Dialogo con la Timidezza

Guarda che ti vedo. Lo so che mi stai seguendo. Sento il tuo graffio sulla schiena. Pensi che non ti riconosca? So che stai aspettando me, e quel silenzio che non saprò riempire. Siamo amiche inseparabili, ma non ci siamo mai parlate. A dirla tutta non ci siamo nemmeno presentate. A mala pena ti ho vista in faccia, da quello specchio che cerco di evitare. Anche tu abbassi lo sguardo per non incrociare il mio. Anche tu te ne stai zitta aspettando che parli io. Cosa credi?, ti capisco. Meglio di quanto tu possa immaginare.

Conosco quella paura, le parole che muoiono in gola, i pensieri che si rincorrono e non si fanno afferrare. So che ci provi, che ci vorresti riuscire. Ma segretamente speri che qualcuno lo faccia per te. Ti vedo che giochi con i bracciali mentre getti lo sguardo altrove, fingendo interesse per un orizzonte che non riesci a sfiorare. Arrossisci mentre guardi per terra, stringi i pugni e aspetti quella parola. Il tuo nome, una domanda, o un argomento che tu possa ascoltare.

So che detesti l’attenzione, startene in piedi davanti al mondo, a ricevere sguardi come frecce infuocate. So che odi farti fotografare, anche se poi riguardi gli scatti e li trovi belli, e in essi ritrovi i tuoi ricordi. So che non ti piace urlare, litigare, intervenire, ti culli nel tuo silenzio, giocando con i tuoi pensieri, e delle attese ci fai coriandoli, perché non le riesci a soddisfare.

Io ti capisco, sono come te. Ti do le spalle o mi fermo per farti passare, perché non voglio essere la prima della fila. Ma davanti allo specchio ci stiamo in due, con la testa bassa e il trucco che non sappiamo indossare. È qui che abbiamo imparato a mentire, e forse anche un po’ a volerci bene. È qui che ci guardiamo di nascosto, spalla contro spalla, lottando per il nostro riflesso.

Ma sono stanca di condividere questo spazio con te. Vorrei che te ne andassi, che mi lasciassi da sola. Vorrei che mi guardassi negli occhi, e mi chiedessi scusa. Me lo devi, è da una vita che ti sopporto, che ti combatto, che ti stringo al petto, incapace di liberarmi di te. Sì, mi appartieni. Ed io appartengo a te. Un legame d’acciaio, il nostro, che forse nessuno sarà mai in grado di spezzare.

Un giorno riuscirò a perdonarti, un giorno alzerò la testa verso quello specchio, un giorno ti guarderò negli occhi, per dirti che andrà tutto bene. Insieme. Per sempre. Perché nessuno ti conosce come ti conosco io, anche se ho provato a lasciarti, ad abbandonarti sulla strada, ma non ne sono stata capace. E nessuno mi conosce come tu conosci me, anche se mi graffi la schiena cercando di farmi cadere. Ci odiamo, ma ci vogliamo anche bene.

Che ne sarà di noi? Cammineremo tenendoci per mano, tirandoci il braccio, e litigando per non passare per prime. Hai sempre vinto tu. Ma adesso lo so, che posso vincere anch’io, e sono pronta a dimostrartelo. Voltati, e guardami.

Eccoti. Hai la mia stessa faccia. Gli stessi occhi spauriti. Lo stesso imbarazzo.

Parliamo. Non potrai vivere sulle mie spalle per sempre.

E per un istante, uno solo, la timidezza ha abbassato la testa, e riflessa sullo specchio sono rimasta soltanto io.

4 pensieri su “Dialogo con la Timidezza

  1. Devi fartela amica.
    Così come si deve imparare a vivere con un disturbo più o meno grave.
    E considera che hai una sola vita, ed ogni occasione è persa, ogni parola è persa, ogni sguardo è perso.
    Temiamo le conseguenze, il pensiero altrui.
    Ma noi siamo noi, io sono io, tu sei tu.

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