Piccole personali riflessioni sul caso del giorno – Malika e la Mercedes

A volte ci si trova davanti ad eventi che non si è in grado di commentare. Situazioni talmente assurde da sembrare inconcepibili. Forse perché vanno contro i nostri principi, forse perché ci avevamo creduto, e pensavamo che fosse la verità. Poi una crepa irrompe a sradicare la carta da parati, e ci troviamo sotto un intonato fatto a pezzi, come se avessimo guardato da sempre un falso muro.

La storia di Malika è stata su tutti i giornali. La voce di sua madre che la insulta, io me la ricordo bene. E mi ricordo la fatica che ho fatto per ascoltarla, perché la sua unica colpa, quella di cui si parlava, era di essere lesbica. Sembrava una storia tragica in cerca di un lieto fine, la favola della ragazza ingiustamente cacciata di casa, raccolta dalla strada e fatta regina. Forse è qui che abbiamo sbagliato. Non lo so. Ma quella stessa ragazza ha ricevuto in dono 140mila euro, troppi per i suoi 22 anni, sperperati per comprare un’auto Mercedes e un costosissimo cane di razza. E così la verità è stata fatta a pezzi, tra l’odio di chi la userà per discriminare, e la rabbia di chi si è fidato delle sole parole.

Difficile non farsi coinvolgere quando vedi una ragazza piangere, e ascolti sua madre augurarle al telefono le peggior cose. Pensi che non possa mentire, che quella sia tutta la verità. Ti fidi, perché sai che queste cose succedono veramente. E ti viene data l’occasione di darle una mano, di fare una piccola donazione perché si compri da mangiare, si paghi lo psicologo, o si trovi un appartamento in affitto. Doni quello che puoi, perché pensi che nessuno dovrebbe subire quello che ha subito lei. E prometti a te stesso che sarai un genitore migliore, che se tua figlia verrà da te a dirti che di essersi innamorata, tu lo accetterai e basta, chiunque sia questa persona che la rende felice. Metti in discussione tutto, perché la storia di Malika era più grande di tutti noi.

Ed ora? È diventata la storia di una Mercedes e di un Bulldog francese.

Ci sono rimasta male, sì, anche se non ho donato niente. Perchè quei soldi sono stati offerti per aiutarla a ripartire, perchè lei aveva promesso di donarli in beneficenza, perché non è vero che una Mercedes è un bene di prima necessità. A volte ci si fa coinvolgere così tanto da non voler cercare le prove di quella che per noi è la verità. E Malika, per noi, stava dicendo la verità. Magari è ancora la verità, ma è stata sommersa dalle ceneri di un comportamento sbagliato, frutto dei suoi 22 anni, di un’educazione mancata, o delle immani tentazioni che le sono state messe in mano.

Chi ha sbagliato? È questo che si chiedono tutti, lanciando accuse piene di rabbia come in una guerra a fuoco incrociato. Ha sbagliato Malika, ha sbagliato chi ha donato, ha sbagliato chi ci ha creduto? Ma si può sbagliare per troppa compassione? Per una debolezza che una storia ha fatto riaffiorare? Chi ha donato lo ha fatto per amore. E mi sembra assurdo che si debba sempre dubitare, anche davanti ad una storia che di umano non aveva niente, solo le lacrime di una ragazzina, in un paese che ancora non è in grado di proteggerla.

Questo avevo visto io. Questo avevamo visto tutti. Ma i lati oscuri che qualcuno ha deciso di rivelare sono stati come un secchio di acqua gelata. Dalla solidarietà all’odio in mezza giornata, questo è il potere dei social network. E le parole, svuotate del loro peso, fluttuano tra verità e bugia senza riuscire a distinguersi, mentre la gente allunga la mano cercando di coglierle. Lì in mezzo, c’è tutto quello che Malika ha raccontato. L’amore per una ragazza, la discriminazione, le parole della madre, il bisogno di ricominciare, la gratitudine, le promesse di fare beneficenza, e infine gli “sfizi” che si è voluta togliere, la Mercedes e il Bulldog francese, che hanno scardinato i punti di riferimento della storia.

Ma forse la questione un’altra. Non è più Malika, ma le conseguenze che tutto questo avrà nell’immediato futuro. Chi vorrà odiare e discriminare avrà trovato il proprio alibi. Chi difenderà la comunità LGBT+ verrà ignorato e sminuito. Chi avrà bisogno di aiuto, un aiuto vero, non verrà creduto. E chi penserà, anche solo per un attimo, di donare, forse deciderà di non farlo. È un po’ il fallimento di tutti. Ed è questa la cosa più triste, perché soltanto poco tempo fa quel gesto unanime di tanti italiani sembrava uno spiraglio di luce, ma oggi il sospetto ha preso il posto della solidarietà.

E quando accade questo, davanti a qualunque situazione, abbiamo perso tutti.

Ah, e no, non ho parlato di Malika Ayane, come qualche genio del web ha pensato.

12 pensieri su “Piccole personali riflessioni sul caso del giorno – Malika e la Mercedes

  1. Per me, tutto era stato preparato a tavolino, insulti della madre compresi. E i boccaloni che hanno versato soldi alla ragazza, li paragono agli “ingenui” (voglio essere gentile) che compravano i prodotti di Wanna Marchi.

    • Non lo so, questo non me la sento di affermarlo, certo è che ci sono tanti lati oscuri. Comunque chi ha versato soldi lo ha fatto pensando di fare del bene, e questo rimane

  2. Io non me la sento di dire nulla. Quando tutto è cominciato mi dispiaceva per lei. Capisco la rabbia di chi le ha donato soldi e ha letto questa notizia. Strano che nessuno le abbia dato una mano a gestire questa enorme cifra. Deve ancora maturare e un errore del genere lo capirà con il tempo. Sicuramente però il suo gesto avrà un effetto domino per chiunque altro racconterà una storia simile perché purtroppo succede spesso. Non mi sento di dire che si è inventata tutto però questa ultima notizia è abbastanza discutibile…

    • Io credo ci sia stato un po’ un concorso di colpa in tutta questa storia, ma per come si è ingigantita e per quanti soldi sono stati donati forse c’erano delle aspettative, che non sono state soddisfatte. Credo sia inutile puntare il dito, ma dispiace che a quell’età non si sia resa conto delle conseguenze che avrebbe potuto scatenare ai danni di chi, come lei, può avere bisogno di aiuto. A 22 anni sei giovane ma non una bambina

    • Però se erano state fatte delle promesse, vale la stessa cosa? È moralmente giusto assicurare che i soldi verranno donati o spesi per le piccole necessità, e poi comprare quello che in tanti non possono invece permettersi? Certo, giuridicamente non esiste un contratto, ma moralmente..

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