Loro sono il punto di riferimento, le persone da cui so di poter tornare, il rifugio che mi accoglie anche quando non ci si può abbracciare. È con loro che faccio progetti, che sogno di viaggiare, che programmo la mia vita immaginando di restare. Mi mancano quando non ci possiamo vedere, ma quando ci ritroviamo attorno a un tavolo di un bar è come se niente fosse cambiato, come se il tempo non fosse mai passato. Loro sono quelle che parlano più di me, ma che mi lasciano ascoltare. Sono quelle che si fermano quando voglio dire qualcosa, ma quando ho finito mi aiutano a riempire il silenzio di parole. Loro sono quelle che mi hanno capita, senza bisogno di chiedermi perché fossi così. Timida. Loro non me lo hanno mai fatto notare. Ed io mi sento così, felice come una bambina, stretta in un abbaccio che è solo rimandato, e che ogni tanto sfugge dalle nostre mani quando l’istinto ci fa avvicinare. In fondo ci manchiamo tutte, ma va bene così. In corsa per poterci vedere alla prima fermata del treno, consapevoli che forse non durerà, forse il destino un giorno ci separerà, ma per oggi tutto quello che conta è esserci. Perchè é con loro che voglio condividere la vita. E anche se dovremo lottare per incastrare gli impegni, tirate per un braccio dalle responsabilità dei grandi, io so che fino all’ultimo noi ci proveremo. Loro sono la mia seconda famiglia. Sono la fiducia che ho nel mondo. Sono una parte della mia felicità. Sono il regalo più bello che abbia mai ricevuto. E al termine di ogni giornata, tornata a casa dopo un aperitivo, o davanti al telefono dopo una videochiamata, dentro di me dico loro soltanto una cosa: grazie.