Eurovision Song Contest 2021

Eurovision Song Contest 2021: la classifica alternativa di Booking.com

Da quanti anni esiste l’Eurovision Song Contest? Dal 1956. Eppure non lo avevo mai seguito. Ma sarà l’astinenza dai concerti, dalla musica dal vivo, e da una unione che non sia solo un nome di facciata, quest’anno ho deciso di guardarlo. E mi è incredibilmente piaciuto.

L’atmosfera che pervade l’Ahoy di Rotterdam è magica, carica di entusiasmo, come se non ci fosse davvero una gara. E’ un evento celebrativo, una settimana in cui 39 paesi s’incontrano, donando agli altri la propria cultura in una canzone. E tra i concorrenti c’è solo un profondo rispetto, una stima reciproca che rende il palco il simbolo dell’armonia. Questo dovremmo essere. Diversi ed uniti, unici e fieri di esserlo. 39 canzoni si susseguono, molte in inglese, altre in lingua originale, con la prevalenza di un genere pop incalzante, allegro e colorato, di quelli che ti fanno scordare tutti i pensieri. Non mancano brani più emotivi, come “Amen” di Vincent Bueno, per l’Austria”, dedicato alla morte della figlia, o “Voi a quedarme” di Blas Cantò, per la delegazione spagnola, in memoria della madre scomparsa per Covid.. E non mancano nemmeno i pezzi rock, come quello dei Maneskin, nostri connazionali, o quelli dei Blind Channel per la Finlandia. Tutti hanno qualcosa da dire, a prescindere dalla lingua, dalla religione, dal paese di provenienza. E mi riesce impossibile giudicare brutta una canzone, perché sono tutte frutto della voglia di esserci, e di cantare su quel palco dopo un anno di pandemia. Anche se è il brano di Maizha, completamente in russo e a me incomprensibile, o quello dei Fyr&Flamme, in danese su una base anni Otttanta. La verità è che avevamo bisogno di questo. Tutti. Avevamo bisogno di distrarci dal mondo, di allontanare i problemi per una settimana, e scoprire che si può davvero convivere in pace nello stesso luogo, regalandosi reciprocamente un pezzo di cuore.

L’Eurovision è un po’ la rappresentazione di un sogno. Quello che ancora non siamo riusciti a realizzare. Perché su quel palco e per le strade di Rotterdam ogni confine viene meno, e si sta insieme, si scherza, si canta in coro, perché nella musica non esistono barriere. E tu, che li guardi da casa, facendo un po’ il tifo per la tua stessa nazione, ti rendi conto che in fondo quello che conta non è il vincitore. E’ il messaggio che ogni anno, dal 1956, l’Eurovision riesce a comunicare. Condivisione e rispetto, coraggio e solidarietà. Quello che tanti politici non sono riusciti a conseguire. In quella bolla di luci e costumi stravaganti, la libertà di essere sé stessi prevale, senza la pretesa di essere i migliori, ma con la sola voglia di divertirsi, di salire sul palco e rappresentare il proprio paese. 39 artisti che ci insegnano l’arte dell’uguaglianza, in un mondo sconfitto dalla guerra, dal dolore e dalla malattia. 39 artisti che riportano il sorriso in televisione, dopo un anno di immagini dure e drammatiche. 39 artisti che condividono un palco multiforme, atto ad ospitare, nel suo piccolo, la comunità europea e non solo.

Nel 2020, a causa della pandemia, l’Eurovision è stato cancellato. Dopo 64 edizioni, il mondo schiacciato dal Covid-19 ha detto stop. Ma in qualche modo il messaggio è andato avanti, e le canzoni, registrate in solitudine nei propri paesi, hanno riempito le nostre case da uno schermo, come un simbolo di quell’angoscia chiusa tra quattro mura. Tutti erano fermi, atterriti da un male invisibile, affacciati alle finestre a guardare il tempo scappare. Diodato, nel mentre, ha cantato in un’Arena di Verona deserta, “Fai rumore”, come per un gioco del destino, perché quello che ricordiamo di quei giorni, probabilmente, è solo il penetrante silenzio. Si può dire che la musica ci abbia un po’ salvati? Forse la scienza non sarà mai in grado di confermarlo, ma l’Eurovision 2020, chiamato a ragion veduta “Europe Shine a Light”, sarà ricordato per sempre come una delle poche stelle in un cielo nero di dolore.

Quest’anno è un po’ un segno di rinascita. Rotterdam, la città che avrebbe dovuto ospitare l’evento un anno fa, e gli stessi presentatori che erano stati scelti allora: come a dire “noi non ci arrendiamo, siamo qui, e vi doniamo la musica“. Certo, non è tutto finito, e siamo ben lontani dagli abbracci con cui siamo cresciuti. Ma se possiamo trovare un rifugio da tutto questo, anche solo per una settimana, e sognare che il mondo sia esattamente come quel palco, multietnico e inclusivo, felice di ascoltarsi a vicenda, ecco, forse farebbe bene un po’ a tutti. Perché non si può ricostruire con la rabbia in corpo, non si può calciare via la cenere e pensare di trovarci l’oro, abbiamo bisogno di fiducia, di forza, di coraggio, e su quel palco dove il Belgio, l’Azerbaigian, San Marino e la Russia competono civilmente, noi quella fiducia possiamo trovarla.

Non mancherà certo una preferenza per il nostro paese, per quella band, i Maneskin, che gli scommettitori danno per favoriti. Ma l’Eurovision è quella gara in cui saresti felice chiunque vincesse, perché ci sono belle canzoni, belle storie, un importante spettacolo e soprattutto un potente significato.

Questa è la mia top 10:

There’s fire in the rain
And I can feel your pain
Painting all the scars in
The colors of change
Don’t let them hold you down
Don’t let them hold you down
Go shooting like a star
The star you are
Boy, why you putting that drink in my hand?
Think if I’m drunk then I’ll give you a chance?
Boy, you keep buying and complaining, so stop trying
Not gonna give it up and change my plans (hell no, what you gonna do?)
Hell no, I am not your honey
Hell no, I don’t want your money
Got it wrong, I ain’t into dummies
Nuh-uh-uh-uh
He bajado el cielo para descubrir
Qué se esconde en tu mirada

Solo a unos centímetros de mí
Voy a quedarme y prometo
Quererte más que ayer
Voy a besarte muy lento
Como la primera vez
Don’t wanna cry, so I gotta get paralyzed
My body is my weapon, so I keep it loaded
‘Til I’m all over the place like my head exploded
Don’t waste your prayers, they can’t save us
Lifestyles of the sick and dangerous
This is how we found our way (This is how we found our way)
(Herе I stand)
My walls are down, my heart’s in your hand
They all triеd to break us (To break us)
Not knowing it’s what makes us (They don’t know)
This is how we found our way
There are times when I remember back
And all I do is smile
All for you
Giving all they want might make you lose control
They keep preaching words like I should know
People always say, ‘Be careful what you wishin’ for’
If you feel what I feel, see what I see
Don’t bring yourself down
You are not alone, not alone now
‘Cause I don’t feel hate
I just feel sorry
You feel so very clever whenever you find anothеr way to wear me down
But I don’t feel hate
I just feel sorry
So you can wigglе with that middle finger, it’ll never wiggle back to you
‘Cause I don’t feel hate
Sorry
I really don’t mind (ah, ah-ah) to be your rival (ah-ah, ah-ah)
‘Cause for your kind it’s essential for survival (say what? He did not just say that)
Yes, I did (yes, I did), and I feel sorry (so sorry)
I don’t feel hate, that’s the whole point of this song (that’s the song)
You and me, forever we’re free
We’re cool under pressure, and that’s all we need
So take my hand, and forget the past
We’re in this together, there’s no looking back
Oh, feelings change and seasons fade
But nothing will burn us out
Nothing can stop us now
Closing every door, wanna be alone
Lonely is a way that I survive
Sick of wanting more, sitting on the floor
Wondering where all my feelings go
Nervous system’s aching
Growing up is getting old
Anxiety is draining
Getting up is growing old

3 pensieri su “Eurovision Song Contest 2021

  1. Negli ultimi 4-5 ho iniziato a guardarlo, e lo trovo uno spettacolo interessante.
    Mancano ormai le “specificità” musicali delle varie nazioni, dati che ormai la globalizzazione anche musicale ha portato ad un generale appiattimento delle diversità.
    Ma qualcosa di “unico” lo si può comunque ascoltare – che piaccia oppure no – e c’è sempre qualche nuovo artista da scoprire.

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