[Post scritto a luglio 2019]
Vorrei raccontarvi di un pomeriggio bellissimo che ho trascorso con una persona. No, non i miei amici, non il fidanzato che non ho, nemmeno con i miei genitori o gli zii. Un pomeriggio trascorso con mio nonno. Di nonni ho solo lui, ci vediamo molto poco, e la colpa è anche mia, io che mi definisco troppo impegnata per andarlo a trovare. Poi ogni tanto sento la sua mancanza, e la sento tutta insieme. Giorni fa è venuta a mancare la nonna di una cara amica, e le parole che le ha dedicato mi hanno fatto pensare a lui. A mio nonno, che ha perso sua moglie due anni fa e da allora si è ricostruito una vita, con le poche forze che un uomo a quell’età può avere, con il coraggio che ha potuto trovare nel ricordo, negli anni vissuti che nessuna malattia gli può rubare. Così sono andata a trovarlo insieme a mio padre, prima delle vacanze. Un caffè e una raviola con la mostarda, noi tre seduti allo stesso tavolo a chiacchierare per due ore, di tutto, dalla politica all’economia, dallo sport al clima, dalle esperienze del passato a qualche aneddoto del presente. Si è parlato del lavoro, dei miei studi universitari, della crisi del 2008, delle squadre di calcio più forti, delle vacanze al mare o in montagna, dei colleghi teste di cazzo, degli ingegneri come mio padre e dei metalmeccanici come mio nonno. Di tutto. E mi è sembrato di stare vivendo un’altra dimensione. Tre generazioni che si confrontano, che hanno avuto davanti agli occhi realtà diverse, e forse spesso non riescono a capirsi, eppure in quelle due ore è esistita solo una cosa: condivisione. Condivisione delle proprie esperienze, delle proprie conoscenze, delle proprie idee, una condivisione sana senza polemiche, senza rabbia, senza incomprensioni. Ed è stato bellissimo. Mio nonno che ha raccontato di quando lavorava da metalmeccanico, in quegli anni di boom economico che la mia generazione non ha vissuto, e di come fossero diverse allora le abitudini, anche il semplice gesto di depositare i soldi in banca. E mio padre che ha spiegato il funzionamento del bancomat, i cambiamenti del sistema bancario, il futuro verso cui il mondo si sta muovendo. Ci siamo confrontati sulla crisi dell’edilizia, mio padre che è ingegnere la conosce bene, e ci siamo persi a parlare del suo lavoro, delle sue responsabilità, del suo ruolo. Mi sono resa conto che non ne sapevo niente. Non avevo idea di quanto facesse per quell’impresa, in cui è solo un dipendente, per cui non riceve un euro in più di mancia, per cui esce alla sette del mattino e torna a casa alle sette di sera. Non l’ho mai guardato sotto questo aspetto, per me è sempre stato solo un grande lavoratore. Ma mio nonno ha detto una frase, ha detto “Lo so che dai l’anima in quello che fai”. È bastato un pomeriggio per capire tante cose. Mio nonno avrà vissuto pure un’altra epoca, con altre regole e altre abitudini di vita, altri tipi di difficoltà, altri generi di lotte sociali, ma il modo in cui lui guarda mio padre e poi me… è un modo di guardare pieno di ammirazione, di stima. Faccio fatica a sostenere il suo sguardo. Quando mi fissa negli occhi e mi dice che noi siamo il futuro, noi giovani con la testa sulle spalle, che abbiamo davanti una marea di difficoltà, noi siamo la sua speranza e la sua fiducia che il mondo possa cambiare. E come si fa? Come si sostiene quello sguardo, che crede immensamente in me e nella mia generazione? A volte non ci credo nemmeno io. E invece lui non ha mai smesso di ammirare quella parola, “economia”, ogni volta che ne parliamo la pronuncia come se fosse un universo lontano, inaccessibile a lui che ha vissuto la guerra, e per tanto tempo ha tenuto i soldi nascosti sotto al materasso. Parlare con mio nonno è incredibile, porta ogni volta ad argomenti nuovi, e ogni volta esco da casa sua con la certezza di conoscerlo un po’ di più. È bellissimo. Non sono più quella bambina con cui giocava a pallone al parco, non sono la ragazzina che giocava a Uno con lui, il nostro legame è cambiato, ma è sempre rimasto lì, saldo nell’ombra, forte di pochi semplici gesti e poche parole. Una volta lui disse a mio padre che io non parlo molto, ma lui lo vede che ascolto e lo guardo in silenzio, lo vede e lo apprezza. Io sono cosi, spesso me ne sto zitta con gli occhi fissi su di te, perché non trovo niente da aggiungere a quello che tu hai già detto. Con mio nonno tante volte succede. Ed è bellissimo.
È stato un pomeriggio speciale. In fondo ne avevo voglia, anche se non lo ammetto a me stessa o mi nascondo dietro a un frettoloso “ho da fare”. È stato un pomeriggio semplicissimo, in famiglia, con il nonno che da bambina era un po’ il mio migliore amico.
Bellissimo… Grazie😊
Grazie a te!
Bellissimo questo tuo scritto! i Nonni sono speciali! e sono davvero i nostri migliori amici quando siamo piccoli… io amato mia nonna in maniera esagerata!
E adesso da nonna, capisco tante cose!
Certo è che per tanto che uno possa amare i nonni, nessuno al mondo potrà amarti quanto sanno amare loro!
Sei una bella persona! Buonanotte!
Grazie mille! Mi è sempre piaciuta una frase che ho letto in qualche blog: “I nonni ti vedono crescere, sapendo che ti lasceranno prima degli altri. Forse è per questo che ti amano più di tutti” . 😘
🥰
Io invito spesso mio figlio a telefonare al nonno.
Quanto è importante, specialmente in questo periodo, sentire qualcuno che ti chiama.
Ed il nonno, che vive solo, ne ha davvero bisogno.
Fai benissimo, e secondo me un po’ ne ha bisogno anche il nipote 😊