Pungiball

Di nuovo. Noi due da sole, perché tutte le altre avevano un altro impegno. Noi due da sole, e quella sua rabbia che non mi riesco a spiegare.

Forse perché so ascoltare, a volte anche troppo. Forse perché cerco sempre di non litigare. Ma il suo malumore è un macigno sulla mia schiena, le sue lamentele sono mille frecce in piena faccia, le offese gratuite come infiniti pugni nella pancia.

Sono tornata a casa, e nel buio della mia stanza sono scoppiata in lacrime.

Sono stanca. Stanca di ascoltare insulti, lagne, proteste, di cambiare discorso e tornare sempre allo stesso punto, di provare a farla ragionare, ma senza risultati. Sono stanca di sentirmi il suo pungiball, di caricarmi addosso il suo astio, e portarlo in giro al posto suo. Sono stanca di sentirla attaccare quelle persone, quelle a cui tengo, e che a lei non hanno fatto niente di male. Sono stanca di andare a dormire con i sensi di colpa, perché so come la pensa lei ma non lo posso riferire. Sono stanca di sedermi al tavolo e guardarla fingere, perché le cose che dice a me non ha il coraggio di tirarle fuori. Sono stanca di portarmi dietro i suoi segreti, mentire con lei, e ricordarmi di quello che pensa davvero.

Non so cosa fare. Una parte di me vorrebbe soltanto dimenticare. Cancellare dalla memoria quelle serate crudeli e andare avanti. Ma un’altra parte di me vorrebbe poter dire tutto. Aprire gli occhi a quelle amiche che di lei si fidano davvero. Con che coraggio guardarle in faccia? Proporre loro di uscire? Io conosco la verità, la tengo stretta tra le mani, ma nel cercare di nasconderla sta iniziando a far male.

Vorrei scusarmi, ma nessuna lo capirebbe. Vorrei sfogarmi, ma non farei altro che ferirle. Vorrei che sapessero, ma non dovrei essere io a parlare.

Sono qui, in una stanza buia a rimuginare, pensando a una soluzione che non riesco a trovare. E per non colpire nessuno, alla fine ci sto male io.

Vorrei chiamarla e dirle che non ce la faccio più, vorrei trovare la forza di girarmi e andare via, vorrei farle capire che deve smetterla, vorrei litigare con lei, ma non ce la faccio. Forse è per questo che ha scelto me. Non perché ci leghi un’amicizia forte, ma perché in fondo io la sto a sentire.

Ma a che serve andare avanti così? Farsi venire il sangue amaro per una persona che non si accorge di te, che ai tuoi problemi risponde con i propri rancori. Non ne vale la pena. Non ho tempo per questo.

E a un certo punto anch’io inizio a pensare di chiudere la porta…

Mi dispiace che tuo padre si sia fatto male… Ma almeno non stai a casa per lui come qualcun altro

Hanno cambiato idea all’ultimo, sono persone scorrette

Laureate sto cavolo, sono comportamenti infantili

Per il suo compleanno vuole fare una cena in un posto che costa un sacco, figurati se offrirà qualcosa, e vuole pure che ci facciamo un tampone. Sai cosa ti dico, io penso di non venire

Lui lavora in banca? Sarà un raccomandato, è sempre così

Lei è una snob, si vede

Quale film volete vedere? Ah, questa è la trama? Mi sto già addormentando

10 pensieri su “Pungiball

  1. Io con gli amici più stretti, uno in particolare, ho portato un po’ di pazienza all’inizio, ma poi non ho esitato ad esprimere il mio malumore per certi loro comportamenti. Proprio perché siamo amici non dovremmo avere remore.

  2. Non è giusto subire all’infinito. Se questa persona ti fa stare troppo male non vale la pena di restare con lei. Le frasi che hai riportato sono cattiveria gratuita e feriscono troppo. Non è sano essere il pungiball di qualcuno. Anch’io avrei la tendenza ad esserlo oltre al fatto che assorbo e amplifico la rabbia degli altri e non fa bene a nessuno.

    • Hai perfettamente ragione, e se non fosse inserita nel mio gruppo di amiche più strette, a cui tra l’altro ha dedicato alcune di tali frasi, mi sarei posta molti meno problemi…

  3. Per mia fortuna non ho mai avuto gruppi di amici, solo amici, o amiche, singole e ciò è più facile da gestire, perché se uno non va, si può dare un taglio netto.
    La pazienza è spesso santa e tanta. Coraggio.

  4. Non ce lo prescrive il medico di sopportare certe persone. Però capisco come ti trovi, comprendo che è difficile maneggiare le dinamiche di gruppo e che ci si può trovare in grande imbarazzo.

    A 23 anni io ruppi definitivamente con la mia cosiddetta amica del cuore. Mai scelta fu più saggia. Avrei dovuto farlo molto prima e mi sarei risparmiata di avere al mio fianco una frustrata invidiosa e poco intelligente. Invece la sopportai a lungo per abitudine, per insicurezza, perché speravo che cambiasse. No, non cambiano. Sono così.
    Taglio netto. 😉

  5. Rivedo tra le tue parole un amicizia che ho distrutto questa primavera, situazione simile con la differenza che io mi sentivo estremamente legata a lei.. Un giorno che avevo avuto una giornata storta al suo attacco non ho più retto e l’ho letteralmente cacciata di casa…. Una volta superata la rabbia e il dolore dei primi giorni mi sono sentita liberata!

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