Avevo bisogno di questo

Pensavo che alla fine non ci saremmo riuscite. Pensavo che non sarei potuta partire, non con loro, non quest’anno, in un’Italia martoriata dal Covid-19. Pensavo che avremmo dovuto rinunciare. E invece ho passato sei giorni fantastici. Cinque amiche, due auto, un appartamento a Civitanova Marche, una settimana per stare insieme. Abbiamo prenotato all’ultimo, sul finire di luglio, dopo quegli strani mesi estivi che quasi mi sembra di non aver vissuto. Siamo partite il 7 agosto, il nostro primo viaggio in auto, il primo tratto di autostrada, divise perché insieme su una sola macchina non ci si stava. Avevo preparato dei CD, un po’ come anni fa si registravano le cassette da portare alle feste, ed è stato strano caricare i bagagli su un’auto non mia, salutare mia madre davanti alla mia migliore amica e non davanti ai suoi genitori, partire dal mio cortile e non dall’aeroporto. Era da tempo che non trascorrevo le vacanze in Italia. Tre orette di guida e siamo arrivate, sotto il sole di mezzogiorno, con il nostro tempo da riempire e l’estate da vivere. L’appartamento era in mansarda, con il soffitto inclinato e un terrazzino, una sola camera e un divano-letto, un posticino piccolo, che con altre persone forse mi avrebbe intimorita, ma che ci ha accolte come se fosse una seconda casa. Sarà che tutto era perfetto, o così come lo desideravo. Noi cinque insieme, il resto non contava niente. Abbiamo pranzato sulla spiaggia, e la nostra vacanza è iniziata così, nel silenzio di una giornata ventosa, sotto il sole pallido di un cielo appena risorto. E’ strano, perché il tempo è passato talmente in fretta che mi domando se io lo abbia vissuto davvero. C’ero? Ero lì? In spiaggia sotto l’ombrellone, poi la sera a ballare, con i sensi di colpa in gola, e l’irrefrenabile desiderio di poter tornare alla normalità. Ero io, sì. A fare quello altri prima di me avevano fatto, a detestarmi per quelle violazioni, e per quei rischi che ho corso per la mia fame di esperienze. La verità è che irrazionalmente lo volevo. Volevo ricordarmi la mia età, e ripetermi che posso sbagliare anch’io. Dopo le prime due sere, non ci siamo più tornate.

In compenso abbiamo visto la spiaggia dei sassi neri, a Sirolo, un angolo cristallino del Conero con una distesa di pietre bianche, e chissà il perché, allora, di quel nome. Abbiamo noleggiato due canoe, abbiamo remato verso il largo, abbiamo navigato in mezzo alle meduse, abbiamo visto la riva da lontano, e assaporato quella libertà che aa me mancava, da tanto. Sono quei ricordi che ti restano, come quando due delle mie amiche hanno sbagliato direzione, hanno lasciato la canoa e sono scomparse lungo la spiaggia. Ricordi che insegnano, e ricordi che fanno brillare gli occhi. Su quella spiaggia abbiamo fatto delle foto, ma non sono venute bene come speravo. Eppure non m’importa, perché da quella spiaggia ho raccolto i momenti più preziosi, le sensazioni più belle e i migliori sorrisi, impossibili da immortalare, difficili da raccontare. E’ qualcosa che va oltre un tramonto sul mare, o una serata in casa a chiacchierare davanti a uno spritz. Certo, non è andato tutto come doveva andare, le belle spiagge che volevamo vedere sono rimaste mete impossibili, e la saluta per tornare a casa ci ha fatte sudare come in mezzo a un deserto. Ma quasi sorrido a pensarci, a ricordare che in due ci aspettavano in cima, ferme nel parcheggio sopra la spiaggia di Urbani, mentre noi salivamo le scale arrangiate in mezzo a un bosco, con gli occhi colmi della baia già piena di primo mattino.

In questa vacanza, per assurdo, mi sono sentita quasi più forte. E non perché ho salito delle scale. E’ che per me non è facile ambientarmi, sentirmi a mio agio in mezzo alle persone, negli spazi piccoli, e rinunciare del tutto alla mia intimità. Ma ci sono riuscita, e tutto è scivolato via come una buffa quotidianità. Perfino giovare a beach volley in mezzo al mare mi è sembrato bellissimo. Merito di chi mi ha dato coraggio, di chi mi ha presa per mano e mi ha gettata nella vita. Ho scoperto che le paure, in fondo, si possono sempre superare. Basta buttarsi, provarci con convinzione, come ho imparato a lanciarmi in acqua per salvare la palla o schiacciare. Una strana metafora della vita. Ma per me è stato importante, più di tante altre cose. Ho seguito un’amica, una speciale, che ho conosciuto il 7 agosto di un anno fa, e che oggi è per me un punto di riferimento, una persona a cui tengo tanto e a cui devo moltissimo. Ho seguito lei, e ho scoperto che posso divertirmi anch’io così. E’ stato merito suo se ho giocato a beach volley in acqua, senza più quel timore di sbagliare o quella vergogna per non saperci giocare. Ed è stato merito suo se la sera siamo andate al luna park, sugli autoscontri e poi sul calcinculo. Felici come bambine, e dire che quasi non lo credevo possibile. Non ho nessuna foto di quei momenti, eppure non m’importa, mi basta averli vissuti. Perché sono i più belli, quelli in cui ti dimentichi di tutto il resto, del mondo a cui vorresti mostrarli, della casa a cui dovrai tornare, delle mascherine da indossare. E’ tutto lì, semplicemente da cogliere. Un picnic in cortile, un aperitivo in spiaggia, una passeggiata in riva al mare di sera, l’estate in fondo è questa, e sembrerà banale o noioso da dire, ma la differenza la fanno davvero le persone. Condividere il nostro tempo, imparare a costruire insieme, e sotto lo stesso tetto, nella stessa minuscola stanza, venirsi incontro per strapparsi un sorriso. In vacanza si diventa come una famiglia. Ci si augura la buonanotte, ci si saluta con un buongiorno, e si fa colazione in silenzio, perché nessuna ha voglia di parlare prima di aver bevuto il caffé. Si cammina insieme, ci si aspetta dall’altra parte della strada, ci si aiuta, e chi non cucina allora lava i piatti, perché è giusto che sia così. E sì, a volte ci si scontra, altre volte ci si tiene il muso, ma basta davvero poco per ritrovarsi, basta un gesto sincero, basta cercare di capirsi, offrire la propria ombra sotto l’ombrellone o la carta vincente a briscola. In fondo la vita non è sempre vacanza, ma quello che vivi in vacanza lo ricordi per tutta la vita.

Non ho telefonato ai miei genitori, non ho ancora mostrato loro le nostre foto, e mi rendo conto di aver anche sbagliato , ma questi sei giorni sono stati come un getto d’ossigeno in pieno volto. Forse è perché non ci credevo, forse perché pensavo che non saremmo partite. Ma ho vissuto quei sei giorni con l’avidità di chi conta i minuti, e non vorrebbe finissero mai. L’ultimo giorno abbiamo fatto una sorpresa ad una delle cinque amiche, e con la scusa di fermarci per pranzo lungo la strada l’abbiamo portata allo skydive di Ravenna. Era il suo regalo di laurea, quel lancio in tandem con il paracadute che non sapeva di desiderare. Era il nostro ultimo giorno insieme, e lo abbiamo dedicato a lei. Nessuna spiaggia, nessun bagno in mare, tempo che abbiamo donato in quella scatola con il biglietto, e l’occasione per una sorpresa. Ci siamo salutate lì, allo skydive di Ravenna, tra le attrezzature e il rumore degli elicotteri, e ho visto il suo sorriso, la gioia mista all’adrenalina, e il piacere di aver avuto al suo fianco gli amici e la famiglia. Non ho più avuto rimpianti. E’ stato tutto perfetto così, con una mezza giornata rubata alla nostra vacanza, ma con la felicità tenuta stretta nella tasca. La sera stessa ci siamo dette grazie per quella vacanza che un mese prima ci sembrava impossibile, e ci siamo promesse di non perderci, qualunque cosa accada a fine mese o alla fine dell’estate. Sono tornata a casa ricca di ricordi, di fotografie venute male, di racconti da regalare ai miei genitori, ma anche un velo di nostalgia e mancanza, perché sei giorni sono bastati per farmi sentire a casa. Non sarà mai quella che gira in mutande senza vergogna, o che va in bagno con altre persone per fare la pipì. Ma sono quella che si alza e ti dice buongiorno, quella che a colazione ti chiede come hai dormito, quella che dopo i pasti lava sempre i piatti, quella che quando spegne la luce ti augura la buonanotte.

Casa.

Casa come mi hanno insegnato a viverla. Anche solo per sei giorni di vacanza con le amiche.

10 pensieri su “Avevo bisogno di questo

  1. Che bello, Penny! E’ stato bello leggere che l’ultimo giorno delle vacanze lo avete dedicato alla vostra amica fresca di Laurea: bellissime foto, e bellissime voi! Vi si legge in faccia la gioia e la serenità che vi ha “agguantate” in quei giorni… Un abbraccio. Buona serata. 🙂

  2. Vero, esperienze che restano. Anche io ne ho avute diverse. Tuttavia bisogna stare in guardia, quando si compongono questi gruppi, a volte si scoprono delle incompatibilità e la vacanza diventa un inferno. Se possibile, bisogna prepararsi una “exit strategy” che consenta di separarsi.

      • La mia ultima vacanza con un amico è stata tipo sette anni fa grazie ad un miracoloso beneplacito della moglie… una settimana in bici da dove nasce il Danubio fino a Vienna in mezzo a campagne e boschi… mi viene il magone. Io e lui amici dalle elementari… altri amici di altre vacanze li ho persi di vista, oggi me ne restano quattro… nessun rimpianto è la vita e bisogna pensare alla prossima avventura, magari col mio bimbo appena cresce un po’. Ah, i viaggi…

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