Il discorso di fine anno di Penny

Ultimo giorno dell’anno, tempo di resoconti. Ma non farò l’elenco dei libri letti, dei film visti, delle serie TV terminate, non starò qui a fare l’appello delle persone che sono rimaste, di quelle che ho perduto, di quelle che vorrei cercare. Potrei riassumere dodici mesi di vita in poche righe, ma è difficile, perché ogni giorno è diverso dagli altri, ogni ora, probabilmente anche ogni minuto, è sempre un nuovo inizio e una nuova occasione.

Ho finito il secondo anno di università, ho conosciuto un nuovo gruppo di amici, sono stata in vacanza a Malta e poi a Tropea, ho conosciuto i miei prozii ischitani, ho lavorato come dogsitter, ho concluso un tirocinio formativo. Non ho fatto follie, viaggi epici, incontri sensazionali, non credo di aver visto l’alba o di aver fatto il bagno in mare di notte, non ho provato cibi esotici o accarezzato animali strani. Un anno normale, che mi ha regalato momenti belli e momenti brutti. Un anno in cui a volte mi sembra di non aver concluso niente, e altre volte è come se avessi conquistato una montagna. Ho dei rimpianti, è vero. Il mio carattere non è cambiato, faccio sempre fatica a mostrare me stessa agli altri, e dodici mesi non bastano per darsi due schiaffi e prendere più coraggio.

Non ho mantenuto i buoni propositi di inizio gennaio, non tutti. Cosi ho deciso che non ne voglio più avere. È inutile sedersi alla scrivania e ragionare su cosa vorremmo cambiare, non funziona così, non bastano le parole scritte su carta. I propositi devono essere sinceri, non devono nascere in testa, non sono solo frutto di una riflessione.

Non credo nemmeno ai rituali di Capodanno, le mutande rosse, i vestiti che brillano, il brindisi di mezzanotte, il bacio sotto il vischio… Il mio nel frattempo ha fatto la muffa. Sarà un segnale? In fondo la vita è fatta di gesti, determinazione e fortuna, e niente di tutto questo dipende da un vestito.

Sono una cinica odiatrice di Capodanno. Ecco, l’ho detto. Odio le convenzioni, le feste in ogni dove, i cenoni pagati a peso d’oro, i petardi che spaventano gli animali. Odio la fatidica domanda Che fai a Capodanno?, ma cosa te ne frega! Sembra che tutti si debbano divertire per forza, come se fosse la serata più importante dell’anno. Invece, trascorsa la mezzanotte, non sarà cambiato niente. Soltanto il calendario.

Ma basta parlare di me. Credo sia giunto il momento degli auguri, e non vi ripeterò quanto sia importante stare con le persone che amate, festeggiare con loro, brindare a mezzanotte e, se volete, se non ha la muffa, baciarvi sotto il vischio appeso in casa. Continuate a sognare, a migliorarvi, a vincere le vostre paure, a lottare, ad essere sempre sinceri, a emozionarvi, ad aiutare chi ne ha bisogno, ad essere un po’ egoisti ma non troppo, ad assecondare i vostri interessi, a non vergognarvi per ciò che siete, perchè siete unici, e questa è la vostra vita. Finito un anno, se ne farà un altro, e gennaio è già pronto a investirci con il suo inverno, la sua neve, la sua grinta, la sua aria di novità immaginaria. Ma io vi auguro con tutto il cuore di respirarla, perchè in fondo abbiamo bisogno di una piccola spinta, una pacca sulla spalla, un sussurro di vento che ci dica è il tuo momento, questo sarà il tuo anno. E non è Paolo Fox che vi parla. Dovete capirlo da soli.

Auguri. Auguri a tutti, a chi odia il Capodanno, a chi non vede l’ora di indossare le mutande rosse, a chi si impegna nei buoni propositi, a chi scorre le foto degli ultimi dodici mesi, a chi si prepara al cenone, a chi aspetta la tombolata con gli amici, a chi ha comprato un vestito che brilla di paillettes, a chi starà in famiglia, e ascolterà il discorso di Mattarella in TV, a chi uscirà con gli amici, a chi dovrà lavorare, ma a mezzanotte riceverà gli auguri dalle persone care, a chi canterà in piazza, durante uno dei tanti concerti, a chi guarderà i fuochi d’artificio, a chi sarà alle terme, a chi brinderà sulle vette montane, a chi ci saluterà da lontano, in qualche posto sperduto del mondo, a chi sarà in ospedale, e chiederà di guarire, a chi sarà solo, e chiederà compagnia, a chi piangerà, a chi sorriderà, a chi guarderà il cielo, a chi si abbraccerà, a chi scriverà un messaggio a mezzanotte e un minuto, a chi aprirà lo spumante e farà volare il tappo, a chi metterà a letto i bambini, a chi telefonerà ai propri genitori, a chi penserà a una persona, a chi non farà niente, perché pensa che sia un giorno come gli altri, a chi vivrà più di tutti gli altri giorni, perché crede in questa tradizione…

Auguri. Auguri per un decennio di pace, serenità, gioia, famiglia, affetto, traguardi da raggiungere e ricordi da conservare. Auguri di cuore, che i vostri desideri si possano realizzare e che il mondo sia sempre un posto migliore ❤

24 pensieri su “Il discorso di fine anno di Penny

  1. Crescere è anche un po’ passare il rito della disillusione, che è la versione cinica del “basta fare progetti, agisci!”.
    Concordo nel non sentire entusiasmo per questa ‘festa’ ma, già che ci siamo, trasformiamola in un’occasione da passare con chi ci fa stare bene.
    Buon anno Penny e grazie per averci fatto compagnia in questi 365 giorni con il tuo blog!

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