È così strano tornarvi dopo un silenzio
Dopo quattordici anni d’abitudine fiera
E quattro altri anni di perdizione sincera
È così strano trovarsi muso a muso
Con la verità di un’assenza sofferta
Perché non t’accorgi d’essere mancata
E non t’accorgi che in fondo ti è mancato
È così strano giustificarsi con sè stessi
Per quattro anni di rinuncia alla certezza
Senza vedere più o sentire
Un colpo rapido di gomma da cancellare
È così strano ritrovarsi a piangere
Con le lacrime agli occhi orgogliose
Non scendono, maledette!
Davanti alla stessa casa di un tempo
Uguale come diciotto anni addietro
Quando sognavo a cavallo di un bastone
Quando correvo senza perdere il fiato
E quando ancora non mi stancavo
Di far le scale due gradini alla volta
Un tempo d’infanzia che come un libro
Già letto e riletto infinite volte
Ho riposto nello scaffale più in alto
Ma è così strano pensarci adesso
Con una scala che non arriva al soffitto
E soltanto il titolo da leggere in verticale
[Ricordo del 2018]
Questo articolo mi ha evocato una ipotetica canzone dei Negramaro.
Wow davvero?
mentre scorrevo le parole con la mente, ad un certo punto la mia voce di lettura interiore è diventata quella di Sangiorgi. Non scherzo, me li ha ricordati. Brava!
Grazie! :))