Mi dispiace

Si sapeva che quel momento sarebbe arrivato. Ci avevano avvertiti, parlavano di una seconda ondata, di un settembre pericoloso, ma allora sembrava difficile crederci. Oggi non posso nasconderlo, un po’ mi fa paura. Dopo la quarantena vivevo in punta di piedi, preoccupata degli altri, attenta a ogni regola. lontana perfino dagli amici, ma il tempo ha cancellato quel metro di distanza e quella mascherina, e mi ha fatto riassaporare gli abbracci, i baci sulla guancia, le foto di gruppo. No, non ce l’avrei fatta. Non siamo congiunti, ma in un certo senso sono la mia seconda famiglia. Siamo andate in vacanza insieme, nello stesso appartamento, e abbiamo condiviso quell’illusione di un mondo normale, sano e felice, come lo era un anno fa. Ricordo le videochiamate da casa, e mi domando se si possa davvero vivere così. Con il timore di perdere il sapore di un abbraccio, o di una stretta di mano quando si conosce qualcuno. Mi manca forse più di prima, e sembra assurdo, lo so, perché siamo lontani anni luce dalle settimane più dure della pandemia. Ma leggere il bollettino della Protezione Civile, il numero dei morti e dei nuovi contagi, mi fa sentire dannatamente vulnerabile. Qualcuno dice che dovremo cambiare le nostre abitudini per sempre. Ma cosa significa? Dovrò abituarmi alla distanza, a camminare sul bordo del marciapiede, a guardare gli altri con sospetto? Dovrò abituarmi al rischio di una nuova quarantena, e mesi buttati in una vita vissuta a metà? Dovrò abituarmi a non sapere cosa accadrà domani, perché chiunque potrebbe essere una pericolosa granata?

E c’è un’altra cosa: sono stanca di sentirmi dire che noi giovani siamo i nuovi untori. Prima erano i runner, poi i migranti, adesso sono i ventenni in vacanza. E’ vero, abbiamo commesso i nostri errori, siamo stati a volte incoscienti, siamo partiti in cerca di una normalità che non c’è. Le discoteche errano aperte, ma non lo abbiamo deciso noi. Se siamo andati a ballare, ammassati in pochi metri quadrati, è stato uno sbaglio imperdonabile, e perfino io non posso certo giustificarmi per questo. Ma nessuno ci ha chiesto perché, o come. Da anime dimenticate a criminali senza cervello, questo siamo diventati. Ma quest’anno è stato pesante per tutti. Sì, sono partita per le vacanze, ho convissuto con le mie amiche, sono andata due volte in discoteca, e poi, pentita, non ci sono più tornata. Riconosco il pericolo che abbiamo corso e l’imprudenza che ci ha guidate, ma senza pretendere di essere compresa io lo dico: non so perché l’ho fatto, perché lo abbiamo fatto, e dovrei odiarmi da sola per quel comportamento che negli altri mi faceva arrabbiare. A volte si commettono leggerezze, e non sai nemmeno a che scopo. Forse non ci ho pensato, forse in vacanza mi sembrava tutto così perfetto, idilliaco, che mi sono sentita invincibile. Ho sbagliato, e me ne assumo le responsabilità. Ma non era così che noi giovani volevamo essere considerati. Quando chiedevamo aiuto, certezze, o semplicemente una parola di conforto, nessuno ci ascoltava mai. A saperlo prima, che bastava andare in discoteca per finire su tutti i giornali… Eppure a Civitanova Marche, alle due del mattino, c’erano anche tanti adulti, ammassati e mascherati da innocenti. Ma gli untori siamo noi.

Come se non avessimo paura, come se non vedessimo un futuro oscuro all’orizzonte, come se non leggessimo i quotidiani, come se non sapessimo che uscirne sarà difficile. Nessuno aveva davvero bisogno di quelle serate in discoteca, non era questo che chiedevamo. L’errore è stato smettere di crederci. Sono andata a ballare con le amiche, ed è stato come se tutti i problemi fossero scomparsi. E’ questo che si prova. E’ questo che nessuno si domanda. Non abbiamo gli occhi bendati o le orecchie tappate, noi vediamo, sentiamo, a modo nostro ci impegniamo, con la speranza di poter trovare un giorno un lavoro, di poterci costruire una famiglia, e di vivere qui, in Italia, dove siamo nati e cresciuti, e vorremmo che fosse più facile, vorremmo non avere paura, così a volte ci travestiamo da supereroi, ma senza poteri straordinari, e commettiamo errori accettando il rischio delle conseguenze. Sappiamo chiedere scusa, ed è quello che mi sento di fare. Ma nel mio piccolo, senza la maschera di Wonder Woman, vi assicuro che saremo sì degli untori, ma anche tanto insicuri. E’ a noi che il futuro si rivolge, minaccioso e tetro, tra mille ipotesi sui vaccini, un pianeta terra in distruzione, e un odio irrisolto tra gli esseri umani. E’ a noi che spetta ricostruirlo. E chi non ha mai paura, a vent’anni, dopo aver visto migliaia di persone morire? Se solo avessimo gli strumenti per cambiare le cose… Se solo trovassi per strada quella fiducia, e non gente che si allontana senza guardarti negli occhi, nascondendosi dietro la mascherina. Un signore, su un sentiero di montagna mi ha guardata con rabbia e mi ha detto: “Stai lontana, che cazzo!”. Ero a un metro di distanza, non ci siamo nemmeno sfiorati. Così mi viene da chiedermi: è davvero questo il futuro? Fatto di odio, di timore, di barriere invisibili e silenzio? Perché questa, per me, non è nemmeno vita. E’ solo paura. 100% paura. Ma se siamo destinati a cambiare per sempre, a non stringerci più la mano, a non fidarci più di un abbraccio, ad allontanare gli altri per vivere nella nostra bolla, allora che senso ha? Non ci può essere futuro così. E so che è sbagliato lamentarsi quando potenzialmente abbiamo il mondo in mano, e siamo stati fortunati a nascere in Europa, nel continente giusto, con mille opportunità davanti e tanta conoscenza in più. Qui si parla di discoteche, mentre poco più in là sono in corso delle guerre. Non dovrebbe andare così. E non ci arrendiamo, non smettiamo certo di sperare in un mondo migliore, non inghiottiamo le nostre idee solo perché ad alcuni nemmeno interessano. Ci prendiamo i nostri schiaffi, e di nascosto qualcuno verserà qualche lacrima. Oggi siamo gli untori, ma domani vorremmo essere migliori.

4 pensieri su “Mi dispiace

  1. Molti hanno fatto i furbi, tutto qua.
    Io sono stato fuori appena 4 gg, per minimizzare i rischi e con tutte le precauzioni. Basta poco per rispettare le norme.
    Andrà meglio piano piano. Ciao cara!

  2. Basta poco per vivere sicuri, senza toglierci la gioia di vivere. Una stupidata? Non tirare dritto davanti al disinfettante all’ingresso dei luoghi chiusi e tenere una mascherina. Nessuno vuole un vivere senza affetto, senza un abbraccio o un bacio, e se in emergenza non si può si pazienta. Da marzo io non bacio mia madre e tengo le distanze. L’ho abbracciata nel rivederla dopo 2 mesi, con la mascherina e il volto girato. Ha 88 anni, mille patologie e al mondo chiedo solo di aiutarmi a non andare via prima del tempo ….

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