Qualche anno fa, se mi avessero detto di ascoltare musica country, forse mi sarei immaginata qualche vecchio cowboy con banjo e mandolino nei ranch americani. Non so perché io avessi questa immagine in mente, sarà stata colpa degli stereotipi rappresentati nei film, o di una traduzione approssimativa della parola country che associavo subito alla campagna. Non pensavo certo che mi sarei appassionata ad un genere così lontano, inascoltato, a tatti incompreso. I Lady Antebellum nascono nel 2006 a Nashville, negli USA: Charles Kelley e Dave Haywood conoscono su MySpace Hilary Scott, e come in un semplice gioco di coincidenze si forma la band. Del gruppo country hanno tutto, sonorità, melodie, strumenti, un vestito perfetto che li avvolge, un’atmosfera che nasce dal primo accordo e che non svanisce alla fine della canzone. Le voci di Charles e Hilary si fondono insieme, in un dialogo che gioca sui contrasti, ed è proprio questo che ti cattura, la magia che nasce dall’aver unito due voci così diverse, la purezza femminile e il più duro tono maschile. I Lady Antebellum parlano di sentimenti. Niente di straordinario, di innovativo, nulla di mai sentito o mai scritto. Ma lo fanno con la semplicità dei discorsi tra amici. Poche figure retoriche e qualche cliché, eppure è così efficace… Ti trasportano nel loro mondo, quello fatto di musica incalzante, di chitarre acustiche e di ballate, quello che non ti stanca mai, perché è capace di raccontarsi in mille sfumature, e quello che ti stupisce, perché non te lo aspetteresti mai. Non ti aspetteresti che qualcuno sappia parlare d’amore in quel modo, e senza sembrare banale. Forse perché in fondo è un po’ anche la nostra lingua, sognante e irrequieta, che per dire le cose usa frasi brevi e parole comuni, e in quelle canzoni si riconosce, come fosse uno specchio, perché non ci sono filtri tra testo e cuore. Musica fatta di emozioni semplici, spiegate con versi semplici. I Lady Antebellum sono bravi in questo. E non sarò certo una critica musicale, anzi, sono quanto di più diverso ci possa essere. Ma da quando li ho scoperti, per puro caso, le loro canzoni mi accompagnano quasi quotidianamente. Mi fanno viaggiare, mentre cammino all’aria aperta o quando sdraiata sul letto chiudo gli occhi, mi fanno sognare come se fossi in un film, e attorno a me stessero montando la scena. E mi fanno anche riflettere, perché di sentimenti e di cuore io ne so pochissimo. Ma cosa c’è di male nel farselo raccontare?
Se mi chiedessero un artista sottovalutato, o sconosciuto in Italia, probabilmente citerei loro: i Lady Antebellum. Una band di musica country che andrebbe ascoltata prima di essere giudicata. E questo vale per tutti, ma a volte i pregiudizi sono duri da abbattere, i generi musicali possono fare paura, perché sono considerati strani, o peggio, vecchi. Un po’ lo capisco, ci sono le mode, le radio, l’ostacolo della lingua inglese, le canzoni di cui non ci interessa il significato. Ma ogni tanto va bene uscire dagli schemi, e scoprire che esiste ancora chi fa musica per il piacere di farlo, senza piegarsi a chi dice che il country non lo ascolta più nessuno. Un genere che mi ha fatto conoscere mio padre, ed io, per ricambiare, gli ho fatto conoscere i Lady Antebellum. Non è musica vecchia e nemmeno musica strana. Ma ciò che ci unisce quando dobbiamo scegliere un CD da ascoltare. E questo per me vale moltissimo.
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La musica va rispettata tutta. Non deve essere per forza innovativa, ma deve emozionare e coinvolgere, la qual cosa non può che essere soggettiva. Ci sono generi che non apprezzo, ma in ogni caso mi piace sempre contestualizzarli in base all’origine storica e culturale, cosa che aiuta a capire e a volte ad apprezzare. Ad esempio il country esprime il carattere dell’America bianca e, alle origini, quando ha incontrato il blues ha dato origine al rock delle origini (fino a superare la barriera bianchi-neri) che io amo.
Concordo pienamente con la prima frase che hai scritto! Anche se a volte non appare facile, specie con i generi che meno ci rispecchiano
A volte il primo ascolto di un pezzo non ci convince, ma se ci fa venire la voglia di ascoltarne un secondo e poi un terzo significa che abbiamo scoperto qualcosa di nuovo per noi. Riascolteremo quindi il primo pezzo e recepiremo a pieno quelle nuove sonorità, fino ad innamorarci… a me capita così… non vorrei avere esagerato…
Anche a me capita sai? A volte ascolto un pezzo e non mi convince, ma mi lascia la curiosità di risentirlo o ascoltarne altri. È difficile che un solo ascolto sia sufficiente 🙂
Li avevo incontrati “di striscio” ma dopo questa recensione gli concederò un bis!
Mi fa piacere averti incuriosito! Fammi sapere cosa ne pensi 😊
Non conosco questo gruppo; ora è un po’ tardi, ma domani ne approfitterò per ascoltare i brani da te proposti. Condivido anche io il parere di Papillon, che la musica vada rispettata tutta. Dolce notte, cara Penny. ❤
Fammi sapere il tuo parere se ti va 😊
Senz’altro 🙂
Bei brani! Il secondo e l’ultimo non sono più disponibili su youtube, quindi non li ho potuti ascoltare, però mi sono fatto un’idea! 😉 Buon pomeriggio. ❤
Scusa il ritardo! Mi fa piacere che il mio consiglio ti abbia incuriosito 🙂
Sì, grazie davvero! Ora sto ascoltando l’altro brano che hai postato, “Passenger”, ma non mi ha entusiasmato granché, grazie comunque 🙂
Beh è un genere particolare, può piacere come non piacere 🙂
A proposito di film, ne è uscito da poco uno molto bello, “Non conosci Papicha”: l’hai visto?
Uh non lo sapevo! Me lo consigli?
Alla stragrande! Grazie per la risposta! 🙂