Io cammino

Quando qualcuno mi chiede se faccio attività sportiva, io puntualmente gli rido in faccia. Sport? Io? Nah non fa per me. Ci ho provato, prima nuoto per otto anni, poi tennis per due. Non sono mai stata eccellente, non mi sono mai guadagnata più di un brava, e con il tempo e con la scusa dei troppi impegni ho smesso. Ho sempre odiato gli sport di squadra, e probabilmente la squadra ha sempre odiato me, pedina dispersa in mezzo al campo, a ricevere pallonate in testa o a confondere gli avversari con i compagni. Una frana che non ha mai vinto  una partita. Per lo meno mi impegnavo, e le persone mi incitavano, “dai, questa volta la prendi!”. Sì, con la faccia. Gli sport individuali hanno tutti lo stesso problema: la competizione. Non sono competitiva, ma al tempo stesso non sopporto perdere. Mi piace stare nel mezzo, tra quelli mediocri che se la cavano, che migliorano ma se ne stanno nell’ombra. Per i miei gusti a nuoto ero troppo brava, a tennis ero troppo scarsa. Nell’uno e nell’altro ero il centro dell’attenzione, e per me la risposta ad entrambi era la stessa: ma anche no. In effetti potrei andare in palestra. Me lo hanno proposto in tanti, compreso mio padre, che, vittima di chissà quale demone interiore, esce di casa col borsone alle otto e un quarto di mattina della domenica. Follia. Alle otto e un quarto al massimo faccio colazione. Il mio gruppo di amici, invece, è assiduo frequentatore della palestra. Tutti i giorni, per almeno due ore. Lo so perché lo pubblicano sui social, fotografano gli spogliatoi, gli attrezzi, i pesi massimi che non riuscirei a spostare neanche a calci. Io in palestra ci sono stata una volta sola, per una prova gratuita. Sia mai che mi tocchi pure pagare. Sono quasi morta sull’ellittica e quasi svenuta con dei pesetti in mano, ho quasi smontato un macchinario mai visto e ho riso in faccia al personal trainer. Poco male, non ci sono più tornata. Ma come quei bambini che a sentire nei no si gasano, io ho riscoperto il bello delle camminate solo negli ultimi mesi. Non che mi fosse sconosciuto, sono stata per dodici anni in vacanza in montagna, ho ben presente le salite assassine e i sentieri infiniti. Ma in città camminare fa un po’ schifo. C’è traffico, e se non c’è traffico c’è una ressa umana, e se non c’è la ressa umana c’è un solleone con 45 gradi. Con il lockdown le passeggiate sono state proibite, e come una bambina io mi sono gasata: voglio andare a passeggiare! Tempismo perfetto per far uscire la mia indole semisportiva. Lo ammetto, non ho rispettato il limite dei duecento metri intorno a casa, ma non ho mai lasciato la via in cui abito. Un po’ di geografia: vivo a Bologna, appena fuori dal centro, in una strada residenziale che punta verso i colli, in un quartiere definito da ricchi. Con la sola differenza che non sono ricca, abito in un condominio, e sto al quinto civico di una via che prosegue fino al cinquantesimo. Tradotto: non rientro tra i proprietari di quei villoni plurifamiliari nascosti da cancelli di piombo. Però la strada è quella, ed è quella in cui ho fatto le mie passeggiate illegali durante il lockdown. Rigorosamente da sola, rigorosamente con gli auricolari e la musica. Non ero l’unica, anzi, è possibile che mezzo quartiere avesse avuto la mia stessa idea, tanto che alcuno ho iniziato anche a salutarli, “Buongiorno”, “Ora d’aria eh?”, “Eh”. Sono sincera, non so come abbia fatto chi non è mai uscito di casa, neanche per andare a buttare la spazzatura. Ventiquattr’ore su ventiquattro con i miei genitori, o davanti al computer coi faccioni dei miei professori, o in videochiamata con gli amici, con tutto il bene che posso volere a queste persone, io ho bisogno del mio tempo per stare da sola. Lo necessito. Ecco perché mi piace camminare. Perché attorno a me non c’è nessuno. Nessuna squadra, nessun avversario, nessun armadio con venti chili il spalla. Solo alberi, uccellini, qualche insetto, e silenzio. Un silenzio che copro con la musica nelle cuffiette, ma che mi permette anche di toglierle e sentire i miei passi, come se fossi in cima al mondo. E’ il bello della strada in cui abito, anche se non sono ricca e non ho una villa. E’ una strada che si immerge nel verse, circondata da giardini immensi, un orto curato, piante in fiore e un roseto. Le ville sono rade, nascoste all’occhio di noi civili curiosi, e le auto non passano quasi mai. Non sembra di essere in città, eppure bastano trenta minuti a piedi per arrivare in piazza. Un piccolo paradiso di cui posso godere gratuitamente, e oggi anche legalmente, facendo una passeggiata. Ecco la mia attività sportiva: camminare. In solitudine, per una mezz’oretta al giorno. E da quando ho preso l’abitudine, si è messo a piovere tutti i pomeriggi. Questo non è karma, è sicuramente il mondo rimasto sconvolto dalla mia prestazione atletica. Ma è estate, i monsoni sono finiti, i trenta gradi sono arrivati, e per la prova costume, se questo 2020 ce la concederà, io sarò (relativamente) pronta.

10 pensieri su “Io cammino

  1. Camminare è bellissimo, io lo faccio spesso; al lavoro, difficilmente mi capita di usare l’ascensore: è un modo per fare ginnastica gratis! 😀
    Come te, anch’io amo la solitudine, e a volte la ricerco proprio…

  2. Hai tutta la mia solidarietà, mi sono iscritto in palestra (dopo 4 anni di nulla totale) la settimana prima del lockdown 😐 Ti capisco.
    Domani sera ritorno con il botto ma sono sicuro che la tua prova costume sarà migliore della mia 😅

  3. Anch’io cammino. Non ce la faccio più a correre (50 anni…) senza avere subito il fiatone e le gambe rigide.
    Certo, moltissimi miei coetanei sono in forma e fanno sport, ma io non ce la faccio proprio.
    Facevo footing fino a 2 anni fa, ora basta. Andrò a correre 3 vole l’anno.
    E poi sono pigro.
    Ma mi piace camminare, ho attorno a casa 2-3 percorsi anche nel verde che permettono un minimo di movimento e di relax.

  4. io adoro camminare, quando devo andare in un posto e sono da solo parcheggio anche 2 isolati prima per poterci arrivare a piedi… camminare e pensare vanno di pari passo…. e in ogni caso, camminare e senza ombra di dubbio fare sport… su questo non dovrebbe esserci discussione… 🙂

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