E’ stata la nostra giornata

E’ nato tutto così. Da un suo messaggio nel primo pomeriggio. In due minuti ci siamo messe d’accordo, e il giorno dopo siamo partite. Una giornata al mare insieme, quella che abbiamo sempre voluto fare, quella che non abbiamo mai avuto il coraggio di organizzare. Ma sul finire di agosto, con l’autunno che si avvicina, le occasioni corrono più veloci, e t’invitano a coglierle con la minaccia dei rimpianti. Entrambe abbiamo scelto di non averne.

E’ stato il mio primo viaggio in autostrada da sola. E’ stata la mia gita di un giorno in riviera. Prime volte di una ventiduenne che adolescente lo è stata a metà. Ma forse è questo che ha reso tutto un po’ più speciale. E’ valsa la pena aspettare quelle persone, e condividere con loro quella giornata al confine della realtà. Non abbiamo fatto niente di memorabile, nessuna escursione, nessun pranzo pregiato, solo noi, il mare, e una palla da cinque euro, eppure l’ho vissuta come un grande sogno, guardandomi intorno e chiedendomi se fosse vero.

Siamo partite in due, alle sette in punto del mattino, tenendo la musica a basso volume per riuscire a parlare. E’ stata la nostra occasione per conoscerci, raccontarci le nostre passioni, i nostri caratteri, le nostre paure, confrontarci sulla fotografia, e su quanto imbarazzante sia mettersi in posa. E’ stato un viaggio di un’ora e mezza, banalissimo, ma una parte di me avrebbe voluto che non finisse mai.

Abbiamo trovato parcheggio, e alle nove eravamo già in spiaggia. Sdraiate al sole, con i lettini l’uno contro l’altro, abbiamo continuato a parlare. Non ci siamo mosse da lì, se non per scappare dall’ombra che lentamente ci inseguiva. Gli esami, il vaccino, il mio tirocinio a Cardiff, le foto delle vacanze, non so per quanti argomenti siamo passate, quante parole abbia detto io e quante ne abbia dette lei, ma non ho mai pensato, nemmeno per un istante, che la timidezza mi avrebbe sopraffatta. In quella bolla che era la nostra amicizia, io mi sono sentita a casa come poche volte nella mia vita.

Poi è arrivata quella persona che in fondo eravamo andate a trovare, in vacanza con la sorella a pochi lidi dal nostro, e mi è sembrato che quella giornata potesse durare anche una settimana. Come il nostro primo viaggio insieme, quello di tre anni fa a Malta, quello in cui ci siamo incontrate per la prima volta, l’inizio di tutto, con uno smoothie al tramonto e la voglia che il tempo non passasse mai. Da allora non siamo più state soltanto in due. Ci conoscevamo da sei anni, ma quella persona è entrata nelle nostre vite, e non ci siamo più lasciate andare. E a me, che solitamente serve un decennio per sentirmi a mio agio con qualcuno, questi tre anni sono bastati ad abbattere tutte le barriere, a costruire un legame speciale, a non poter immaginare dove saremmo adesso se il destino non ci avesse fatte incrociare.

Mai avrei pensato di trascorrere una giornata al mare con chi conosco da solo tre anni. E invece è stato semplicemente bellissimo. Anche tirava vento e l’acqua era fredda. Anche se la palla è finita tra gli scogli. Anche se il pranzo ci ha fatte incavolare. Nel pomeriggio abbiamo fatto il bagno insieme, tutte e tre, per la prima volta dopo un anno. Quel bagno in mare che in vacanza ci è mancato, perché i turni erano una regola non scritta per non lasciare le borse incustodite. Abbiamo giocato a beach volley, esattamente come l’anno prima, lanciandoci in acqua fingendo di voler solo salvare il pallone. Ed è stato come se il tempo non fosse mai passato. Quel gioco che lei ha pensato per me, pur senza conoscermi davvero, perché aveva capito che il campo vero proprio non mi piaceva. E’ stata lei a convincermi, a trascinarmi in acqua, con la promessa che mi sarei divertita. E da allora è diventata la nostra tradizione.

Poi alle sei ci siamo separate, e tra quegli ombrelloni vuoti siamo rimaste noi. Al tramonto ci siamo fatte un paio di foto, e forse per aiutarmi, per vincere anche le mie ultime spine, mi ha fatta mettere in posa davanti al mare. Non ho perso il mio imbarazzo davanti all’obiettivo, ma riguardo quelle foto e mi rendo conto che sì, in fondo mi piacciono, e un po’ aveva ragione lei: bastava solo lasciarsi andare.

Per cena abbiamo ordinato due pizze, e le abbiamo mangiate in spiaggia alla luce di un faro. Erano le nove di sera, ed eravamo ancora vestite da spiaggia, con un telefono scarico e l’altro in modalità risparmio energetico, felici.

Durante il viaggio di ritorno abbiamo alzato il volume della musica, lasciando che il silenzio avvolgesse le nostre voci intente a canticchiare. La mia giornata si è conclusa alle undici, davanti al cancello di casa sua, in quell’abbraccio che è valso più di mille parole, più di infiniti ringraziamenti, più di tre anni di una conoscenza che oggi è un’amicizia importante. Ci siamo dette grazie ancora una volta, e ci siamo promesse di rifarlo presto. Ed io ci credo. Perché non c’entra il mare, il clima estivo, gli spaghetti alle vongole o il calice di vino, sono le persone a rendere straordinarie delle giornate qualunque trascorse insieme.

È a loro che devo tanti piccoli frammenti di felicità.

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