per la distanza. Forse nemmeno per i gruppi. Sarà per questo che gli unici progetti cari sono stati i primi, alla fine del 2020, quando in zona arancione ci siamo potuti incontrare per lavorare insieme.

Sabato avrò il primo esame. Mi sento indietro con lo studio, ma d’altronde quest’anno è così. Troppi impegni, consegne imminenti, progetti complessi, gruppi impossibili. Mi sono sempre sentita indietro, eppure ho la media più alta mai avuta. Follia, con un po’ di rammarico e di gastrite.

Dovrò iniziare a pensare alla tesi. C’è chi l’ha chiesta a fine settembre, ed io son qui a temporeggiare.

Una parte di me vorrebbe rimandare. Per i compagni, per le esperienze, per la quotidianità mai banale. Per il tempo che mi è stato tolto tra quei banchi sempre uguali. Quelli i cui posti sono assegnati per abitudine, perché nessuno ha voglia di cambiare.

Partirò, e non so chi si siederà in quinta fila.

Partirò, e chissà quanti saranno in aula.

Partirò, mentre tanti saranno ritornati.

A lezione siamo così pochi, come una classe liceale, una ventina di ragazzi cresciuti che non sanno che fare della vita.

Sogni. Incazzi. Paure.

Anche questa è una bella storia da raccontare. No?

9 pensieri su “Pensieri caotici di dicembre

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