Lettera aperta di uno studente qualunque all’Italia

Ma di cosa si lamentano. Possono stare a casa in pigiama. Hanno tutta la vita davanti. Che vuoi che sia. Come sono esagerati. Da casa possono pure copiare.

Avete idea di cosa voglia dire avere 16 anni? Vi siete mai messi nei nostri panni? Ci avete mai chiesto come stiamo? Credete sia facile. 16 anni e una paura fottuta del futuro, la voglia di cambiare il mondo ma non sapere come fare. 16 anni e una vita ancora da capire, i primi amori e le litigate che ci fanno stare male. 16 anni e sentirsi incompresi da tutti, dai genitori che ci vorrebbero ancora bambini, dai professori che ci puniscono se non studiamo, dai compagni che ci feriscono prendendoci in giro. 16 anni, e una scuola che non c’è. E’ diventata uno schermo con tante celle colorate, e i volti in due dimensioni dei compagni di banco che ci sorridono. Ma i nostri banchi sono le scrivanie di casa, che condividiamo con i fratelli, o con i genitori in smartworking. Qualcuno fa lezione dal cellulare, qualcun altro nemmeno si fa federe, e poi che imbarazzo inquadrare per sbaglio il pigiama… 16 anni e la scuola ha smesso di essere la nostra. Una seconda casa, un rifugio, una palestra di vita. Non lo è più. Non possiamo scherzare con i compagni, alzarci in piedi quando entrano i professori, fare la fila alle macchinette automatiche, e giocare a carte con i bidelli durante le ore vuote. Cazzeggiare? Sì, forse. Ma la scuola, per noi, era anche questo. 16 anni e la strafottenza di chi vuole crescere. Abbiamo copiato verifiche, suggerito ai compagni durante le interrogazioni, passato compiti prima delle lezioni, e nessuno è mai morto per questo. Non è un crimine essere giovani, illusi di aver capito come fregare il mondo. A 16 anni del futuro ne parliamo poco. Però ci pensiamo, eccome. Credete che non sia importante per noi? Abbiamo talmente tanti sogni che potremmo riempirci una valigia. E abbiamo così tante insicurezze che non basta un abbraccio a farci correre verso la vita. Ma senza abbracci e senza sogni, che cosa resta? Buttati dietro uno schermo, considerati un pericolo per i nostri nonni, portatori sani di un virus che uccide. 16 anni e ci lamentiamo dei compiti, delle verifiche a sorpresa, delle interrogazioni andate male, ma tutto il resto è lì nascosto tra le pieghe della nostra timidezza, mentre i grandi ci guardano come se non potessimo capire. Ma non siamo scemi, non siamo superficiali, non ignoriamo tutto quello che accade. Vorremmo tornare a scuola, ma sappiamo che non si può. Se solo qualcuno ci avesse provato. quando una scelta c’era davvero… Dove sono i trasporti, le strutture adeguate, le aule degne e i banchi puliti? Non chiediamo niente di più Solo la dignità di tornare ad essere studenti veri. E non per cazzeggiare con i nostri amici, ma perché siamo stanchi di pagare per tutti e di giacere dimenticati. Credete che non lo vediamo? Non siamo mai stati una priorità. I primi ad essere lasciati a casa, gli ultimi a poter tornare. Negi atri paesi non è così. 16 anni e già sogniamo di andare via… Eppure basterebbe poco. Basterebbe chiederci cosa pensiamo. Come stiamo. Cosa ci manca. Se siamo felici. A 16 anni siamo così catastrofisti, ogni piccola cosa ci sembra una tragedia, ma lo sappiamo che ci sono fatti più gravi. Se ci lamentiamo sbagliamo perché non ne abbiamo il diritto. Se stiamo zitti sbagliamo perché non teniamo al nostro futuro. Ogni mattina andiamo a scuola nel salotto di casa, chiudendo nel cassetto le opportunità che non possiamo avere. Ogni sera andiamo a dormire con gli occhi stanchi, ricordando quando la mamma ci ammoniva di non stare troppo tempo al computer. E pensare che adesso noi lo odiamo, quel computer. 16 anni e una speranza infranta da quelle promesse mai mantenute. Chissà quando torneremo davvero. E non abbiamo diritto a una risposta, perché la risposta effettivamente non c’è. 16 anni, e siamo tristi. O forse, più che tristi, siamo delusi. Delusi da chi ci ignora, senza pensare che anche noi stiamo male. Delusi da chi ci deride, perché gli sembrano tutte sciocchezze. Delusi da chi ci zittisce, dicendo che abbiamo tutta la vita davanti. Delusi da chi dà per scontato che sia facile, perché sappiamo fregarcene di tutto. Non è così. 16 anni, fragili, affamati di vita, tenuti lontani dagli amici, ma investiti di responsabilità: dovete studiare, stare attenti, proteggere i nonni, non abbracciare nessuno, avere pazienza, essere ottimisti, perché sarete il futuro, perché contiamo tutti su di voi. Ma cosa siamo? Speranze dipinte su una parete. I figli di una generazione che nasconde le colpe sotto un tappeto. Il futuro di un mondo ammaccato che sta a noi ricostruire. Ma è troppo facile in questo modo. 16 anni, e ancora una volta va tutto bene così. Con le scuole che aprono e chiudono quando vogliono, e i ragazzi come i pacchetti che i corrieri lasciano sullo zerbino. Ma va bene così. Con la promessa di sacrificare l’oggi per il domani, pur sapendo che dall’oggi al domani non cambierà niente. Ma va bene così. A sentirci dire che possiamo essere sacrificati, perché tanto avremo il tempo di recuperare, ma dobbiamo stare pronti, perché il mondo siamo noi a doverlo cambiare. 16 anni, e vi chiediamo scusa se a volte, semplicemente, non ci sentiamo all’altezza di quello che vi aspettate. Ma non siamo così forti come voi credete. E no, non ci serve che ci ricordiate di chi ha fatto la guerra. o di chi vive in Africa Non è una gara a chi sta peggio. D’altronde, noi non la vinceremmo nemmeno. Ma vorremmo solo poter essere ascoltati.

A tutti quelli che sostengono che la didattica a distanza funzioni, consiglio di leggere questo articolo de “Il sole 24 ore”: https://www.ilsole24ore.com/art/la-generazione-perduta-covid-buchi-apprendimento-30-50percento-ADKibZCB. E a tutti quelli che risponderanno dicendo che non ci sono alternative, io mi sento di affermare: avevamo una scelta. Ma è stato scelto di sacrificare la scuola.

7 pensieri su “Lettera aperta di uno studente qualunque all’Italia

      • Come ho scritto mi riferisco al fatto che non è la prima volta che leggo commenti di chi sostiene che i ragazzi non soffrano, o che i loro problemi siano meno importanti. In un momento in cui sarebbe utile restare uniti e non fare a gara a chi sta peggio, è brutto leggere “i ragazzi vogliono tornare a scuola solo per cazzeggiare”, non sono immuni dalle conseguenze di questa situazione, e fare finta di niente o metterli a tacere perché c’è sempre qualcosa di più importante non giova a nessuno. Per di più perché tanti di loro sono consapevoli di non poter tornare a scuola in sicurezza, e questo non è facile

  1. L’esordio è un po’ azzardato. “Avete idea di cosa voglia dire avere 16 anni?” Beh, direi che basta averne almeno 17 per averne l’idea, figurati dopo. Detto questo, non voglio minimizzare, siamo stati tutti travolti da qualcosa di sconosciuto, inaspettato, terrificante, e ognuno sta subendone le conseguenze secondo la sua posizione in questo momento. Non farei una classifica di chi soffre di più e chi di meno, non avrebbe senso. Oggi sentivo delle proteste degli studenti, di una scuola occupata, cose che pensavo messe nel dimenticatoio, e ho pensato “Che bello! Fatevi sentire!”. Cerchiamo di tenere duro, di comportarci con buon senso (cosa difficile, pare, visto come vanno le cose ..) confidiamo nel vaccino e speriamo di tornare presto alla vita di prima. Te lo auguro, me lo auguro.

    • Infatti è proprio questo che intendevo o comunque speravo di sottolineare, basta fare classifiche o fingere che qualcuno sia meno toccato di altri. Grazie per il commento 😘

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