Una veloce constatazione

E’ brutto essere la seconda scelta, no? Ancora più brutto è quando neanche te lo dicono, ma te lo fanno capire. Glielo leggi in faccia che sei soltanto un ripiego. E tu cerchi di non guardare, di non sentirti inferiore, o di non chiederti cosa ci sia di diverso in te o nel tuo gruppo di amici. E’ che la scelta ti ferisce, anche se non vorresti. Ti ferisce aspettare che quella persona ti cerchi, o che almeno apprezzi di essere cercata, e lo sai, che stai facendo un torto a te stesso, ma non sei mai stato bravo con i tagli netti.

Io con quella persona ci sono cresciuta. La conosco ormai da otto anni, ed è vero, non è mai stata la mia migliore amica, non siamo mai state così legate, ma in quel senso di abitudine che avvolge entrambe abbiamo sempre trovato il modo di sorriderci. Ci siamo ferite e ci siamo perdonate, abbiamo imparato a capirci, anche se a volte faccio ancora fatica, e non ci siamo mai allontanate, nonostante a volte la tentazione fosse di chiudere la porta a chiave. Forse ci sono passata sopra troppe volte, forse non sono più disposta ad aspettare, o forse ho capito che non sarò mai la sua prima scelta, la sua migliore amica, la compagna di viaggio ideale. Ma me la prendo, perché non riguarda solo me. Siamo noi, trattate come un’opzione da scegliere, la compagna di seconda mano, ed io non ci sto. No, non è giusto. Perché ogni volta non è mai un “Sì” sincero, è un “Vi so dire”, come se cercasse sempre qualcosa di meglio da fare. E ogni volta sono più intollerante a quella risposta, stanca di elemosinare una presenza indifferente, che forse avrebbe preferito essere altrove. Ma come si può chiudere un conto aperto da otto anni? Perché poi mi sento in colpa, vedo gli altri passarci sopra con meno fatica di me, e mi chiedo come ci riescano.

Sarà che sono stata educata diversamente, sarà che penso sempre ogni parola prima di dirla, sarà che sono sensibile, e ci tengo a non far soffrire nessuno. Ma non risponderei mai “Se non vado con altri, vengo con voi”. Come dovrei interpretarlo? Cosa significa? Anche quando noi siamo le prime a proporre, diventiamo una seconda scelta. Anche quando insistiamo, perché in qualche modo ci teniamo, restiamo una seconda scelta. Ed io sono stanca di questo libro d’attesa. Sono stanca delle persone che se ne approfittano, di quelle che ci sono se non hanno niente di meglio da fare, di quelle che promettono ma poi si tirano indietro. Vorrei che almeno lo capisse. Vorrei che facesse  un conto di tutte quelle occasioni in cui siamo state noi ad adattarci, noi a rispondere “Okay, facci sapere”, perché con i forse non si è mai costruito niente. Vorrei che ci guardasse in faccia e ce lo dicesse: siete la mia seconda scelta. Ma forse, a un certo punto, non dovrebbero più esistere scelte. Non dovrebbero esserci mezze risposte, amicizie per metà, o compagnie per riempire i momenti vuoti. Che senso può avere? Se non c’è nemmeno la voglia di vedersi, o di venirsi incontro, se non si ha nemmeno il coraggio di dirsi la verità, come non ce l’ho io di ammettere che sono stanca, e che per una volta vorrei decidere adesso ,non quando si degnerà di darci una risposta vera. La verità è che ci legano i ricordi, il tempo passato insieme, e l’abitudine a considerarci un gruppo unito dall’amicizia, ma a volte vorrei soltanto che facesse una scelta definitiva. Noi o gli altri. Non con i piedi in due scarpe, di cui una forse le sta troppo stretta. Lo accetterei, perché sarebbe sincera.

E’ brutto essere la seconda scelta, sì. Ancora più brutto è quando non lo sei solo tu, ma anche le persone a cui vuoi bene. Troppo buone per protestare, troppo sensibili per pretendere. E intanto il tempo passa, nella più comoda bugia, perché nessuno riesce a spezzare un filo già fragile e un po’ sfilacciato.

16 pensieri su “Una veloce constatazione

      • Si, verissimo… infatti quello che ho scritto è frutto della memoria del mio passato quando mi sono trovato difronte a quello che hai descritto nel tuo post e ho pensato alla stessa situazione rovesciata, ovvero…. io ho un mio migliore amico storico che per me è come un fratello… nel corso del tempo in alcuni periodi della nostra vita siamo stati un pò distanti.. abbiamo conosciuto altre persone, abbiamo messo su famiglia, e in determinati momenti ci sono stati diversi “secondi”, diversi ripieghi che in qualche modo in quel momento erano apparentemente più vicini di lui… allo stesso modo tra questi secondi c’erano dei terzi e le classifiche si potevano alternare in base a svariati fattori… ognuno di loro ha le sue caratteristiche, la sua vita, con qualcuno è bello fare determinate cose, con qualche altro altre.. alla fine cosa rende un amico più amico di un altro o migliore di un altro… la nostra vita, la sua vita, quel momento specifico e quella condizione specifica.. io penso che l’amicizia sia data dal livello di affetto che proviamo nel nostro profondo per una persona e quel livello di affetto non dipende da quanto lui provi lo stesso per noi e non è una variabile fissa nel tempo ma una sinusoide che spesso non dipende dalla volontà di nessuno ma semplicemente dalla vita che scorre… ecco da quando mi sono imbattuto in questa riflessione ho sempre pensato che le classifiche non hanno grande senso in questi contesti… ma è solo il mio pensiero… che ci tenevo però a condividere per motivarti il perchè del mio commento…

      • È verissimo, e a distanza di due anni da quel post posso dire che la situazione non è nemmeno più la stessa. Ci sono stati dei trascorsi che ci hanno fatte allontanare, ma come dici tu, in fondo fa parte della vita, e magari alcune persone erano destinate ad esserci soltanto per un periodo, ma ciò non cancella tutto questo che c’è stato prima

      • esatto, sono perfettamente allineato con il tuo pensiero… specie sul fatto che lo scorre della vita non dovrebbe intaccare l’importanza del passato vissuto.

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