Ho scoperto che sono sensibile

Mi sono accorta che non sono abituata alle attenzioni. Non sono abituata ad essere cercata, ad essere importante per qualcuno. Non sono abituata, forse, nemmeno ad essere guardata negli occhi. C’è sempre stata una sola persona con cui ho condiviso tutto questo, e non a caso la considero la mia migliore amica. Da quando ho iniziato l’università ho conosciuto gente nuova, ragazzi e ragazze che sono entrati nella mia vita, e che ci sono tutt’ora, come parte integrante della mia quotidianità. Ma ho capito che la sensibilità è davvero una cosa rara. Ho passato anni a condividere il tempo con chi non stimavo, con persone a cui volevo bene, ma che non sapevano neanche ascoltare, con amiche che per me erano importanti, ma che forse sbagliavo a definire tali. Sono stata invitata a pranzo e piazzata a lavare i piatti. Mi sono stati negati passaggi in auto perché abitavo un po’ lontana. Ho visto gente sedersi a tavola e consultare il menù, quando mancavano ancora dei commensali. Tutto questo non mi rispecchia. Non ho mai chiesto ai miei ospiti nemmeno di sparecchiare la tavola. Sono sempre andata a prendere sotto casa chi avesse bisogno di un passaggio in auto, senza azzardarmi a farmi pagare la benzina. Ho sempre aspettato in piedi fuori dai ristoranti, perché mi sembrava maleducato entrare. Sono stata cresciuta così. Sono stata fatta sensibile, a volte troppo, a volte fuori luogo. Ma non sono abituata a vedere la stessa sensibilità negli altri. Anche se so che esiste, se ho incontrato amiche fantastiche, e con quelle amiche mi sono sentita subito a mio agio. Probabilmente è questo che fa la differenza. Non capivo perché ci fossero persone con cui riuscivo ad essere davvero me stessa, ed altre da cui mi sarei voluta nascondere, perché mi mettevano a disagio. Credo sia semplicemente questione di sensibilità. Quella che pensavo non esistesse più, e invece continua a vivere in quelle persone, e noi continuiamo a condividerla, perché è rara e va protetta. Sono piccoli gesti, eppure ogni volta mi fanno sentire più felice. Basta un messaggio, per sapere come sto, se ho voglia di uscire, o per dirmi che hai voglia di vedermi. Basta un grazie al momento giusto, o chiedermi se sono arrivata a casa la sera. Sono dettagli, ma per me vogliono dire tanto. Marcano quella sottile differenza tra una piacevole compagnia e una bella amicizia. E io l’ho capito così. Quando i ricordi assimilano anche quei brevi istanti, quel messaggio, quella persona che ti cerca, e tutto diventa più speciale, perché ti rendi conto di non esserti sbagliata, e che in fondo ci avevi visto giusto, è quello il momento più bello, quello che vorresti non finisse mai. E quando lo hai capito, fai fatica a rinunciarci, ad accontentarti degli altri, pietre fredde e troppo diverse da te. E non è essere pretenziosi o selettivi, non è questione di vanità, e nemmeno sentirsi superiori. Ma quando incontri qualcuno che riesce a farti sentire importante, e lo fa con una semplicità disarmante, con quel coraggio che a te manca, perché non sei abituata, non vorresti più tornare indietro, a quelle compagnie che sembrano puzzle incastrati male, non vorresti perdere chi ti ha capita e apprezzata dal primo minuto, non vorresti più saper essere menefreghista come gli altri. E’ come se all’improvviso diventasse normale. Ringraziarsi per una bella serata, accertarsi che tutti siano a casa prima di andare a dormire, pensavo accadesse solo nei film. E invece ho scoperto che ci sono persone vere, persone di cuore, che con la naturalezza di uno sguardo ti insegnano la bellezza della vita. Sta esattamente lì, nelle piccole attenzioni di tutti i giorni, nei gesti sinceri, nelle domande di chi è interessato davvero alle risposte. Non mi aspetto che tutti lo capiscano. Non ho mai nemmeno pensato di poterlo spiegare. Forse per me è così importante perché ci ho messo vent’anni a scoprirlo. Ma non sono pentita di niente, in fondo ogni amicizia può nascere a modo suo, può finire o può semplicemente evolvere, ma dipende da noi, da quello che ci aspettiamo, da quello che siamo disposti a dare, e da quello che siamo disposti a ricevere. Le persone sensibili, come me, a volte danno tutto in cambio di porte chiuse in faccia. Il mondo è così, non può fermarsi perché una persona è diversa, non può darle quello che non ha ancora trovato. Eppure con pazienza, fiducia, determinazione, alla fine lo si capisce. Anche se si è sensibili fino al midollo, riservati, timidi cronici, e irrimediabilmente gentili. Anche se si è come me. Pensavo fosse un difetto, pensavo di dover cambiare, pensavo che nessuno lo avrebbe mai apprezzato. E invece eccomi qui, a emozionarmi davanti a un messaggio banale, e a parlarne come se mi avessero scritto un poema. Forse un giorno mi abituerò. E forse la smetterò di considerare la sensibilità un dono raro, ma fino ad allora continuerò a commuovermi, a sentirmi importante, anche soltanto per un minuto, e a ringraziare per tutto, perché sono gesti che non ho mai chiesto, e il minimo che io possa fare è dimostrare di averli notati, apprezzati, e conservati tra i ricordi. Perché tutto è ricordo. E ogni ricordo ci accompagnerà per la vita.

13 pensieri su “Ho scoperto che sono sensibile

  1. Leggendoti mi è sembrato di capire che tu ed io in questo siamo molto simili.
    Non è giusto reprimere la propria sensibilità, questo è sicuro! Anzi, se ti devo dire la verità è un tratto caratteristico che ci rende diversi dalle altre persone. Parlo al plurale, perché anch’io, come te, sono sensibile; forse anche di più, al punto che se mi guardo un film che finisce con un lieto fine, io mi commuovo nel vedere le due persone che convolano a matrimonio…
    Anch’io, come te, in passato mi sono offerto per fare qualcosa per amici o amiche che poi, non meritavano tutto ciò, ma me ne sono accorto solo tempo dopo. Ad ogni modo, sono esperienze che ti fanno capire chi sono le persone che ti porterai sempre dietro, e che davvero saranno pronte a darti una mano in ogni momento.
    Buon pomeriggio! 🙂

  2. Io ho sempre pensato tu lo fossi. Sensibile, intendo.
    In tutto ciò che scrivi ci trovo sempre una grande sensibilità, di sentimenti, di idee e di intenzioni.
    Che poi venga vista come una debolezza, problema degli altri.

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