Siediti con me, prenditi cinque minuti, in fondo non ci vediamo ormai da tre anni. A volte, se ci penso, mi sembra ieri. Ricordo che l’ultima volta ci siamo incontrate per caso, fuori dallo stesso bar, ad aspettare persone diverse, e ci siamo salutate senza promesse, come se entrambe sapessimo che quello era un addio. Hai smesso di mancarmi tanto tempo fa. Alla fine aveva ragione quel mio cervello, che mi diceva che non ci sarei mai riuscita, e così è stato, un enorme infinito silenzio che ho nascosto tra le costole, e chissà se un giorno qualcuno riuscirà a farmelo raccontare. Se potessi farti sedere a quel tavolino con me… Non ti direi niente comunque. Ma almeno rivivrei quei momenti passati insieme, che per te forse non valevano niente, ma per me erano il senso di una giornata intera. Probabilmente riuscirei a capire, o mi dimenticherei di provarci, perché tu saresti lì, ad un passo da me, ed io non penserei ad altro che a tutte le cose non dette. Di quando vederti rendeva tutto diverso, e allora il mio sguardo ti cercava, anche in mezzo alla folla, o quando avrei dovuto guardare altrove. Momenti vuoti, momenti non vissuti, tempo perduto ad osservare, perché ero brava soltanto in quello. Tutto questo è rimasto un racconto per un tavolino vuoto. Non era giusto, mi dicevo. Non era fattibile. Quante volte ho riflettuto, ho provato a non credermi, a fissare il muro anziché te. Ci sono riuscita quando è rimasto soltanto il muro, ed oggi quel tavolino ha due sedie, una per me, e l’altra vuota per sempre. Non si può avere tutto, non si possono unire due calamite dallo stesso polo, ma il silenzio rimarrà lì, come il peso di un’occasione mancata, una risposta mai ricevuta. Una domanda mai fatta.
Anche quando tutti hanno giocato a carte scoperte, e hanno estratto dalle tasche quei giudizi tenuti nascosti per anni. Tranne me. Non ci sono riuscita allora, e non ci riesco nemmeno oggi, non con te, che non ci sei, non con gli altri, che hanno sguardi profondi e pensieri quadrati, non con il muro bianco, che riflette l’ombra delle mie paure come schiaffi. Non sei tu, sono io. Ho scritto lettere che non ho mai consegnato, infilate in un cassetto senza alcun francobollo, e non le ho nemmeno più lette, preferendo dimenticare quei sentimenti che mi spaventavano. Ho scritto poesie, come se la carta potesse assorbire il peso di un segreto innocente, umano, ma per me troppo grande da spiegare. E nel frattempo mi accontentavo, come se vivere e sopravvivere potessero essere la stessa cosa. Sapevo che non te lo avrei mai detto, e che il conflitto tra ragione e amore sarebbe durato fino a quel bivio, quello in cui ci siamo viste, ma per me tu avevi già cambiato strada. Un taglio netto, di quelli che non fanno nemmeno male, perché tu eri un sogno impossibile, un rapporto voluto e mai costruito, una presenza che ho cercato accontentandomi di uno sguardo, anche se non era giusto per nessuno. Oggi non so più niente di te. Ma ogni volta che passo davanti a quel bar, ogni volta che mi siedo a quel tavolino, mi chiedo cosa accadrebbe se ti incontrassi di nuovo. Non ti amo, non ti voglio vedere, non ti cerco più. E’ stato come voltare pagina una volta per tutte, conservando quei fogli in mezzo alle nostre fotografie, quelle in cui tu eri in primo piano, ed io in fondo al gruppo, perché non sono mai riuscita a pretendere niente. Se ti sedessi improvvisamente a questo tavolino, ti direi ciao. Ciao e basta. Perché soltanto questo c’è stato per te, il resto è nascosto tra i miei ricordi.
Quante volte ho provato vergogna. Scrivevo su carta al maschile, perché temevo me stessa e i miei sentimenti ingombranti. Voltavo lo sguardo appena tu mi cercavi, ma poi ti spiavo di nascosto, come se fossi irraggiungibile nonostante la stanza chiusa. Guardavo le tue foto e immaginavo una vita che non conoscevo, perché non mi era concesso farne parte. Ci ho provato, e nel cuore della notte, al buio, fissavo una conversazione interrotta aspettando una risposta. Per te ho lasciato tutto, ho messo in discussione i miei principi, nascondendomi dietro la scusa di un amore che se ne sarebbe andato. Non sapevo quanto avrei aspettato. Non credevo che sarei rimasta all’infinito. Ed è così, è per questo che sono riuscita a lasciarti andare. Ma ancora adesso è un segreto che mi porto dentro, e quando mi si chiede se io sia mai stata innamorata, io penso a te. Se solo ti avessi davanti, forse potresti chiederti scusa per questo. Per non avertelo detto. Forse sarebbe stato tutto diverso, ma non avrei vissuto quei momenti con la stessa sfacciataggine di chi ha imparato a mentire. Non sono state solo bugie, ma il più delle volte io stavo in silenzio e ascoltavo. Dicono che anche tu fossi brava a mentire, ma non voglio pensare che fosse tutta una grande menzogna, perchè so che cosa vuole inventarsi, costruirsi da capo a piedi per una persona che non ci guarderà mai, non in quel modo, non con il nostro sguardo. Penso fosse la tua fragilità, quella che nascondevi dietro la sigaretta o il casco della moto. Te lo chiederei, solo per curiosità, se tu fossi qui davanti a me ed io trovassi il coraggio. Coraggio di ascoltarti davvero.
Ma ormai non vado più nemmeno al bar. Troppi impegni, abitudini diverse, solo caffè alle macchinette o in casa d’altri. Il tavolino che avrebbe potuto farci incontrare è vuoto. E quello stesso silenzio che lo avvolge, ha cancellato tutte quelle promesse che avevo fatto a me stessa, di non perderti, di ricordarti, di continuare a sapere che esisti. La verità è che non so nemmeno quello. Potresti anche essere partita per l’America. Non lo so. È strano, un tempo avrei potuto chiudere gli occhi e indovinare dove fossi, mentre oggi sei come un uccello sempre in volo, invisibile, irraggiungibile. Non ti ho mai incontrata nemmeno per caso. Non mi capacito di come sia possibile, perchè abitiamo nella stessa città, e tante volte sono passata davanti a casa tua, tante volte ho incontrato tua cugina, ma non te. Razionalmente dovrei sentire qualcosa, dovresti mancarmi, ma la verità è che il tempo ha cancellato tutto, tranne un’immagine sbiadita di te al mio fianco, quando a scuola facevamo le parole crociate. Piccoli momenti che non sono riuscita a dimenticare, perchè in quell’amore ideale e senza futuro io ci ho vissuto, emozionandomi, divertendomi, accontentandomi di poco. Vorrei solo riuscire a raccontare. Trovare un incipit con cui introdurre una storia senza un lieto fine. Ma è facile per gli altri, che non provano vergogna davanti al solo amore che abbiano mai provato. Come si fa? Non c’è una regola, e non ci sei nemmeno tu, figura eterea che probabilmente non conoscevo nemmeno. Sono la sola testimone di questo rapporto mai nato, o forse costruito soltanto a metà, un muro di pietra con un buco in mezzo, sempre a rischio di crollare. Ero io, non certo tu, che vivevi felice senza sapere, senza vedermi davvero, o sono stata così brava a nascondere anche i miei occhi, guardando a terra, e mai nei tuoi. Ma ho provato amore, amore e paura. Ogni giorno mi chiedo cosa penseresti di me se riuscissi a dirtelo. Poi mi ricordo che non so dove sei, cosa stai facendo, se sei felice, o se ti ricordi che un tempo, nella tua vita, c’ero anch’io. Perchè anche se la distanza è incolmabile, io mi ricorderò sempre di te.
i sentimenti veri e belli non si cancellano, si modificano magari col tempo e perdono quell’alone di magnetismo originario che li rendeva unici. Il tempo modifica i ricordi, un poco li stinge, anche se le emozioni ad essi legate sono state speciali. L’unico rimpianto è quello di non sapere come sarebbe andata, di non aver voluto confidare i veri sentimenti; ma non sempre è facile aprirsi, a volte si teme di perdere un’amicizia e si tace.
Esattamente ❤
che pugno. Wow. Scrivere al maschile. Colpita. Talvolta scrivo al maschile quando simulo/evoco un sostantivo che lo richiede oppure nel mio periodo dove riesco a vedermi totalmente maschio. Cosa che non accadrà mai. Complimenti.
Grazie di cuore davvero!
E’ un post bellissimo, dove viene fuori quella parte di te che molti terrebbero dentro.
Avendoti conosciuta molti anni fa, sono parole che comprendo e non mi sorprendono, se non per la loro sincerità.
Ricordati però che i sentimenti vanno espressi, anche se sono “rischiosi”.
Grazie mille! Chi mi segue da anni come te, forse capisce ancora di più quello che ho scritto, e quello che ancora mi manca da dire. Mi ricorderò 🥰
…… e quando mi si chiede se io sia mai stata innamorata, io penso a te….. questa per me è la frase che racchiude tutto il senso…. hai amato, hai amato in modo incondizionato senza pretendere nulla e questo modo di amare è concesso a pochi, forse ad anime più sensibili, non so… comunque so cosa è l’amore incondizionato (non solo quello per i figli intendo) ed è meraviglioso quando lo si capisce, anche se all’inizio può essere doloroso… ti abbraccio
Grazie di cuore davvero , e Scusa il ritardo! penso che tutti i sentimenti abbiano qualcosa di prezioso, e solo quando li vivi lo capisci 💕
Condivido il tuo pensiero… Un abbraccio e buonissima giornata :-*
Ciao Penny, questo è il completamento del racconto che avevi realizzato per la nostra iniziativa, non mi ricordo quale. Ti dico solo che l’ho stampato per leggerlo bene e penso proprio che sia completo, scritto bene e il sentimento è ben sottolineato nelle intenzioni. 👏
Wow addirittura, grazie! 🥰
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Ho sempre pensato che vivere in una società migliore sia possibile e non solo ho sempre pensato anche che la sorte di questa presunta “utopia” sia anche un pò nelle nostre mani, nelle nostre scelte… si perchè quando qualcuno legge o vive quello che hai descritto può ragionarci su, può ascoltare oltre le parole, tra le virgole e gli spazi vuoti, può immaginare, può sentire… solitamente se non sei coinvolto in prima persone ciò che percepisci ti tocca ma dura solo qualche istante… poi per qualche strana ragione la tua mente distoglie il pensiero e tutto passa, siano esse sensazioni belle o brutte, non importa. Eppure è questa sorta di automatismo che fa si che questi segreti siano spesso necessari come tali, che la presunta reazione dell’altro sia qualcosa che ci impedisce di parlarne ma ci consiglia se non obbliga a custodire. Eppure se ci si ferma ad analizzare con razionalità non sembra assurdo che una cosa pura che per altro non dipende nemmeno da una volontà imposta ma è frutto di qualcosa di più grande diventi qualcosa di cui aver paura??? Non siamo abituati ad accettare ciò che non prevediamo e ciò che conosciamo poco, non siamo abituati a difendere la nostra parte più vera ed intima perchè è quella che viene più facilmente attaccata e quella che storicamente ci ha portato ad autodistruggerci più spesso di quanto ci porti a viverla.
E questo dipende tanto da noi stessi tanto quanto, se non di più, dal mondo in cui viviamo e molto spesso siamo noi stessi a difendere ed alimentare quel mondo senza nemmeno rendercene conto… credo sia un pò la nostra storia, il nostro destino, derivato da altre forme di priorità o forse solo e semplicemente da altre forme di paura..
Quanto mi sono ritrovata in queste tue parole… davvero, sembra che mi abbia letta nella mente
beh, ormai ci scambiamo messaggi e se non sbaglio leggo i tuoi post da qualche anno, credo che se non ci fossero forme di affinità questo non sarebbe stato possibile, è capitato anche a me (forse te lo avevo anche già scritto) di ritrovare nei tuoi stessi quel me stesso di qualche anno prima (abbiamo qualche anno di differenza) quindi forse abbiamo un modo simile di osservare la vita che ci circonda… solo che tu la descrivi in modo decisamente migliore di me… ma non ha importanza… ahahha 🙂 non è mica una gara.. è uno scambio.. ;P
È vero, mi ricordo, e forse è anche il fatto di avere caratteri simili se non sbaglio. Gli anni in questi casi sono solo numeri, anche se cambiano le esperienze o il vissuto, alla fine il modo di vedere le cose può essere incredibilmente simile. Hahah assolutamente nessuna gara, è uno scambio alla pari 😊
concordo sugli anni come numero e sullo scambio… a me piace definirlo “senza classifica”.. 🙂